domenica 16 aprile 2023
Scontro su protezione speciale. Pd: daremo battaglia. I dubbi dell’Anci: «Invitiamo governo e Parlamento a riflettere perché il tema è delicato»
Meloni rivendica la stretta sulla protezione speciale. Dl oggi in Senato

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«Io ho come obiettivo l'eliminazione della protezione speciale», perché rappresenta «un’ulteriore protezione rispetto a ciò che accade nel resto d’Europa ».

Oggi la presentazione in Senato del sub emendamento di maggioranza per cancellare i permessi di soggiorno legati alla protezione speciale, è la stessa premier Giorgia Meloni a rivendicare la linea dura adottata dal governo sulla questione. Da Addis Abeba, dove è stata impegnata in colloqui politicodiplomatici coi leader di Etiopia e Somalia da lei definiti «molto proficui», la presidente del Consiglio non intende lasciare alla sola Lega (prima sostenitrice della cancellazione della protezione speciale) la paternità della proposta, ribadendo che sul punto le forze di governo sono state compatte: «C’è una proposta di maggioranza nel suo complesso, non è un tema su cui ci sono divergenze - argomenta Meloni -. Si tratta di una proposta complessa ed è normale che ci siano diversi emendamenti».

L’obiettivo «fondamentale», prosegue la premier, è quello di favorire una migrazione regolare, «è il segnale che abbiamo tentato di dare nel decreto flussi». E «se le nazioni africane ci aiutano a combattere la rete di trafficanti con la sua scia di morte e i suoi interessi miliardari, daremo segnali non solo in termini di flussi regolari, ma anche di formazione». Nella missione in Etiopia, Meloni ha insistito sul piano Mattei (il programma di cooperazione coi Paesi africani che intende presentare a ottobre) per favorire «sviluppo, sicurezza e stabilità nelle nazioni africane» e contrastare i flussi migratori irregolari. Perché, è la sua convinzione, «una risposta all’immigrazione illegale si dà anche col sostegno alla formazione, al lavoro, alla prosperità e al benessere» di quelle nazioni. Dalla presidenza somala, il vertice trilaterale da Addis Abeba viene ritenuto «un grande successo, in quanto si è discusso di questioni cruciali di sicurezza, commercio, crescita economica e opportunità di investimento».

Valutazione che trova una eco pure in quella del primo ministro etiope Abiy Ahmed, il cui entourage ritiene che «la relativa pace in Somalia» abbia «creato un clima favorevole agli investimenti » e che il governo di Addis Abeba «fornirà tutto il supporto necessario alle aziende italiane interessate a investire in Etiopia».

Lega, Fdi e Fi si ricompattano. In Italia, intanto il Carroccio continua a piantare la propria bandierina sulla stretta: «Grazie ad un emendamento voluto dalla Lega, stop alla protezione speciale allargata a dismisura dalla sinistra», scrive sui social il vicepremier Matteo Salvini. Ma da Fratelli d’Italia, si tiene a smentire le ricostruzioni su una maggioranza spaccata per giorni sul giro di vite e solo faticosamente in grado di accordarsi venerdì: « Non c’è alcuna divisione: andremo uniti lunedì in commissione e poi in Aula», assicura il ministro per i Rapporti con il Parlamento, Luca Ciriani. Gli fanno eco i capigruppo di Fdi alla Camera e al Senato: « Fratelli d’Italia e il centrodestra lavorano a un sistema di norme che consentano di accogliere soltanto chi ne ha diritto», dicono Lucio Malan e Tommaso Foti, «intervevergogna nire sulle maglie larghissime cui era arrivata la protezione umanitaria è un obiettivo politico e un dovere nei confronti del popolo italiano». Per Forza Italia è Maurizio Gasparri, vicepresidente del Senato e co-firmatario del sub emendamento al decreto Cutro, a dirsi concorde con l’introduzione di «norme più restrittive».

Centinaia di emendamenti. Domani alle 12, in commissione Affari costituzionali al Senato, riprenderà l'esame del decreto Cutro. Ma sul testo incombono sia il sub emendamento della maggioranza (che punta ad archiviare, come detto, la protezione speciale e a restringere al minimo i permessi di soggiorno per calamità e per cure mediche) che le 350 proposte di modifica presentate dalle opposizioni. In più, sono ancora da esaminare altri articoli del decreto. Alla fine, siccome il testo è atteso in Aula martedì pomeriggio per l’avvio della discussione, diventa probabile l’ipotesi che ci vada senza relatore. Così, sia la maggioranza che le opposizioni dovranno ripresentare all’Assemblea le proposte di modifica al dl varato dal Cdm (che, lo ricordiamo, per essere convertito in legge entro il 9 maggio, dovrà passare anche il vaglio della Camera).

Le opposizioni: daremo battaglia. Sulla carta, il governo ha i numeri per far passare la stretta, anche senza ricorrere alla fiducia. Ma le forze di opposizione - fortemente critiche anche sullo stato di emergenza deliberato dal governo sull’immigrazione -, si preparano ad alzare le barricate. «È una far pagare sulla pelle delle persone più fragili l’incapacità di questo governo di costruire delle politiche migratorie », lamenta la segretaria del Pd Elly Schlein. «Ci opporremo in Parlamento e nel Paese», avvertono i capi gruppo dem alla Camera e al Senato, Chiara Braga e Francesco Boccia, che parla di un «accanimento disumano». Concordano i parlametari di Avs, col vicecapogruppo Marco Grimaldi che accusa Meloni di gettare «la maschera» provando «a colpire le vittime del traffico di essere umani» e non i trafficanti. Fuori dal Parlamento, l’Anci avanza perplessità: « Non è ciò che serve ai sindaci e non credo sia la prima urgenza in questa situazione» , ragiona il primo cittadino di Prato e delegato Anci all’Immigrazione Matteo Biffoni, invitando governo e Parlamento a «un supplemento di riflessione, affinché non decidano da soli. Il tema è delicato, occorre muoversi con cautela, ascoltando i sindaci».

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