lunedì 11 aprile 2016
Una risoluzione sarà votata martedì. L'ex ministro Kyenge, intervistata da Radiovaticana: l'obiettivo è consentire le richieste di asilo in patria per evitare i viaggi della morte.
Visti umanitari, l'Europarlamento ci prova
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​Basta viaggi della morte, grazie a visti umanitari: è una delle proposte dell’Europarlamento che, con la Risoluzione al voto martedì 12, può segnare un’indicazione in controtendenza rispetto alle recenti chiusure in tema di migrazioni. Gli eurodeputati presentano un testo che va oltre le indicazioni della Commissione Europea e che chiede chiaramente vie concrete di solidarietà e responsabilità condivisa, in base a principi previsti dai Trattati europei ma inattuati. Delle varie proposte concrete contenute nella Risoluzione, parla l’eurodeputata relatrice Cecile Kyenge, intervistata da Radiovaticana. L'obiettivo è dare "la possibilità alle persone di fare la richiesta di asilo direttamente nei Paesi dove si trovano, nelle ambasciate o nei consolati, per poi essere trasferite in un secondo momento nei Paesi di destinazione e arrivo, dove continueranno con tutte le pratiche relative all’asilo. Incominciare, quindi, a fare la richiesta nei Paesi fuori dall’Unione Europea: quelli che noi chiamiamo “corridoi umanitari”, per evitare di farli salire sui barconi della morte. Per i profughi, questa sarebbe una forma già legale di immigrazione. Ma la proposta è anche di vie legali in relazione all’immigrazione economica: ossia di rivedere le politiche di integrazione a livello europeo, che sono molto frammentate, e anche alcune Direttive. Per ora si sta affrontando il tema della “Blue Card” – la “Carta Blu” – la Direttiva europea che regola l’immigrazione altamente qualificata. Nell’emergenza, l’Europa in qualche modo ha aperto le porte, ma poi la percezione è che abbia richiuso le frontiere e abbia affidato alla Turchia, con l’accordo, il compito di fare un po’ il lavoro “sporco”, cioè di gestire i confini: è brutta l’espressione, ma nella percezione c’è chiusura. I parlamentari europei chiedono che si vada in controtendenza. "Devo dire che la linea del Parlamento europeo è sempre stata quella di dire che la chiusura delle frontiere non è la soluzione - sottolinea Kyenge - L’accordo con la Turchia è stato criticato, ma proprio per questo si è contribuito a migliorarlo. È chiaro che la Turchia è un partner fondamentale per risolvere questa crisi e questa emergenza che stiamo vivendo attualmente con i profughi, ma non ad ogni costo. E abbiamo chiesto questo: rispettare i diritti della persona. C’è quindi il divieto dei rimpatri di massa, ma bisogna guardare alle situazioni caso per caso".
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