martedì 4 dicembre 2018
Parla il presidente del Consiglio: «Sarà convincente ed eviterà la procedura. Se recuperiamo somme è ragionevole che cali il deficit. Siamo per l’immigrazione regolare»
Giuseppe Conte

Giuseppe Conte

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Sono le ore decisive nel negoziato con l’Unione Europea. Gli appuntamenti si accavallano e minuto dopo minuto ci si avvicina al punto di caduta. Il premier Giuseppe Conte reindossa velocemente la giacca prima di accomodarsi nel salottino del suo studio. «Parliamo di tutto, non ho problemi ad affrontare nessun tema…», dice ricevendo il direttore Marco Tarquinio in occasione dei 50 anni della testata. E in effetti la chiacchierata tocca tanti temi: dal G20 all’impegno italiano per l’ambiente, dal dl-sicurezza sino all’utero in affitto. «Dovremmo continuare», ammette il presidente del Consiglio alla fine del colloquio. Ma lungo la conversazione di oltre un’ora, Conte sa che da lui ci si aspetta, innanzitutto, l’ultima parola sulla manovra e sull’intesa con l’Ue: «È assolutamente un negoziato vero - è la premessa -. Il mio obiettivo è evitare all’Italia una procedura d’infrazione che fa male al nostro Paese e rischia di far male anche all’Europa. Sto lavorando a questo con la massima determinazione. Sto mettendo a punto una mia proposta che l’Unione Europea non potrà non prendere in considerazione».

Che tempi ha questa sua proposta, presidente?
Arriverà ad horas. Ho alcune prime proiezioni sull’effetto economico di quota 100 e Reddito di cittadinanza. Ciò può darmi un margine di manovra da spendere e utilizzare nel negoziato.

La sua ipotesi conterrà una riduzione del deficit?
Se recuperiamo delle somme, ragionevolmente ci potrà essere. Ma in questo momento non fornisco nessun numero. Sarebbe scorretto e controproducente in pieno negoziato anticipare ai giornali i numeri. Perché il negoziato riesca occorre riservatezza.

Che percentuale di successo si dà su un’intesa con l’Ue?
Pochi giorni fa nessuno credeva che il dialogo potesse essere riaperto. Anzi, tutti gli osservatori economici e internazionali davano per certa l’accelerazione della procedura contro l’Italia. Ma io sono molto determinato, indomito, ottimista, non trovo appagamento se non porto il risultato a casa.

Si spiega così la nota di domenica dei due vicepremier, che in sostanza l’hanno investita pienamente della trattativa?
Mi viene riconosciuta la capacità di aver riaperto un dialogo laddove nessuno lo credeva più possibile, fuori ma anche dentro il Paese.

Si parla di una rimodulazione della manovra di 4-5 miliardi…
I miliardi non sono bruscolini e francamente mi fa sorridere quando sui giornali si spostano numeri con tale facilità. Ripeto: questa mia proposta - che non compromette affatto gli interessi degli italiani e quindi nemmeno le riforme programmate - non potrà non essere presa seriamente in considerazione dall’Europa.

Non si poteva raggiungere lo stesso obiettivo senza sfidare l’Ue?
Noi non abbiamo mai sfidato l’Ue. Quel 2,4% è derivato dalla valutazione dell’impatto delle varie riforme, soprattutto di quelle più qualificanti. Ricorderete che io non ho mai anticipato i saldi finali sino al momento in cui non abbiamo avuto gli esatti conteggi.

È la riapertura del negoziato sull’Ue il risultato più importante che porta a casa dal G20?
Il bilancio del G20 è positivo a più largo spettro. È positivo nella misura in cui la politica si riappropria del suo spazio. Con la globalizzazione si sono dilatati gli spazi dell’economia e della tecnologia e la politica ha ceduto il passo. Politica e diritto devono riacquistare il proprio ruolo e ciò sta avvenendo.

Non sta avvenendo a danno del multilateralismo, attraverso un passo indietro verso un bilateralismo 'egoista'?
Io sono sinceramente per un multilateralismo non di facciata, ma realmente efficace. Parliamo del commercio internazionale. Attraversiamo una fase di transizione. L’America first di Trump non è tanto una questione ideologica, quanto una questione di interessi economici concreti. Vuol dire, ad esempio, che ci sono stati degli errori nel multilateralismo, come quello di non aggiornare il Wto: come si fa a considerare ancora la Cina come economia emergente? Per quanto riguarda il tema dei dazi commerciali, le spinte protezionistiche vanno assolutamente prevenute, mitigate e contrastate. Perché a ogni spinta protezionistica segue una reazione e ne usciamo tutti perdenti.

E quindi navighiamo a vista? Aspettiamo con pazienza che Usa e Cina risolvano i loro problemi, sperando che non creino una recessione globale?
Intanto dialoghiamo con tutti, da Trump a Putin, senza pregiudizi. E anche come Ue dobbiamo abituarci a una fase nuova: dentro un quadro di alleanze stabili e di regole condivise siamo anche competitori. Abituiamoci a un multilateralismo competitivo, se così possiamo dire. Certo non è una soluzione avere migliaia di accordi bilaterali, questo no. Bisogna aggiornare il quadro regolatorio perché il multilateralismo possa spiegare la sua efficacia.

Sull’ambiente manteniamo la tradizionale posizione italiana o ci sono dei cambi d’indirizzo politico?
Restiamo ancorati alle intese di Parigi 2015 e ad Amburgo 2017. Noi abbiamo il vantaggio di essere un Paese che svetta nelle classifiche per l’utilizzo delle energie alternative. Abbiamo avviato un processo di decarbonizzazione che realizzeremo celermente, siamo in vantaggio rispetto ad altri. Siamo saldamente ancorati al 'principio di responsabilità' richiamato dal filosofo Jonas: il Pianeta non lo possediamo, ma lo custodiamo per trasmetterlo alle generazioni future.

Il multilateralismo in versione europea, però, è in crisi nera sul tema dei migranti. La risposta italiana che cancella i permessi umanitari e indebolisce forse l’unica risposta efficace data sinora, gli Sprar, preoccupa per gli effetti concreti: centinaia di persone stanno finendo in strada e migliaia ci finiranno a breve.
Il tema lo affrontiamo in termini più complessivi, abbiamo illustrato la nostra strategia in 10 punti al Consiglio Ue di giugno. Ci siamo battuti perché fosse affrontato in termini strutturali e multilivello. Non possiamo affrontare il singolo aspetto e restare sopraffatti dalle emergenze. Lo stato delle cose generato dalle politiche precedenti ci ha portato ad avere un’accoglienza indiscriminata che non consente integrazione. È stato sbagliato evitare una programmazione e ritrovarci con centinaia di migliaia di persone sul territorio senza una strategia.

Ci sono esempi straordinari di umanità e accoglienza che non vengono raccontati.
I casi virtuosi non cancellano il fatto che stiamo parlando di una questione sociale che è diventata una piaga perché mal gestita.

Ma moltissime persone migranti non sono rimaste qui in Italia, presidente. E può essere mai normale che ci siano persone registrate qui in Italia e che non sappiamo dove siano? È questo il conto che ci presenta ogni volta la cancelliera Merkel, è questo il tema dei movimenti secondari che ha contribuito a incancrenire la discussione europea.

Ciò vuol dire che vede lontano un accordo europeo sui migranti?
Sarebbe una sconfitta per l’Europa rinunciare alla solidarietà e a meccanismi di gestione condivisi. I colleghi che oggi si oppongono ad un sistema europeo di accoglienza non vedono che oggi soli siamo noi, ma domani, quando altre tratte si apriranno, a restare soli saranno loro.

Insistiamo: è il messaggio che passa dagli atti di governo che non ci convince. Sembra una lotta agli immigrati.
Il premier si alza e prende da una mensola l’ultima sua fatica letteraria, redatta (prima dell’incarico) insieme al collega e 'maestro', il professore Guido Alpa. Ha a tema i diritti inalienabili della persona. «Noi siamo per la migrazione regolare – riprende –. Siamo per i canali umanitari. Siamo per tutelare le persone, e questo vuol dire anche spiegare loro che la vita non la rischiano solo in mare, ma in tutti i passaggi del traffico di essere umani. Tutelare la loro vita vuol dire anche spiegare che dietro l’illusione che qui si possa arrivare facilmente, c’è il grave pericolo di un’accoglienza che in realtà è una non-accoglienza».

Lei ci invita a guardare il fenomeno nella sua ampiezza ma noi vediamo anche le persone che nottetempo si trovano in strada per effetti diretti e indiretti del dl-sicurezza.
La protezione umanitaria da noi aveva una sfera di applicazione molto più ampia se comparata al resto d’Europa. Noi però non calpestiamo il diritto internazionale e costituzionale. Per valutare l’impatto delle nuove norme occorre del tempo. Come per ogni legge vediamo come si sedimenta e viene applicata.

Presidente, se un domani si tornasse al voto sarà lei il futuro candidato premier M5s?
Quella poltrona (fa segno alla poltrona da premier alle sue spalle, ndr) è tarata per cinque anni. Non cinque anni e un giorno, cinque anni e basta. Questo è il significato che sto dando alla mia esperienza: un servizio al Paese per realizzare la più ampia piattaforma di riforme mai vista. Non sono attaccato a quella poltrona.

Cosa pensa del momento che sta vivendo il vicepremier Di Maio?
Lo apprezzo per come sta gestendo questo momento. Di fronte a una inchiesta giornalistica 'invasiva' si sta mostrando, l’ha detto lo stesso giornalista, il più trasparente tra i politici italiani. Comprendo il suo rammarico e gli esprimo la mia solidarietà.

Ieri la Giornata mondiale per la disabilità. Anche qui servono risposte urgenti.
In settimana, in Cdm, insieme alla delega per una grande opera di semplificazione del Paese, porteremo la legge delega per realizzare il Codice delle disabilità. Un Bill of rights perché non solo i sussidi fanno la differenza, ma anche la piena consapevolezza dei diritti.

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