venerdì 13 marzo 2015
​Il progetto italiano di istituire campi di raccolta per richiedenti asilo in Nord Africa ha trovato il sostegno della Francia. Spagna contraria. L'Onu: da gennaio 470 morti in mare.
COMMENTA E CONDIVIDI
L’Italia ieri ha portato a Bruxelles l’idea di istituire campi di raccolta per richiedenti asilo in Africa e ha trovato il sostegno della Francia, ma un accordo resta lontano. Lo si è visto alla riunione dei ministri dell’Interno dei Ventotto, come ha ammesso il presidente di turno, il ministro lettone Rihard Koslovskis. «Le posizioni sono ancora divergenti». Il tutto mentre l’Alto commissariato Onu per i rifugiati ha ufficialmente chiesto di valutare progetti pilota per la redistribuzione in tutta Europa dei profughi, in modo da evitare che «alcuni Paesi debbano assumersi la responsabilità in modo preponderante». L’Acnur ha inoltre ricordato che dall’inizio dell’anno hanno perso la vita nel Mediterraneo 470 persone contro le 15 dello stesso ’Italia ieri ha portato a Bruxelles l’idea di istituire campi di raccolta per richiedenti asilo in Africa e ha trovato il sostegno della Francia, ma un accordo resta lontano. Lo si è visto alla riunione dei ministri dell’Interno dei Ventotto, come ha ammesso il presidente di turno, il ministro lettone Rihard Koslovskis. «Le posizioni sono ancora divergenti». Il tutto mentre l’Alto commissariato Onu per i rifugiati ha ufficialmente chiesto di valutare progetti pilota per la redistribuzione in tutta Europa dei profughi, in modo da evitare che «alcuni Paesi debbano assumersi la responsabilità in modo preponderante». L’Acnur ha inoltre ricordato che dall’inizio dell’anno hanno perso la vita nel Mediterraneo 470 persone contro le 15 dello stesso periodo del 2014. Certo è che l’allarme a Bruxelles è altissimo. «La pressione migratoria non cessa di aumentare », ha detto Koslovskis. «L’Italia – diceva ieri anche il ministro dell’Interno spagnolo, Jorge Fernandez Diaz – ha un problema gravissimo che non può affrontare da sola. Lo scorso anno ha ricevuto circa 170.000 migranti irregolari. Quest’anno, se si proiettano le stime dei primi mesi sul resto dell’anno, riceverà 200mila persone». «Le autorità italiane stanno facendo il massimo – ha ribadito anche il commissario europeo alle Migrazioni, Dimitris Avramopoulos –. Hanno già salvato migliaia di vite umane. L’Italia è in una situazione complicata ma non è sola». «La nostra idea – ha ricordato Alfano – è di costituire dei campi in terra africana sull’altra sponda del Mediterraneo, in modo tale che lì si facciano le richieste d’asilo e che lì si dica sì o no», facendo sul posto «uno screening in modo da sottrarre un bacino di mercato enorme ai mercanti di morte e ai trafficanti di essere umani. Sarà centrale risolvere la questione della Libia». Parigi è su posizioni vicine, «le preoccupazioni italiane sono quelle della Francia e dell’Europa» ha detto il ministro dell’Interno francese Bernard Cazeneuve, che di recente ha più volte incontrato Alfano. «Vogliamo lavorare con i nostri colleghi italiani», ha aggiunto, concordando sul fatto che «si debba contattare vari Paesi di transito come il Niger e lavorare con loro».  Sull’idea di campi in Africa è d’accordo anche la Germania, il problema è che molti altri Paesi, tra cui la Spagna, i Paesi dell’Est e il Regno Unito che ospitano pochi profughi, non sono d’accordo. Certo, in generale c’è consapevolezza che una cooperazione con i Paesi di origine e transito è inevitabile; della questione si occuperanno lunedì anche i ministri degli Esteri dell’Ue su esplicita richiesta dell’Alto rappresentante per la politica estera Ue, Federica Mogherini. E Avramopoulos ha preannunciato missioni a breve in Tunisia ed Egitto. I campi in Africa, però, non piacciono a molti per una ragione molto semplice: la loro creazione, appoggiata dalla Commissione Europea, presupporrebbe poi la famosa ripartizione dei profughi rifiutata da molte capitali. E ieri si è visto che non c’è disponibilità neppure a ridiscutere l’accordo Dublino II, quello che impone che i richiedenti asilo debbano presentare domanda nel primo Paese Ue di approdo. Le divisioni restano anche sul ruolo di Frontex, l’agenzia delle frontiere esterne Ue da cui dipende la missione Triton. L’intesa c’è sull’idea di rafforzare l’agenzia e infatti quest’anno disporrà di 20 milioni in più rispetto ai 90 del 2014. Non però di cambiare il mandato. «Frontex – ha detto Diaz – è un’agenzia che ha per missione la sicurezza e non può trasformarsi in un’agenzia per ricerca e salvataggio». Maggiori progressi si sono fatti invece sul fronte della lotta al terrorismo. Tra i Ventotto c’è ormai un’intesa per non modificare Schengen, ma anche per rafforzare i controlli alle frontiere esterne secondo precisi profili di rischio, che entro giugno dovrebbero essere messi a punto. Inoltre ieri si è appreso che entro luglio Europol, l’ufficio di cooperazione delle polizie europee, darà vita a un’unità operativa con l’obiettivo di eliminare da Internet ogni contenuto estremista, tale da portare al reclutamento o all’addestramento di potenziali terroristi.
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: