giovedì 8 luglio 2010
La maggioranza studia ancora ulteriori limature al testo in discussione: l'obiettivo fondamentale è far cadere i dubbi del Quirinale. La linea del premier: le sanzioni agli editori non si toccano.
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Non si conosce ancora il destino finale del contrastato ddl sulle intercettazioni, visto che nella maggioranza e nel governo le posizioni oscillano notevolmente tra la volontà di abbandonare la partita e quella di dare comunque una prova di compattezza. La soluzione al dilemma che affligge Berlusconi e i suoi, stretti tra l’opposizione interna dei finiani, le contestazioni di giornalisti ed editori, le notevoli perplessità espresse dal capo dello Stato e i rilievo, tutt’altro che teneri di magistratura e forze dell’ordine, potrebbe proprio arrivare – sul filo della pausa estiva delle Camere – da una sorta di "stralcio" delle questioni sul tappeto. Il presidente del Consiglio ne ha parlato esplicitamente al vertice del suo partito convocato ieri a Palazzo Grazioli. C’è una questione di limite alla magistratura di fare gli ascolti, ha spiegato, e c’è il risvolto legato alla loro pubblicazione sui giornali. Sul primo punto, il ministro della Giustizia Alfano è stato incaricato di esaminare emendamenti e proposte, con il compito stemperare le perplessità del Quirinale (e semmai di attenuare l’opposizione dei magistrati e delle forze di polizia) e non certo di aprire ai finiani. Un lavoro faticoso, tanto che il Pdl sembra chiederà lo slittamento del termine per presentare gli emendamenti. Sul secondo punto, quello delle sanzioni agli editori e ai giornalisti , invece il premier ha detto che di ritoccare la legge non se ne parla proprio. Anche a costo di sopportare la continuazione a oltranza della guerra tra fautori della privacy e paladini della libertà di informazione.Sui tempi, lo Stato maggiore del Pdl sembra aver allentato la morsa e rinunciato, anche dopo lo stop di Schifani, a portare a casa l’approvazione definitiva prima della chiusura estiva delle Camere. L’importante, hanno convenuto ieri, è che il ddl, con le piccole e opportune modifiche, passi almeno alla Camera nei primi giorni di agosto. Per essere trasformato in legge alla ripresa. Il ministro degli Esteri Franco Frattini, all’uscita dal conclave del Pdl, ha spiegato ai giornalisti: «Il testo del ddl intercettazioni non è la Bibbia. Il governo terrà conto delle perplessità avanzate e il ministro della Giustizia, sta riflettendo su alcuni emendamenti». Quanto ai tempi, Frattini ha spiegato che l’approvazione «dipenderà da quando verranno presentati gli emendamenti correttivi. Tecnicamente fino al 5 agosto è possibile approvarlo, ma dipende dal calendario».Le opposizioni, però, restano sulle barricate. Donatella Ferranti, del Pd, spiega chiaro e tondo: «Sull’apertura alle modifiche auspichiamo che si abbia consapevolezza che, anche nel corso delle recenti audizioni, le perplessità sul ddl emerse sono radicali e toccano il cuore del provvedimento; non possono pertanto essere tradotte in piccoli interventi di inutile maquillage, servono cambiamenti radicali». Mentre Federico Palomba, dell’Idv, incalza: «Il dll non è finalizzato alla tutela della privacy, di cui noi siamo forti sostenitori, ma solo a ostacolare la giustizia e a mettere il bavaglio alla stampa». Stessa musica dai finiani che con Fabio Granata ribadiscono: «Senza cambiamenti sostanziali, noi la legge non la votiamo».
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