giovedì 21 marzo 2019
Giorgio Lattanzi aprendo la sua relazione annuale. Sulla Diciotti la magistratura può sollevare conflitto di poteri. Sulla questione Cappato sollecita il Parlamento
Il presidente della Consulta Lattanzi: «Pericoloso modificare Costituzione»
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Sui progetti di modifica della Costituzione all'esame del Parlamento «per ovvi motivi» non esprime opinioni. «Ma la mia convinzione è che noi ci dovremmo tenere la Costituzione così com’è». Il presidente della Corte Costituzionale Giorgio Lattanzi risponde alle domande dei giornalisti al termine della consueta relazione sugli indirizzi della giurisprudenza della Consulta nel 2018, tenutasi al Salone Belvedere di Palazzo della Consulta. «Ormai sono più di 20 anni che se ne parla, ci sono state due leggi sottoposte al referendum per fortuna abortite. Probabilmente una parte di quelle persone che l'hanno proposto le modifiche sono contente che non siano state accolte», azzarda. «La nostra Costituzione non è che può essere cambiata di volta in volta, è un meccanismo complicato: incidendo sull'organizzazione noi rischiamo di mettere in discussione i diritti. Non è che chiunque arriva può cambiare una rotellina». Il presidente della Consulta sembra propendere – nell'eventualità – per un’assemblea Costituente che operi sganciata dalla politica, «occorre – dice – un evento analogo a quello che portò alla Costituente per poter dire che la Costituzione va cambiata. Secondo me gli italiani, con il referendum, lo hanno capito meglio dei politici».

Sollecitato dai giornalisti Lattanzi tocca anche il tema dell’immigrazione e dell’autorizzazione negata dal Parlamento per la richiesta di processo giunta dal Tribunale dei ministri a carico del ministro dell’Interno Matteo Salvini. «Se l'autorità giurisdizionale ritiene che la decisione non sia giustificata, la strada è quella del conflitto di attribuzione, sarà poi la Consulta a dover stabilire se sia ammissibile o meno». dice prudentemente, evitando ogni valutazione nel merito sulla decisione del Senato.

Nella relazione svolta alla presenza del capo dello Stato Sergio Mattarella – in prima fila il presidente della Camera Roberto Fico, il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede e il sottosegretario alla Presidenza Giancarlo Giorgetti – un altro tema, poi ripreso in conferenza stampa, ha catalizzato l’attenzione, il pronunciamento sul caso Dj Fabo-Cappato, che ha portato la Corte ad adottare «una nuova tecnica decisoria», che «che qualificherei di “incostituzionalità prospettata”»: al Parlamento è stato dato un anno di tempo per legiferare in merito. Con questa pronuncia la Corte ha riconosciuto «il primato delle Camere nel definire dettagliatamente la regolamentazione della fattispecie in questione, perciò confido fortemente che il Parlamento dia seguito a questa nuova forma di collaborazione, nel processo , e non perda l'occasione di esercitare lo spazio di sovranità che gli compete».

La criticità costituzionale individuata dalla Corte è riferita all'articolo 580 del codice penale, «nella parte in cui incrimina chi agevola il suicidio del malato irreversibile e sofferente che, liberamente e consapevolmente, rifiuta cure mediche, necessarie alla sopravvivenza, contrarie al suo senso di dignità», sostiene Lattanzi. Dunque più che di una carenza legislativa si tratta di una situazione di fatto su cui la Consulta ha accesso un faro per chiedere al legislatore di approfondire la materia. Trattasi della delicatissima questione della linea di confine fra accanimento terapeutico e suicidio assistito e la Consulta, spiega Lattanzi, ha ritenuto che «la regolamentazione delle condizioni e dei modi di esercizio del diritto a sottrarsi in modo definitivo alla terapia con l'aiuto materiale di terze persone fosse da un lato costituzionalmente necessaria, e dall'altro esorbitante dal campo decisorio della Corte, e invece di pertinenza del legislatore». Diversamente, a decorrere da settembre, passato un anno dal pronunciamento, sarà la Consulta a decidere, ha chiarito Lattanzi.

Una questione aperta, come si vede. Il M5s spinge: «A quasi cinque mesi dall'ordinanza della Corte Costituzionale è sempre più urgente un intervento del legislatore sul tema del fine vita. La discussione su diverse proposte di legge in materia è aperta nelle commissioni Giustizia e Affari Sociali alla Camera e va affrontata senza paure e ideologie dandosi tempi certi», dicono Giuseppe Brescia, Francesca Businarolo e Marialucia Lorefice, presidenti delle commissioni Affari Costituzionali, Giustizia e Affari Sociali della Camera. E l’associazione Luca Coscioni preme perché sia l’occasione, questa, per la introduzione di una normativa che legalizzi l’eutanasia, iniziando da lunedì una campagna per sostenerla con una raccolta firme che faccia pressione sul Parlamento.

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