martedì 18 ottobre 2022
La mostra "Mamma, io non voglio la guerra!" mette a confronto i disegni di bambini polacchi e ucraini, mostrano come il conflitto venga rappresentato allo stesso modo anche a distanza di ottant'anni
Polonia e Ucraina, le guerre nei disegni dei bambini
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Oggi come allora, i bambini sono vittime vulnerabili di una guerra che non capiscono, di cui non riescono a parlare. Affidano i loro pensieri, ciò che vedono e sentono alla carta, disegnando aerei, bombe, soldati e carri armati. La Polonia di ottant’anni fa, invasa dai tedeschi, e l’Ucraina, che da nove mesi lotta contro l’armata di Putin, sono «legate da un filo rosso, che trasporta in un viaggio che conduce tragicamente allo stesso epilogo».

Con queste parole Paola Belluscio, dell’ufficio stampa di Biblioteche di Roma, ha inaugurato la mostra “Mamma, io non voglio la guerra!”. L’evento, svoltosi nella Biblioteca europea martedì 18 settembre, ha visto la presenza dell’ambasciatrice polacca in Italia, Anna Maria Anders, del suo corrispettivo ucraino, Yaroslav Melnyk, e del giornalista e scrittore Roberto Olla, in veste di moderatore. L’esposizione è stata realizzata dall’Archivio di Stato di Varsavia, nell’ambito del progetto 1939-45 POLONIA/ 2022 UCRAINA, e presenta i disegni realizzati dai bambini polacchi durante l’invasione e l’occupazione nazista, mettendoli a confronto con quelli contemporanei di ragazzini ucraini. La somiglianza tra queste opere, separata quasi otto decadi, è evidente. «Sembrano raccontare la stessa guerra», ha commentato Roberto Olla. «Ovunque, i bambini la comunicheranno allo stesso modo. Non sanno parlarne, ma nei disegni prende forma e colore».

Un elemento rimarcato anche da Anna Maria Anders che, nel suo intervento, ha posto l’accento sul fatto che «i bambini non capiscono cosa succede, non capiscono la politica. Vedono solo ciò che accade». Ha, inoltre, sottolineato l’importanza di questa mostra per i giovani: «Bisogna che capiscano cosa è stata la guerra». Da ultimo, l’ambasciatore ucraino Yaroslav Melnyk ha ricordato il fatto che i bambini, fonte di energia per ogni Nazione, sono i più vulnerabili e, indipendentemente da luogo o dal tempo in cui una guerra avviene, essi ne sono sempre le vittime. «I bambini sentono tutto in modo acuto», ha continuato l’ambasciatore. «Spesso mettono su carta i loro sentimenti sinceri, quello che vedono. Se c’è una guerra, comunicano paura e distruzione». Sentimenti che, nonostante i decenni che separano i disegni, sono trasmessi allo stesso modo. La mostra, però, non vuole solo rendere evidente l’orrore dei conflitti e invitare ad una riflessione contro di essi, ma anche mandare un messaggio di speranza alle giovani generazioni che, consapevoli della propria identità, sopravvivranno ai momenti peggiori della storia del loro Paese. «I bambini vivono nel nostro oggi adulto», ha concluso Yaroslav Melnyk. «Noi vivremo nel loro domani».

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