giovedì 11 agosto 2022
La leader di Fratelli d'Italia parla all'Europa in un video in tre lingue, destinato alla stampa estera e diffuso da France Presse
Giorgia Meloni e Silvio Berlusconi durante l’appello finale al voto dei leader di centrodestra nel 2018

Giorgia Meloni e Silvio Berlusconi durante l’appello finale al voto dei leader di centrodestra nel 2018 - Ansa

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«Ho avuto pressioni da parte di tantissime persone, non solo da parte di Fi. Quindi penso che alla fine mi candiderò al Senato». Silvio Berlusconi sceglie Radio Anch’io per annunciare quella che pare più che un’ipotesi. Vuole giocare un ruolo da protagonista, il Cavaliere. Per trainare Forza Italia e il centrodestra. La parola d’ordine è unità e - non a caso - il secondo messaggio è un via libera all’ipotesi Giorgia Meloni premier. «Noi abbiamo sempre detto che chi ha più voti, verrà proposto al capo dello Stato come candidato premier. Se sarà Giorgia Meloni io sono sicuro che si dimostrerà adeguata al difficile compito», chiarisce Berlusconi. Che però subito chiosa: «Io non mi appassiono molto a questa competizione mi interessano molto di più le cose da fare per caratterizzare il centrodestra di governo».

Non basta il via libera del centrodestra e i messaggi rassicuranti del Cav. ad allontanare i dubbi di Bruxelles, allora Giorgia Meloni decide di muoversi in prima persona. «Ho letto che la vittoria di Fratelli d’Italia nelle elezioni di settembre sarebbe un disastro... Ho letto di una svolta autoritaria, di uscita dell’Italia dall’euro e altre sciocchezze di questo genere. Nulla di questo è vero. La destra italiana ha consegnato il fascismo alla storia da decenni ormai, condannando senza ambiguità la soppressione della democrazia e le vergognose leggi contro gli ebrei», dice Giorgia Meloni, in un video in tre lingue destinato alla stampa estera e diffuso da France Presse.

«Da anni – prosegue – ho l’onore di guidare il partito conservatore europeo, che condivide valori ed esperienze con i Tory britannici, i Repubblicani statunitensi e il Likud israeliano. La nostra posizione nel campo occidentale è cristallina, come abbiamo dimostrato di nuovo condannando senza se e senza ma la brutale aggressione della Russia contro l’Ucraina, e aiutando dall’opposizione a rafforzare la posizione dell’Italia nei forum europei e internazionali».

Intanto la cronaca registra l’ultimo scambio di colpi Letta-Meloni. Il segretario del Pd invita la leader di Fdi ad «avere una faccia sola», spiegando che «sta cercando di riposizionarsi, cambiare immagine, incipriarsi. Mi sembra una operazione abbastanza complicata quando i punti di riferimento sono la Polonia e Orban». Immediata la replica. «Non ho bisogno di incipriarmi, Letta tradisce misoginia», dice arrabbiata Meloni.

Fratelli d’Italia, comunque, lavora per smussare le polemiche. E anche nella sfida per la candidatura del centrodestra alla presidenza della Regione Sicilia sembra prevalere la voglia di unità. «Non capiamo ancora l’ostilità nei confronti del presidente uscente Nello Musumeci, ma comunque stiamo lavorando per l’unità della coalizione. Sicuramente, Giorgia Meloni non si farà imporre nomi, la scelta va condivisa. Siamo sereni e al lavoro», spiega il senatore di Fratelli d’Italia Ignazio La Russa, commentando l’intesa a portata di mano tra Lega e Fi sulla candidatura a governatore in Sicilia dell’ex ministra di Forza Italia Stefania Prestigiacomo. Tutto è ancora aperto. Ma il gesto del governatore Musumeci («Torno a fare il militante») pare il preludio a un’intesa larga. Anche se Prestigiacomo non si sbilancia e in ambienti Lega qualcuno ricorda con fastidio quando, nel gennaio del 2019, Prestigiacomo salì, insieme a Nicola Fratoianni e Riccardo Magi, sulla Seawatch 3 bloccata in mare da Salvini allora ministro dell’Interno.

È solo una parentesi. Berlusconi preferisce andare all’attacco di Renzi e Calenda: «Fa sorridere che l’ex segretario del Pd e un parlamentare europeo eletto nel Pd scoprano solo ora che il Partito democratico è un partito di sinistra che non tollera concorrenti alla sua sinistra. Sono manovre di Palazzo, quelle che io un tempo definivo teatrino della politica».

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