martedì 28 settembre 2010
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«Mercoledì non ci saranno zone d’ombra. Vedrete, sarà un discorso chiaro, esplicito... Analizzerò nei dettagli i cinque punti programmatici. Mi soffermerò sulla giustizia. Sì, anche su intercettazioni e processo breve...». Chi è davanti al premier lo interroga: presidente non fanno parte del programma di governo... Berlusconi lo ferma con un cenno della mano destra: «Su questo non si tratta, o si è con me o si è contro di me». È tarda sera. Berlusconi ha lavorato per l’intera giornata chiuso nella roccaforte milanese di Arcore. Ha limato il discorso. I passaggi sui temi etici, sulla politica estera, l’ appello ai moderati del Pd. Si è confrontato a lungo con il ministro della Giustizia Alfano. Ha visto Frattini, La Russa, la Gelmini. E, in mille "faccia a faccia" privatissimi ha scandito l’ultimo avvertimento a Gianfranco Fini: «È il momento della chiarezza e delle responsabilità, non delle estenuanti mediazioni. Il testo del discorso è pronto ed è impensabile anche immaginare che è possa essere oggetto di contrattazione tra i partiti. Ora serve un sì o un no; il resto è soltanto vecchia politica». Berlusconi non prende sul serio l’idea di Italo Bocchino. Nemmeno riflette sull’idea di un vertice Pdl-Lega-Fli prima del dibattito in Aula. Neppure si interroga sulla richiesta dei finiani chiedono di essere riconosciuti come soggetto politico della coalizione. «Non è questo il punto», ripete prima di collegarsi via telefono con la comunità Incontro di Amelia e spiegare la vera priorità: «Oggi i problemi sono altri. Davanti a noi ci sono ostacoli importanti che vanno assolutamente superati nell’interesse di tutti...». Berlusconi spiega di essere alle prese con un documento che «dovrà ottenere il voto della maggioranza del Parlamento» e chiosa: solo così sarà possibile andare avanti. Domani il premier non parlerà del suo rapporto con Fini, delle incomprensioni con Fli. Ma ora, utilizzando un "parallelo" con Giovanardi (premiato ad Amelia per il suo impegno contro la droga) spedisce all’ex capo di An l’ultima "cartolina". «Carlo – dice il Cavaliere chiamando per nome il sottosegretario – è uno che non ha mai tradito, non ha mai cambiato bandiera, non ha mai messo ostacoli stando in un partito alleato. Anzi, a differenza di molti altri sa che stare insieme è un valore molto alto e che bisogna mettere da parte le ambizioni personali».Tutti aspettano mercoledì. Tutti si interrogano sull’atteggiamento dei finiani. Berlusconi sa che se la linea del presidente della Camera dovesse essere astensione (o addirittura voto contrario) «l’ala moderata reagirebbe con sdegno». Sa che metà di Fli non gli volterebbe le spalle. Ma ora non parla. E lascia che sia Maurizio Gasparri a tendere la mano a quel pezzo di Futuro e libertà che di strappi non vuole sentire parlare. «È bene che i ragionevoli facciano sentire le loro voci perchè questo potrà avere riflessi positivi sul dibattito politico-parlamentare che deve essere costruttivo e non teso a far prevalere estremismi». C’è una certa fiducia sull’esito del voto dopo il dibattito (non ci sarà comunque nessuna fiducia) e Franco Frattini scommette: «Avremo una maggioranza solida, una maggioranza politica, io credo anche superiore a quella uscita dalle urne».
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