venerdì 28 aprile 2023
Polemica a doppio livello nel Partito democratico. La segretaria sceglie Vogue Italia per la prima intervista
Elly Schlein al corteo per il 25 aprile a Milano

Elly Schlein al corteo per il 25 aprile a Milano - Fotogramma

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Ad agitare le notti della nuova segretaria del Pd non è tanto il look da assumere il giorno dopo, anche se per curare l’immagine Elly Schlein si è affidata ad una professionista degli abbinamenti cromatici. A toglierle il sonno ai vertici di Largo del Nazareno in realtà è la vera e propria diaspora che sta avvenendo nel Pd dall’elezione della nuova segretaria. A partire dallo storico militante Beppe Fioroni, è stato tutto un susseguirsi di uscite, come due giorni fa il senatore Enrico Borghi e infine, ieri, il passo indietro dell’eurodeputata Pd Caterina Chinnici che starebbe appunto lasciando il gruppo dem a Bruxelles per traghettare in Forza Italia. Anche se per ora in casa democratica le bocche sono cucite, così come in Fi, dove da due mesi pare siano in corso interlocuzioni.

Elly Schlein per adesso non ha fatto dichiarazioni ufficiali neppure sull’uscita di Enrico Borghi dal partito. Il mantra della segretaria rimane: testa e cuore all’agenda politica e. A cominciare dal Pnrr passando per il Def e la battaglia per la sanità pubblica. Ma chi è vicino alla neo segretaria racconta di una Schlein «stupita e non preoccupata» per l’addio del senatore dem. Ogni posizione politica presa dal partito è stata concordata prestando massima attenzione alle varie sensibilità presenti nel Pd, è il ragionamento: dal termovalorizzatore, sul quale Schlein non era d’accordo, alla guerra in Ucraina all’utero in affitto. Per questo l’addio di Borghi e, ancora di più le argomentazioni che hanno accompagnato l’uscita, hanno spiazzato la segretaria. «Ho posto temi politici come l’esigenza di fare sintesi fra culture e storie diverse. La risposta di Schlein a questo è stata The Sound of Silence», le parole con cui Borghi spiega il suo addio.

Una sorpresa che, a bene guardare, percorre tutto il Partito democratico. Nessuno, insomma, attendeva uno strappo da parte sua. E dopo Borghi, altri potrebbero uscire. Ecco perché soprattutto dall’area riformista si chiede alla Schlein di battere un colpo. «La segretaria - spiega la senatrice Caterina Malpezzi- sa di dover rappresentare e fare la sintesi di tutti. Mi aspetto che la segretaria Schlein nei prossimi giorni dica qualcosa, non voglio drammatizzare queste uscite ma c'è la necessità di ribadire che nel Pd c'è spazio per tutti. Ma ripeto, chi esce sbaglia; dobbiamo far sentire la nostra voce da dentro». Un altro campanello d’allarme sono le parole di Marianna Madia: «Al prossimo test elettorale vinciamo non solo con il confronto tra leadership, non solo stando in piazza, non solo rispondendo con un governo ombra alle non proposte del governo» ma «guidando l’agenda politica». Dal Pd, comunque, per ora si guarda alle mosse di Matteo Renzi, sicuro che stia preparando una fuga dal Terzo Polo, con la formazione di gruppi autonomi alla Camera e al Senato. Per farlo, però avrà bisogno di altri innesti. L’uscita di Caterina Chinnici dalla delegazione dem a Bruxelles per approdare a Forza Italia viene derubricata dai più come «rumor».

Ma è proprio dal partito di Renzi che ieri sono arrivate le ironie più pungenti, sia sul fuggi fuggi dal Pd che sull’intervista (la prima) rilasciata a Vogue dalla Schlein in cui ha parlato di politica e vita privata, ma anche dell’armocromista “ingaggiata” per curarle il look. «Tutti a chiederci: chi sarà il prossimo del Pd a entrare in Italia Viva? Non possiamo rispondere. Magari stiamo trattando riservatamente con l'armocromista e la personal shopper di Elly Schlein, chissà #SiScherza», scrive così su twitter il deputato Iv Francesco Bonifazi. Proprio in quella chiacchierata con il periodico, la segretaria Pd ha parlato del suo metodo di lavoro «che è quello dell'ascolto anche delle opinioni diverse. Io ho sempre voluto che nella mia squadra ci fosse qualcuno che non la pensava come me, che fosse un po' più conservatore, così da decidere con equilibrio». Una risposta, forse, a chi in queste ore nel Pd sta pensando di fare anch’egli le valigie.

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