mercoledì 12 luglio 2023
Esattamente due anni fa il vero via libera. La terza rata attesa da duecento giorni. Perché e come il governo cambia strategia? Tajani: dialogo con la Ue funziona, non siamo preoccupati
La grande partita del Pnrr, ecco tutto quello che c'è da sapere
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È il 30 aprile 2012. Il Pnrr dell'Italia viene trasmesso dal governo alla Commissione europea. E subito al Parlamento italiano. Il 13 luglio del 2021, esattamente due anni fa, il Pnrr dell'Italia viene definitivamente approvato con decisione esecutiva del Consiglio che recepisce la proposta della Commissione europea. Il 13 agosto sempre del 2021 la Commissione europea, a seguito di una valutazione positiva del Pnrr, eroga all'Italia 24,9 miliardi a titolo di prefinanziamento. Quasi 9 a fondo perduto. Ma cosa è successo in questi due anni? Qual è la situazione attuale del Pnrr? E che cosa non sta funzionando e perchè? Partiamo dall'inizio. Alle prime mosse per fronteggiare la crisi economica innescata dal Covid. E arriviamo a oggi. Alla partita Roma-Bruxelles. Ai ritardi della terza e quarta rata. Al cambio di strategia del governo Meloni. Alle inevitabili polemiche politiche con le opposizioni che chiedono di capire. E al governo che anche nelle ultime ore rassicura: «Abbiamo detto sin dall'inizio che bisognava essere flessibili per quanto riguarda l'utilizzo del Pnrr, è ovvio che alcuni obiettivi devono essere modificati», spiega il vice premier e ministro degli Esteri, Antonio Tajani. E ancora: «Lavoriamo nella giusta direzione, per questo sono state fatte alcune proposte di cambiamento per quanto riguarda la quarta tranche e c'è un confronto costante, c'è un dialogo aperto con la Commissione Europea, abbiamo buoni rapporti e continuiamo a lavorare perché ci sia la giusta flessibilità. Non c'é da stare molto preoccupati, mi pare che l'Europa stia reagendo positivamente».

COME NASCE IL PNRR E GLI OBIETTIVI ORIGINARI

Un progetto epocale. Il Pnrr (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza) nasce nel 2020 in piena emergenza Covid. Un pacchetto da 750 miliardi miliardi concordato con l'Unione europea per rispondere alla crisi innescata dalla pandemia. Per l'Italia sono a
disposizioni 191,5 miliardi di euro: 68,9 finanziati da sovvenzioni a fondo perduto e 122, 6 tramite prestiti. Il Piano si sviluppa intorno a tre assi strategici condivisi a livello europeo: digitalizzazione e innovazione; transizione ecologica; inclusione sociale. Le attese sono gigantesche. L’intervento intende riparare i danni economici e sociali della crisi pandemica, contribuire a risolvere le debolezze strutturali dell’economia italiana e accompagnare il Paese su un percorso di transizione ecologica e ambientale. Non basta. La sfida è ridurre i divari territoriali, quelli generazionali e di genere. Il piano destina 82 miliardi al Mezzogiorno e prevede inoltre un investimento significativo sui giovani e le donne.


DA DRAGHI A MELONI E IL CAMBIO DI ROTTA

Mario Draghi porta puntualmente a casa le prime due rate. Poi il meccanismo sembra incepparsi. Il governo Meloni cerca una nuova strategia. Il capo del governo si confronta con il ministro Fitto, quello che ha il compito di sbrogliare la matassa Pnrr. La nuova linea e la necessità di cambiare strategia è spiegata così: «C'è un nuovo scenario geopolitico. Siamo in un’economia di inflazione alta, rialzo dei tassi e guerra, non più di emergenza post pandemia», ripete a più riprese Meloni. E allora serve «una correzione di rotta: difetta di pragmatismo e per calarlo nella realtà italiana (come in quella di altri Stati) servono determinazione e calma, velocità e ponderazione. Una cosa è scriverlo (in qualche parte, male) a tavolino, un’altra è realizzare i progetti. Alla fine, la realtà bussa alla porta e ora a Palazzo Chigi c’è un governo che non ha usato quell’inchiostro e avrebbe fatto ben altro. L’abbiamo ereditato, ci impegneremo al massimo per gli italiani». Parole chiare e a queste parole si legano le novità di questi giorni.


I RITARDI DELLA TERZA RATA

Il governo prova a ricalibrare la strategia, ma deve fare i conti con i ritardi. La terza rata, per cui l'Italia ha fatto richiesta il 31 dicembre 2022, non è stata ancora erogata. Una tranche cogestita dal governo Draghi e dall'esecutivo Meloni. Il versamento è bloccato per ritardi nell'attuazione concreta delle misure, che la Commissione Ue sta verificando con i suoi monitoraggi molto approfonditi. Allo stato, resta da risolvere un nodo tecnico relativo all'obiettivo sugli alloggi universitari. Altri punti, come gli stadi di Firenze e Venezia, sono stati stralciati.


I PROBLEMI CON LA QUARTA RATA
Come riporta la piattaforma OpenPnrr, che offre una panoramica dello stato dei lavori del Pnrr, dei 27 obiettivi che l’Italia avrebbe dovuto completare entro giugno per la terza tranche di finanziamenti, il governo Meloni è riuscito a portarne a termine solo 10. Degli altri 17, alcuni hanno effettivamente accumulato ritardo di poche settimane, ma molti sono ancora in alto mare. Tra le scadenze non rispettate si trovano gli appalti per l’installazione di 6.500 colonnine di ricarica elettrica, i contratti per investire 4,6 miliardi nella costruzione di asili nido e creare così 264 mila nuovi posti per i minori entro dicembre 2025, o anche l’assegnazione di borse di studio per i medici di base, le ristrutturazioni antisismiche e per il risparmio energetico, il rinnovo dei trasporti regionali e molto altro ancora.
Lo scorso 28 giugno la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, scandisce alla Camera la sua rassicurazione: per la quarta rata da 16 miliardi non ci sono ritardi. Ma la situazione è diversa. Nella giornata dell’11 luglio, il ministro per gli Affari europei, Raffaele Fitto, convoca con urgenza una cabina di regia per parlare del Pnrr e cercare di rivedere gli obiettivi richiesti dall’Unione europea, per evitare di veder slittare anche la quarta rata. Il commissario europeo all’Economia, Paolo Gentiloni, sottolinea come la Commissione europea non scucirà un centesimo se prima non saranno raggiunti gli obiettivi e così il pagamento della quarta rata rischia di slittare al 2024. Al termine della cabina di regia urgente, il ministro Fitto ha spiegato come il governo abbia condiviso con la Commissione europea 10 modifiche su 27 obiettivi necessari a ottenere la quarta rata, sostenendo che “questo percorso porterà alla richiesta dell’intera quarta rata, non immaginando un definanziamento”. Tuttavia, l’ultima parola sul tema resta della Commissione europea.

ASILI, ENERGIA, MEZZOGIORNO: ECCO COSA CAMBIA

Il governo volta pagina e cambia metodo. le modifiche che riguardano bel sei ministeri venfono discusse e condivise con i tecnici europei addetti al Pnrr prima della consegna . E questo - spiega il ministro Fitto - «renderà molto più veloce l'erogazioone dell'assegno e ci metterà al riparo da sorprese». Insomma una revisione preliminare degli obiettivi per stringere sui tempi considerando che si attende la terza rata da 200 giorni. ma quali sono i progetti che sono stati moidificati? Uno riguarda gli sasili nido che non prevede il taglio dei finanziamenti ma chiede più tempo per emanare altri bandi. Un obiettivo modificato riguarda i treni, in particolare il rinnovo del parco ferroviario del trasporto regionale allo scopo di definire la composizione di treni e carrozze da acquistare. Un altro macrotema delle modifiche decise a Palazzo Chigi riguarda l'energia. A partire dall'idrogeno, in particolare dalla sperimentazione per la mobilità ferroviaria. C'è poi il nodo caldaie: non essendo chiaro il contributo alla transizione ecologica fornito dal Sismabonus, si è scelto di aumentare l'obiettivo dell'Ecobonus. Il governo ha previsto poi il lancio di nuove gare per le colonnine per le ricariche dei mezzi elettrici sulle aree extraurbane, dopo il buco nell'acqua delle prime iniziative. La Cabina di regia del Pnrr modifica inoltre le soglie per gli avvisi dei progetti di interventi contro la povertà educativa nel Mezzogiorno, in particolare a sostegno del Terzo settore. Attenzione anche alla "Creazione di imprese femminili".

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