venerdì 26 luglio 2013
​Per i pubblici ministeri di Palermo, Caltanissetta e Firenza è possibile revocare il carcere duro per il boss di Cosa Nostra che attualmente è ricoverato nell'ospedale di Parma in stato semi-vegetativo. Dura opposizione della Procura nazionale antimafia e dei familiari delle vittime dei Georgofili.
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​L'ok delle tre Procure competenti è arrivato a cinque mesi dall'istanza dell'avvocato. Per i pubblici ministeri di Palermo, Caltanissetta e Firenze, revocare il carcere duro a Bernardo Provenzano, il pluriergastolano capo di Cosa nostra, è possibile. Le sue condizioni di salute - i periti descrivono un uomo dalle capacità psichiche praticamente nulle - gli renderebbe impossibile comunicare con l'esterno e mantenere rapporti con gli uomini d'onore liberi, che è poi ciò per cui il 41 bis è stato istituito. Lo stato del padrino di Corleone, insomma, vanificherebbe la ratio del regime carcerario differenziato.  Considerazioni quelle dei magistrati - interpellati perché furono loro a proporre l'applicazione del 41 bis per ilcapomafia - che cozzano con le opinioni della Dna. Per la Procura Nazionale Antimafia, che si è espressa negativamente sulla questione, le condizioni di Provenzano, descritte dai medici, non sarebbero infatti così gravi. E, riconosciuto che Provenzano è il capo di Cosa nostra, si deve evitare che abbia contatti indebiti con l'esterno: quindi finché è detenuto, per la Dna, deve restare al carcere duro. Inoltre, un'eventuale revoca del regime differenziato non comporterebbe alcuna modifica dell'assistenza sanitaria fornita al capomafia dall'amministrazione penitenziaria.  Il fascicolo è ora al Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria che dovrà esprimersi e inviare tutto al ministro della Giustizia. L'applicazione del 41 bis, infatti, è atto di competenza esclusiva del Guardasigilli. «Siamo indignati, scandalizzati e pronti ad andare in via dei Georgofili sotto il solleone a chiedere attenzione per i nostri figli ammazzati e resi invalidi», commenta, in una nota, la presidente dell'Associazione dei Georgofili Giovanna Maggiani Chelli. «Provenzano - spiega - è in ospedale, è curato per tutte le sue patologie. Perché revocargli il 41 bis? Si revoca quella questione di principio che mai avrebbe dovuto venire meno davanti ai morti ammazzati dalla mafia e che da troppo tempo era nell'aria».Chiaramente opposta l'opinione del legale del boss, l'avvocato Rosalba Di Gregorio: la penalista, che ha sollecitato il parere delle Procure, ha anche presentato al tribunale di Bologna un'istanza di sospensione dell'esecuzione della pena che è stata rigettata dai giudici. «Quello dei pm è un parere adottato in base alla legge e tranne se si decide di modificare il codice, non credo si possano fare obiezioni - commenta -. D'altro canto nel nostro Paese un doppio canale detentivo non è costituzionale. Il 41 bis va applicato ai soggetti socialmente pericolosi. Provenzano è in stato semi-vegetativo e non credo possa ritenersi tale».Le perizie, per il difensore, parlano chiaro. Valutazioni condivise anche dal gip che processa il boss per la trattativa Stato-mafia e che, proprio sulla base del responso dei medici, ha sospeso il procedimento ritenendo il capomafia incapace di partecipare coscientemente alle udienze.Intanto l'ultimo bollettino dell'ospedale - il boss è ricoverato da giugno nel reparto detenuti a Parma per un'infezione - parla di un paziente «vigile solo se stimolato. Il suo eloquio - scrivono i medici - non è comprensibile, quando è presente». Provenzano, inoltre, è «ipocinetico e ha presentato alterazioni dello stato di coscienza con parametri vitali ai limiti».
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