venerdì 9 febbraio 2018
Risulterebbero indagate altre sette persone. L'ipotesi di reato contestata è di omicidio colposo. Il sindaco e candidato alla presidenza della Regione Lazio: non mi distruggeranno
Terremoto, il sindaco Pirozzi indagato per crollo ad Amatrice
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Il sindaco di Amatrice, Sergio Pirozzi, è stato iscritto nel registro degli indagati dalla Procura di Rieti per il crollo di una delle tre palazzine di piazza Sagnotti in seguito al sisma del 24 agosto 2016. Insieme a Pirozzi, risulterebbero indagate altre sette persone. L'ipotesi di reato contestata è di omicidio colposo. Nel crollo delle tre palazzine popolari di piazza Sagnotti persero la vita 19 persone. Tra gli indagati ex responsabili di società, collaudatori e un ex amministratore del Comune di Amatrice.

La difesa del primo cittadino

«Sono estraneo rispetto ai fatti contestati», ma «mi preme osservare che tale atto mi è stato notificato casualmente a 22 giorni da una importante tornata elettorale che mi vede coinvolto in prima persona: le elezioni regionali del Lazio del prossimo 4 marzo». Così in una nota Sergio Pirozzi commenta la notifica dell'avviso di conclusione indagini che lo vede indagato per il crollo di una palazzina dopo il terremoto di Amatrice.

Il sindaco e candidato alla presidenza della Regione Lazio ha invitato giornalisti e rappresentanti della stampa alla conferenza stampa inerente la notizia dell'avviso di chiusura indagini da lui ricevuto: «Noto con stupore che un magistrato che va in pensione il 1° marzo mi abbia notificato oggi un avviso di indagini preliminari, che non significa colpevolezza. È chiaro e lampante che qualcuno volle distruggere un uomo, ma non ci riusciranno. Prima ti ignorano, poi ti distruggono, poi ti combattono. Sugli aspetti tecnici vedremo, ma a buon intenditor poche parole».

«Sono colpevole - ha detto ironicamente il primo cittadino - di aver causato il più grande terremoto dal 1915 ad Avezzano, come certificato dall'Ingv. Sono orgoglioso di aver detto subito ai media che Amatrice non esisteva piu e alla Protezione civile di andare anche a Saletta e in altre frazioni».

Al termine di una dichiarazione-lampo Pirozzi ha abbandonato la sala stampa senza concedere domande ai giornalisti presenti. «Voglio dire ai miei figli che sono orgoglioso di aver fatto quello che ho fatto - ha detto il primo cittadino di Amatrice prima di lasciare la sala stampa - di aver detto subito ai media che il mio paese non c'è più, di aver voluto l'elisuperficie che ha salvato tante vite umane, di aver detto alla Protezione civile di raggiungere tutte le frazioni». Subito dopo Pirozzi ha lasciato la sala.

Le accuse dei pm di Rieti

Sergio Pirozzi, in qualità di sindaco del Comune di Amatrice, «ha consentito, o comunque non ha impedito, il rientro e la permanenza nelle proprie abitazioni degli inquilini residenti dell'immobile di Largo Sagnotti numero 1, che furono evacuati dall'immobile subito dopo il terremoto de L'Aquila, nell'aprile del 2009. Un rientro che avvenne nonostante sulla palazzina insistesse ancora un'ordinanza di sgombero, emanata proprio ad aprile dallo stesso Comune - di cui Pirozzi non era ancora
sindaco, essendo stato eletto nel giugno di quell'anno - e nonostante non fosse ancora stata ripristinata l'agibilità della
stessa». È quanto scrivono i pm di Rieti Rocco Gustavo Maruotti e Lorenzo Francia nell'atto di conclusione delle indagini che in queste ore è stato notificato al sindaco del borgo reatino distrutto dal terremoto del 2016 e ad altre sette persone, indagate a vario titolo per il crollo di una delle palazzine.

Nel dispositivo i magistrati reatini imputano a Sergio Pirozzi, ai componenti della sezione speciale dell'area Genio Civile di Rieti Giovanni Conti, Valerio Lucarelli, Maurizio Scacchi e Maurizio Peron, al comandante della polizia municipale Gianfranco Salvatore e al capo dell'ufficio tecnico di Amatrice Virna Chiaretti, la responsabilità del «non aver impedito il crollo dell'edificio sito in piazza Sagnotti n.1», ognuno per le proprie sfere di competenza. A questi si aggiunge anche Ivo Carloni, fratello dell'ex vicesindaco di Amatrice, che all'epoca dei fatti era progettista dell'architettonico e delle strutture, calcolatore e direttore dei lavori di riqualificazione dell'edificio a seguito dei danni riportati dopo il terremoto de L'Aquila.

Vengono altresì contestate agli indagati le condotte di «negligenza, imprudenza e imperizia», oltre alla «inosservanza delle norme tecniche per le costruzioni». Secondo la tesi dei magistrati, gli inquilini della palazzina di piazza Sagnotti, che fu evacuata dopo il sisma aquilano e fino al luglio del 2009, non avrebbero dovuto essere nelle rispettive abitazioni al momento del crollo avvenuto durante il terremoto del 24 agosto 2016, in quanto i danni riportati dallo stabile sette anni prima non furono né valutati ed analizzati con la dovuta accortezza e attenzione, né, di conseguenza, gli interventi di riqualificazione pianificati ed effettuati furono adeguati al superamento delle criticità strutturali, tanto da non consentire il ripristino dell'agibilità dell'edificio. Senza contare che sull'immobile vigeva un'ordinanza di sgombero mai revocata, ordinanza che Gianfranco Salvatore, in qualità di comandante della polizia municipale di Amatrice, non avrebbe fatto rispettare non impedendo il rientro degli inquilini nelle proprie abitazioni.

Per quanto riguarda la posizione di Pirozzi, i magistrati reatini precisano come il sindaco, pur essendo stato eletto a giugno del 2009, e quindi dopo l'evacuazione della palazzina, fosse a perfetta conoscenza della situazione, avendo lui stesso avallato i rimborsi alle strutture ricettive che ospitarono gli inquilini di largo Sagnotti durante la stessa evacuazione. Per tutti gli indagati le ipotesi di reato indicate nella notifica di fine inchiesta vanno dall'omicidio colposo alle lesioni personali colpose.

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