lunedì 22 gennaio 2018
Monsignor Feroci: «Le tendopoli non sono una risposta adeguata. Manca programmazione e un piano organico del Campidoglio». Croce Rossa: tende mai soluzione, ma non ci sono alternative
La Caritas boccia il piano freddo di Raggi: non rispetta dignità dei poveri
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La promessa del Campidoglio di avere quest'anno 230 posti in più per la notte da destinare ai senza dimora ha prodotto un aumento di posti di appena quaranta unità. E all'impossibilità di far fronte in tempi brevi con strutture adeguate si ricorrono alle tendopoli. E per prima è la Caritas Roma a bocciare il "piano" freddo della giunta Raggi che utilizza le tendopoli «non per le conseguenze di un terremoto o per accogliere dei profughi in fuga da una guerra. A Roma il 20 gennaio si installano delle tendopoli per non far dormire al freddo un numero peraltro esiguo di senza dimora, dopo che nel mese di dicembre sono decedute cinque persone in strada nella totale indifferenza delle istituzioni e senza che nessuno abbia chiesto perdono per queste morti». Il direttore della Caritas di Roma monsignor Enrico Feroci, infatti, considera il piano Raggi la riproposizione di «una misura di emergenza come avveniva negli anni Novanta: senza programmazione, senza coinvolgere le realtà che operano ogni giorno a fianco di chi vive in strada e, soprattutto, senza il minimo rispetto di chi dorme sotto colonnati e ponti proponendogli il “caldo” di una tenda».

Parole dure, quelle di Feroci, che arrivano dopo la decisione dell’amministrazione di Roma Capitale di affidare alla Croce Rossa la gestione di 30 posti per il piano freddo con una tendopoli nel X municipio e la notizia che altri municipi stanno cercando la collaborazione di altre associazioni per fare la stessa cosa. «Ringraziando i volontari della Croce Rossa che ancora una volta non fanno mancare il loro prezioso contributo per il sostegno alle persone senza dimora – aggiunge monsignor Feroci - come Caritas riteniamo che questo tipo di accoglienza non sia dignitosa. Si tratta di un considerevole passo indietro rispetto alle soluzioni emerse negli anni precedenti che, seppure non strutturali, riguardavano alloggi più confortevoli per un numero molto più ampio di persone».

Per il direttore di Caritas Roma, «ancora una volta la Capitale si fa cogliere di sorpresa dai problemi causati dal freddo per il pericolo di assideramento per chi vive in strada, una situazione che di fatto torna ogni anno». Perché non si è pensato prima a programmare le iniziative per gestire questo difficile momento di vita per i più fragili? Perché esistono protocolli di intervento precisi per gestire la viabilità in caso di gelo ma non si riesce a fare lo stesso per le persone che vivono in strada?. Queste le domande di monsignor Feroci, che ricorda come già a maggio dello scorso anno, con la stagione invernale appena dietro alle spalle, la Caritas chiese la convocazione di un tavolo di lavoro per preparare la città all’inverno successivo, «ma nulla è stato pensato e fatto».

L’amministrazione capitolina, prosegue ancora il sacerdote, «sta dimostrando di avere molte difficoltà nel definire un piano organico per affrontare il problema della povertà estrema in modo multidimensionale, restituendo dignità alla persone e la possibilità di svincolarsi dal bisogno senza creare cronicità e ulteriori disagi». Il tema delle «migliaia di persone che vivono in strada», invece secondo il direttore Caritas, richiede un impegno in «piani di intervento organici che sappiano rispondere alle complesse e articolate storie dei poveri». La sua convinzione difatti è che costruire progetti per il bene delle persone richiede piani diversi di collaborazione dove ognuno si spende secondo le proprie responsabilità istituzionali. «Per questo – conclude – richiediamo con forza alle Istituzioni un piano di intervento complessivo per le persone senza dimora che renda migliore la nostra città e la vita di coloro che con fatica la abitano».

L'impegno della Croce Rossa

A condividere le preoccupazioni di monsignor Feroci la Croce Rossa che, ringraziando il direttore Caritas «per le belle parole rivolte ai nostri volontari», ricorda che da anni sostiene «le tende non sono mai una soluzione, benché sia stato necessario ad esempio alloggiare per mesi nelle tende le persone migranti in attesa di trasferimenti nei centri d'accoglienza, soluzioni anche queste che non erano adeguate e su cui abbiamo cercato di far riflettere». Il presidente della Croce Rossa Roma, Debora Diodati, risponde così alla denuncia del direttore della Caritas di Roma, monsignor Enrico Feroci, aggiungendo che «il sistema di protezione delle persone più fragili è carente su Roma non da oggi ma da anni. Eppure il volontariato fa miracoli e noi pensiamo vada sostenuto. In questo senso stiamo dando assistenza a persone che si trovano in grande difficoltà».

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