lunedì 11 dicembre 2017
Per Marco Impagliazzo serve un'Agenzia dell'abitare che coordini volontari, istituzioni, costruttori. «Sul piano freddo Campidoglio in ritardo. E la chiusura dei campi rom così è irrealizzabile»
Il presidente della Comunità di sant'Egidio Marco Impagliazzo

Il presidente della Comunità di sant'Egidio Marco Impagliazzo

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La presentazione della ventottesima edizione della guida «Dove mangiare, dormire lavarsi 2018», assieme al lancio della raccolta fondi per i pranzi di Natale al numero 45568, è l'occasione per la comunità di Sant'Egidio di fare il punto sulla povertà a Roma. Almeno 7.500 persone non hanno un'abitazione o dormono direttamente in strada; dei 230 posti in più progettati dal Comune per evitare l'assideramento ai senza tetto ne sono stati approntati solo 40; il superamento dei campi rom partito dal Camping River è fallito; 600 mila persone anziane sole e fragili hanno bisogno di una rete di vicinato.

La nuova edizione della cosiddetta "Guida Michelin dei poveri" - 253 pagine, 14 sezioni, 564 indirizzi e 8mila copie distribuite gratuitamente - raccoglie informazioni vitali su 41 mense, sulle cene in strada distribuite da 40 gruppi (di cui 14 parrocchiali), 47 strutture permanenti per dormire, 27 servizi docce (5 in più rispetto allo scorso anno), la lavanderia voluta da Papa Francesco, 39 centri per curarsi, 166 centri di ascolto (98) parrocchiali), 10 telefoni per aiuto, 32 centri per alcolisti e 19 per ludopatici, 13 centri per detenuti, 11 per donne vittime di tratta, 7 asili e scuole per bambini stranieri, 24 scuole di italiano per stranieri (di cui 11 di Sant'Egidio). Numeri in crescita che testimoniano una solidarietà diffusa, ma anche bisogni in crescita.

Alla base di tutto c'è il problema casa. «Roma è forse la città d'Italia che più soffre l'emergenza abitativa», afferma Impagliazzo spiegando che sono 10 mila le famiglie in lista d'attesa all'Ater, l'agenzia territoriale per l'edilizia residenziale del Comune di Roma, 25 mila hanno fatto occupazioni, 7 mila hanno occupato abusivamente case popolari, 5.500 i rom che vivono in baraccopoli, 4.500 in grave emergenza abitativa, 3 mila che dormono in strada. «E' una città nella città. Ma a Roma ci sono anche 250 mila appartamenti sfitti, senza contare il patrimonio abitativo demaniale, vuoto e abbandonato. Alla sindaca Virginia Raggi proponiamo la creazione di un'Agenzia pubblica dell'abitare che coordini volontariato, associazioni, istituzioni pubbliche, costruttori per individuare soluzioni abitative, garantite e sostenute dalle istituzioni».

Il caso del Camping River insegna. Il Comune ne ha annunciato la chiusura, invitando le famiglie a trovarsi una casa in affitto offrendo un contributo al canone per sei mesi. «Apprezziamo il piano di superamento dei campi rom del Campidoglio - dice Marco Impagliazzo - ma se non c'è il sostegno del Comune è un progetto felice che resta metà, un'idea buona ma irrealizzabile. Avevamo detto al Campidoglio di gestire meglio la fase di accompagnamento. Oltre ai sei mesi servirebbe che gli operatori sociali andassero a parlare con i proprietari delle case, perché c'è un pregiudizio sui rom». Senza garanzie da parte delle istituzioni, in sostanza, nessuno affitterò mai l'appartamento a una famiglia rom.

Anche sull'emergenza freddo la Comunità di Sant'Egidio sottolinea l'azione insufficiente del Campidoglio: «Il Comune anche quest'anno è in ritardo, è una nota dolente, ha predisposto una gara per 230 posti in più, ma le offerte ne hanno coperti solo 40, perché i badi sono partiti tardi, è mancato un annuncio pubblico che andava fatto ad agosto. Le associazioni hanno i volontari e le risorse, ma non gli spazi. E' il comune che dovrebbe sostenere le associazioni con i beni del demanio. La Comunità ne ospita alcune decine, dall'8 dicembre assieme all'Elemosineria vaticana abbiamo riaperto la chiesa di San Callisto. Ma se si devono aprire le chiese per far dormire le persone, è la prova che le strutture sono troppo poche».

Nel corso del 2017, i centri della Comunità di S.Egidio di Roma e provincia hanno distribuito, alla settimana, 5 tonnellate di alimenti, 3 tonnellate di vestiti, e nell'arco dell'anno 21 mila coperte e sacchi a pelo, 12 mila prodotti per l'igiene personale, 40 mila pacchi alimentari, 80 mila cene nella mensa di via Dandolo con 5.200 volontari e 120 mila cene in strada. Per sostenere il pranzo di Natale - il primo è stato nel 1982 a Santa Maria in Trastevere per 20 anziani soli e senza dimora - la Comunità di Sant'Egidio ha lanciato una campagna di raccolta fondi, tra il 10 e il 25 dicembre «A Natale aggiungi un posto a tavola» cui si può contribuire con un sms o una chiamata da rete fissa al numero 45568. La Comunità offrirà il pranzo di Natalea oltre 60 mila persone in oltre cento città italiane e 200 mila nelle sedi della Comunità in Europa, Africa, Asia e America Latina. In Italia tutti gli ospiti riceveranno anche quest'anno oggetti utili in regalo, come coperte, sacchi a pelo, indumenti, prodotti per l'igiene, zainetti, borsoni. «Non è un pranzo spot, un momento per sentirci buoni - sottolinea Impagliazzo - ma un pranzo solenne per le persone che abbiamo seguito tutto l'ann, è un pranzo di famiglia».



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