mercoledì 1 giugno 2022
Un video mostra la violenza dei bielorussi contro un gruppo di cubani per costringerli a varcare il confine. Per gli attivisti è in arrivo un'ondata di mediorientali al confine a nordest della Polonia
Botte nella notte in Bielorussia a un gruppo di profughi cubani per spingerli a varcare la frontiera polacca

Botte nella notte in Bielorussia a un gruppo di profughi cubani per spingerli a varcare la frontiera polacca - Frame di un video su Twitter

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Ancora immagini dure dalla foresta di Bialowieza, lungo il confine tra Bielorussia e Polonia. E segnali inequivocabili di ripresa del flusso di migranti verso la Polonia manovrato da Lukashenko e Putin per indebolire la frontiera orientale dell’Unione europea.

Un video pubblicato su twitter mostra le guardie di frontiera bielorusse picchiare selvaggiamente di notte, tra gli alberi e il reticolato di filo spinato che delimita la terra di nessuno, un gruppo di profughi cubani provenienti da Mosca e diretti nell’Ue per chiedere asilo. Tra di loro una giovane che chiede invano pietà in spagnolo perché è incinta. A bastonate i bielorussi volevano costringere i cubani ad attraversare il confine.



Le immagini sono state riprese dalle guardie polacche e sono state girate ad attivisti e giornalisti che le hanno postate sui social. Il pestaggio sarebbe avvenuto nella notte tra il 18 e il 19 maggio e il gruppo di cubani, una volta oltrepassata la frontiera, è stato trattenuto dalle guardie di Narewka, in Polonia, nell’area della chiesa ortodossa di Dubicze. Nei giorni successivi sarebbero stati respinti, anche se la poco plausibile versione polacca è che si sarebbero rifiutati di chiedere asilo e sarebbero tornati spontaneamente nella terra di nessuno.

«Queste persone – riferisce l’attivista Silvia Cavazzini che segue le vicende nell’area con Gandhi Charity – avevano già chiesto aiuto nei giorni precedenti dopo un respingimento da parte delle guardie di confine polacche, quando erano rimasti bloccati nella zona di nessuno da 5 giorni senza cibo e acqua».

Sul quotidiano polacco Gazeta Wyborcza è Anna Michalska, portavoce della Guardia di frontiera di Varsavia, a menzionare il video. Un attivista polacco, uno di quelli che lo scorso autunno usarono le lanterne verdi per indicare alle migliaia di profughi persi nel gelo dei boschi la salvezza e che chiede l’anonimato, sostiene che le guardie polacche abbiano respinto i cubani una volta accertato che le ferite non erano gravi. Ma cosa sta succedendo?

Le informazioni in possesso di attivisti polacchi e bielorussi dipingono un quadro drammatico. Starebbe per scoppiare nuovamente una crisi migratoria nella foresta all’estremo nordest dell’Europa confezionata, come nell’agosto 2021, dai governi bielorusso e russo concedendo visti per Minsk a disperati yemeniti, curdi, siriani, libanesi e afgani. Sarebbero già attivi sui social gruppi facebook di "agenzie viaggi" che vendono il pacchetto completo di visto russo o bielorusso a 2.900 dollari con viaggio e pernottamento in hotel a Minsk. I trafficanti garantiscono al 100% che porteranno i migranti dal Kurdistan iracheno alla Germania in un mese. Il nome di uno di questi gruppi è "Exodus in Europe". La parola curda leshaw, esodo, venne usata nel 2015, quando migliaia di curdi percorsero la rotta balcanica dalla Grecia alla Germania.

Secondo un profugo curdo, che è riuscito a raggiungere la Germania dopo essere stato nei mesi invernali nel terribile campo di Bruzgi (la base bielorussa convertita in centro profughi che da novembre a marzo ha ospitato migliaia di rifugiati vulnerabili), la prossima ondata sarà più grande di quella tra settembre e novembre 2021.

Un trafficante con cui è in contatto gli ha assicurato che porterà 300 persone ogni 10 giorni a Minsk a giugno dal Kurdistan iracheno. In questo momento non è facile l’accesso diretto in Bielorussia dalla Turchia, perciò molti di più passeranno dalla Russia. Qui i trafficanti apriranno una nuova rotta attraverso il confine con la Finlandia, cui Mosca vorrebbe far pagare anche così la richiesta di adesione alla Nato. Uno sguardo più ampio lo offre un’ex guardia bielorussa. Conferma l’imminenza di una ondata di 6000 profughi verso l’Ue. E che i suoi ex colleghi si comporteranno come in passato: quando nella zona cuscinetto lungo il confine vedranno troppe persone, ne lasceranno tornare alcune a Minsk e ne faranno entrare altre con le cattive condannandole a diversi giorni di fame, sete e freddo, a respingimenti e continui trasferimenti da una parte all’altra del confine.

Tutto fa pensare che la violenza filmata della foresta in una notte di maggio sia una drammatica anteprima delle notti estive al confine dimenticato d’Europa, dove la solidarietà mostrata poco più a sud verso i profughi ucraini non è mai arrivata.

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