mercoledì 10 maggio 2017
Monsignor Perego (Migrantes) richiama governi e istituzioni sul dramma delle persone in fuga da guerre, carestie e discriminazioni. Chiede più controlli e salvataggi ma anche interventi in Libia
Gian Carlo Perego, arcivescovo di Ferrara-Comacchio e direttore generale della Fondazione Migrantes

Gian Carlo Perego, arcivescovo di Ferrara-Comacchio e direttore generale della Fondazione Migrantes

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Ancora 250 vite perse nel Mediterraneo, donne e uomini che cercavano di raggiungere l'Europa e una vita meno precaria. E il giovane del Mali in attesa di protezione internazionale morto suicida a Milano. "Tutti questi morti, in mare e in stazione, chiedono non di indebolire, ma di rafforzare alcune azioni a tutela della dignità e della vita delle persone forzatamente migranti. Queste morti chiedono di estendere il controllo e il salvataggio nel Mediterraneo come prima e costante azione finchè il 'Mare Nostro" resterà l'unica via di fuga per le persone migranti".

In una nota per il Sir monsignor Gian Carlo Perego, arcivescovo di Ferrara-Comacchio e direttore generale della Fondazione Migrantes, chiede "un impegno deciso e immediato per e con la Libia, per e con i Paesi dell'Africa orientale e subsahariana, per una sicurezza nei loro Paesi e nei viaggi dai loro Paesi, oggi abbandonati ai trafficanti di esseri umani e a multinazionali senza scrupoli".

Per Perego si tratta di "allargare l'esperienza di corridoi e canali umanitari". Esperienze già in atto con l'impegno congiunto di istituzioni, società civile e Chiese. E questi ultimi morti "chiedono ancora più sicurezza sociale per i migranti accolti in Italia e in Europa, perché per mesi e per anni non subiscano nuove umiliazioni e privazioni"-

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