giovedì 18 giugno 2020
Governo pronto a sborsare altri 58 milioni, 3 in più dell'anno precedente. Oxfam: fondi per finanziare la cattura dei migranti e la deportazione nei campi di prigionia
Una delle motovedette libiche donate dall'Italia

Una delle motovedette libiche donate dall'Italia - Ansa

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A una settimana di distanza dall’annuncio di un incremento dei fondi italiani per la cosiddetta guardia costiera libica, nessuna retromarcia è arrivata dal governo. Mentre da Berlino una coalizione di Ong ha diffuso un dossier nel quale vengono denunciati i respingimenti di migranti avvenuti con la copertura politica della Commissione Ue.
Proprio dalla Libia è arrivata nei giorni scorsi la conferma di altri naufragi mai resi pubblici. Su una spiaggia vicino Tripoli la Mezza luna rossa ha rivenuto il corpicino di una neonata dall’apparente età di 5 mesi. Evidente che non si trovasse da sola in mare, da cui ci si attende la restituzione di altri cadaveri.
«L’Italia ha in programma di continuare ad aumentare gli stanziamenti alla Guardia Costiera libica: 3 milioni in più nel 2020, per un totale di 58,28 milioni di euro diretti alle autorità libiche, che portano il costo sostenuto dai contribuenti italiani a sostegno dell’accordo Italia-Libia, siglato nel 2017, a 213 milioni di euro», denuncia nuovamente Oxfam. E questo nonostante si continui a morire lungo la rotta del Mediterraneo centrale, con oltre 230 vittime dall’inizio dell’anno, e «nonostante numerose inchieste e testimonianze abbiano confermato il coinvolgimento della Guardia costiera libica – ricorda l’organizzazione umanitaria – nel traffico di esseri umani».
Dopo il dibattito sul rinnovo delle missioni militari italiane all’estero in Commissione Esteri alla Camera, che approderà presto in aula per il voto, i libici potranno dunque contare su altri fondi. Cifre, in realtà non complete di quanto sarebbe stato versato in questi anni sotto altre forme. «In sostanza – sottolinea Paolo Pezzati, esperto per le emergenze umanitarie di Oxfam Italia – si va avanti nella stessa direzione, in un Paese dove “l’industria del contrabbando e tratta” è stata in parte convertita in “industria della detenzione” con abusi e violenze oramai note a tutti, anche grazie a questo considerevole flusso di denaro».
Proprio ieri a Berlino un nuovo rapporto congiunto dei team legali di Alarm Phone, Borderline–Europe, Mediterranea Saving Humans e Sea–Watch ha denunciato la collaborazione tra l’Ue e la Libia finalizzata alla cattura e ai respingimenti di massa dei migranti nel Mediterraneo centrale.
Le ricostruzioni si basano su osservazioni di prima mano in mare e comprendono comunicazioni radio ascoltate da diversi attori, come le autorità europee e le autorità libiche, nonché richieste di aiuto da parte di persone in difficoltà in mare.
Le ricerche dei legali hanno permesso di ricostruire le “coperture politiche” di cui gode Frontex nelle operazioni di respingimento. Nel marzo 2019, l’ex Direttrice generale della Commissione europea, Paraskevi Michou, si è rivolta al direttore di Frontex Fabrice Leggeri con una una lettera. «La procedura descritta per comunicare gli avvistamenti di situazioni di pericolo, nonché le azioni iniziali riguardo alle suddette situazioni di pericolo, direttamente all’Mrcc “responsabile” (la centrale di soccorso competente, ndr) per la regione Sar, costituisce una procedura che è in linea con quanto prescritto dalla Convenzione di Amburgo del 1979». In realtà le Nazioni Unite contestano questa impostazione, chiedendo di non riconsegnare mai i migranti alla Libia. Ma tanto è bastato perché quella che secondo l’Onu è una violazione dei diritti umani, avvenisse con il via libera dell’Europa.

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