mercoledì 31 marzo 2021
Dal 2016 al 2021 i sinistri con vittime sono scesi da 2.129 a 1.718. Gli incidenti avvengono soprattutto nelle metropoli
Per il reato di omicidio stradale in 5 anni indagate 2.455 persone

Ansa

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L’ultimo mazzo di fiori a bordo strada è per una signora 68enne di Montecatini, caduta ieri dalla bici lungo una strada periferica. La Polizia municipale sta indagando per accertare se abbia sbattuto la testa a terra dopo aver sfiorato un furgone parcheggiato o se invece, secondo un’altra ipotesi, possa esser stata urtata da un’auto che poi è fuggita. Saranno i filmati delle telecamere di sorveglianza a confermare o smentire l’ipotesi. Dati alla mano, tuttavia, nell’ultimo quinquennio nelle grandi aree urbane italiane gli incidenti mortali sono scesi da 2.129 a 1.718. E il reato di omicidio stradale (introdotto nel marzo 2016 con l’articolo 589 bis del codice penale e che prevede pene fino a 7 o a 12 anni, in caso di stato di ebbrezza o uso di stupefacenti) conta numeri pesanti, con 2.455 guidatori indagati nelle grandi città per aver ucciso qualcuno, più altri 18.882 finiti sotto inchiesta per il reato di lesioni personali stradali (che scatta d’ufficio in caso di oltre 40 giorni di prognosi). Lo rivelano i dati di un dossier dell’Anci, che rappresenta gli oltre 8mila comuni italiani: «Cinque anni fa abbiamo voluto il reato di omicidio stradale perché è necessario proteggere la sicurezza dei cittadini a cominciare dagli utenti più deboli della strada, come pedoni e ciclisti – ragiona Antonio Decaro, sindaco di Bari e presidente dell’Anci –. I dati raccolti dalle nostre polizie locali dimostrano che è stata una decisione corretta».

Il dossier. Come detto, rispetto al periodo 2011-2015, nei cinque anni successivi nelle grandi aree urbane è sceso nettamente il numero dei sinistri mortali. Ma dal rapporto emerge pure come, fra il 2016 e il 2021, le polizie locali dei capoluoghi di provincia abbiano rilevato 2.837 incidenti mortali, con 2.932 decessi, più altri 306.746 scontri con feriti. Molto spesso, le vittime sono i pedoni (1.014) o i ciclisti, con 232 deceduti. «Sono ancora tante le vittime, di incidenti spesso provocati dalla distrazione di chi si mette alla guida, dalla scarsa consapevolezza dei rischi collegati alla propria condotta», osserva ancora Decaro, ricordando il «gran lavoro degli agenti delle polizie locali, presidio fondamentale per la sicurezza delle nostre comunità». Secondo dati Aci-Istat 2019, gli agenti locali rilevano il 65% dei sinistri stradali mortali e con feriti ogni anno in Italia, con repertamento delle fonti di prova e «ricostruzione della cinematica » (anche attraverso nuove tecnologie e i sistemi di videosorveglianza cittadina) per avviare le indagini anche nei casi di pirateria stradale.

Roma 'covo di pirati'. Fra le città con più di 150mila abitanti e i capoluoghi di regione, la Capitale vanta un triste primato: 622 incidenti con 635 morti. Seguono Milano (197 con 201 deceduti); Napoli (137 con 138); Torino (126 con 129) e Genova (97 con 99 decessi). Le aree urbane con il calo più marcato di decessi rispetto al quinquennio precedente sono state: Roma (da 807 a 635); Milano (da 241 a 201); Firenze (da 86 a 47) e Bologna (da 92 a 73). In totale, come detto, le persone indagate per omicidio stradale sono state 2.455, con casi aggravati da guida alterata da ebbrezza alcolica (160) e da sostanze stupefacenti (135). Nonostante il nuovo reato, la pirateria stradale continua, con 183 casi di fuga e omissione di soccorso a persone poi decedute: episodi avvenuti soprattutto nelle grandi città (57 casi nella Capitale, altri 12 a Milano). I 'motivi' addotti dagli indagati per la fuga? Soprattutto la «mancanza di copertura assicurativa o un problema con la patente (mai conseguita, sospesa o revocata)».

Prove robuste, processi più rapidi. Secondo il dossier dell’Anci, «la stragrande maggioranza dei procedimenti penali si conclude già in udienza preliminare» con la richiesta degli imputati «di un rito alternativo con riduzione della pena». Rispetto alla durata, grazie ai «tempestivi rilievi nei sinistri stradali», si è notata «una riduzione dei tempi delle sentenze, con decisioni della Corte di Cassazione in molti casi avvenuti nel quinquennio». Nessuno restituirà ai propri cari le persone perdute, ma almeno molti di quei processi non durano più decenni.

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