giovedì 18 settembre 2014
​L'indagine della procura di Genova riguarderebbe il fallimento di una società di distribuzione di giornali, la Chil post. Il premier: non è un complotto. 
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Tegola giudiziaria in casa-Renzi. Il papà del premier, Tiziano, ha ricevuto un avviso di garanzia nell’ambito di un’inchiesta per bancarotta fraudolenta. Al centro del caso la Chil post, azienda di famiglia che per cinque anni (dal 1999 al 2004) è stata affidata - come titolari di una divisione - anche all’attuale presidente del Consiglio e alle sue sorelle. L’impresa, che si occupava di distribuzione di giornali e pubblicità, è stata vendura nel 2010 ed è fallita nel 2013. Il curatore ha rilevato anomalie in alcune cessioni di rami d’azienda e nella situazione debitoria, e dalla sua denuncia i pm di Genova (l’azienda ha trasferito la sede legale nel capoluogo ligure nel 2003) hanno messo nel mirino Tiziano Renzi e due ex amministratori, Antonello Gabelli e Gian Franco Massone.Il papà del presidente del Consiglio ha reagito con apparente calma. E ha affidato le sue reazioni ad una nota passata anche per Palazzo Chigi: «Alla veneranda età di 63 anni e dopo 45 anni di attività professionale ricevo per la prima volta nella mia vita un avviso di garanzia. I fatti si riferiscono al fallimento nel novembre 2013 di una azienda che io ho venduto nell’ottobre 2010. Sono certo che le indagini faranno chiarezza ed esprimo il mio rispetto non formale per la magistratura inquirente ma nel dubbio, per evitare facili strumentalizzazioni, ho rassegnato le dimissioni da segretario del circolo del Pd di Rignano sull’Arno». Poco prima, interpellato dai cronisti, Tiziano Renzi aveva assicurato di non essere preoccupato: «Non ho nemmeno nominato un avvocato». «Non è escluso che possano esserci altri indagati», ha affermato in serata Michele Di Lecce, procuratore capo di Genova. Tra i precedenti della Chil c’è anche una causa di lavoro persa con un operaio pagato in nero: i giudici hanno ordinato 90mila euro di indennizzo.La vicenda ha avuto una prevedibile ricaduta politica. Silenzio tombale del premier e silenzio tombale anche dal Pd. «Guai a chi parla di complotto», sono le uniche parole scappate a Palazzo Chigi. Solidarietà piena e totale a Tiziano e Matteo Renzi è invece giunta da Forza Italia ed Ncd, che parlano ormai apertamente di «giustizia ad orologeria». La Chil era già arrivata sui giornali per via di una vicenda collegata al premier: poco prima di essere candidato presidente della Provincia, Renzi venne inquadrato dall’azienda di famiglia come dirigente, "salvando" - secondo le ricostruzioni dei quotidiani che si sono occupati del caso - i contributi figurativi. A Firenze c’è movimento anche intorno al fascicolo che riguarda l’appartamento del finanziere Marco Carrai che l’allora sindaco Renzi ha abitato dal marzo 2011 al gennaio 2014.
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