mercoledì 10 luglio 2013
Dal “Piano azione coesione” stanziamenti a beneficio delle 4 regioni più fragili. A Campania, Puglia, Calabria e Sicilia i fondi per migliorare i servizi ai più piccoli, per l’assistenza domiciliare agli over 65 e per la formazione di operatori e assistenti familiari qualificati.
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«È necessario incrementare le dotazioni di capitale sociale, attivando politiche di inclusione e sostegno. È un obiettivo di civiltà offrire maggiori tutele a bambini e anziani...». Sono le 11.30 quando il vice ministro dell’Interno, Filippo Bubbico riassume ai cronisti nella grande sala stampa del Viminale l’intento alla base delle iniziative contenute nel cosiddetto Pac, il «Piano azione coesione», che disporrà di una dotazione finanziaria non di poco conto, in questi tempi di crisi: 730 milioni di euro «provenienti da fondi Ue, riprogrammati dall’esecutivo». Stanziamenti, aggiunge Bubbico, che serviranno per predisporre servizi di natura sociale in Campania, Puglia, Calabria e Sicilia (le 4 regioni dell’obiettivo convergenza dell’Unione, ritenute più fragili perché con un Pil pro capite inferiore al 75% della media comunitaria).Riguardo al plafond disponibile, spiega il prefetto Giuseppe Procaccini, 400 milioni saranno destinati a favore di progetti per i minori da zero a tre anni e gli altri 330 per iniziative a vantaggio di anziani «over 65 non autosufficienti». I beneficiari delle risorse, ha chiarito il prefetto Silvana Riccio, a capo dell’Autorità di gestione che monitorerà tutte le fasi di attuazione, saranno gli enti locali: «I Comuni, ai quali spetta il compito di presentare i progetti, che dovranno essere esaminati e validati nell’arco di 60 giorni». Alla fine della validazione, precisa il prefetto Riccio, «verrà già concesso un anticipo non inferiore al 5% dell’intero progetto. E una rendicontazione ad hoc verrà tenuta con l’aiuto delle Regioni». «Con questa iniziativa, nelle intenzioni del ministro Angelino Alfano, il Viminale punta ad ampliare la «dimensione di ministero dei diritti». E il vice ministro Bubbico chiarisce il concetto: «Non ci sostituiamo a regioni e comuni, ma li affianchiamo, offrendo un contributo per affrontare alcune fragilità». Il piano è triennale (2013-2015) e si propone di rafforzare i servizi alleggerendo il carico che pesa sulle famiglie per l’assistenza e, al contempo, offrendo nuove opportunità di lavoro.A cosa serviranno i fondi? Per migliorare nelle quattro regioni i servizi per i più piccoli, per l’assistenza domiciliare agli anziani, ma anche per la formazione di operatori e assistenti familiari e per la sperimentazione di «protocolli di presa in carico personalizzata» di chi accusa difficoltà dovute all’età avanzata. «L’ammontare del primo riparto – puntualizza il prefetto Riccio – è di 250 milioni di euro, di cui 120 destinati all’infanzia. Cioè quanto, secondo le statistiche, hanno speso le quattro regioni per i nidi e l’infanzia nel periodo 2010-2011». Per avere un’idea dell’impatto sociale che i progetti potranno avere, se diverranno realtà, la Riccio anticipa una proiezione: «Si potrebbero accogliere negli asili nido campani, pugliesi, calabresi e siciliani 14mila bambini in più...».Per la prima tranche, gli enti locali avranno circa sei mesi («Fino a dicembre») per presentare i progetti. «Occorre uno sforzo progettuale per trasformare le risorse in servizi reali e fruibili», insiste il prefetto Riccio, che però guarda anche al futuro, quando i fondi triennali finiranno: «Resta aperto il problema della continuità delle risorse, per non creare delle aspettative che potrebbero poi venire deluse».
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