sabato 2 giugno 2018
Viaggio nel quartiere finito alla ribalta per i cland degli Spada e dei Fasciani. «La Caritas, ahimè, va a gonfie vele»
Uno scorcio di Ostia

Uno scorcio di Ostia

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Domani, solennità del Corpus Domini, papa Francesco sarà a Ostia: alle 18 presiederà la Messa nella piazza antistante la parrocchia di Santa Monica, poi si svolgerà la processione per alcune strade del quartiere sul litorale romano, fino alla parrocchia di Nostra Signora di Bonaria, quindi la benedizione finale. Da oltre quarant’anni il Corpus Domini veniva celebrato a San Giovanni in Laterano: «Si interrompe una tradizione ma se ne riprende un’altra – sottolinea il vescovo del settore Sud, di cui fa parte Ostia, Paolo Lojudice –: quella che fino al 1978, con Paolo VI, ha visto la celebrazione del Corpus Domini in zone varie e diverse della città. Questa – prosegue Lojudice – è una bella possibilità per tutto il quartiere: non è la visita a una parrocchia, ma a un’intera comunità». I numeri lo confermano: circa 850 i bambini della Comunione che parteciperanno, a cui è stato chiesto di indossare la classica tunica bianca; 150 i ragazzi degli oratori, che saranno identificati da una maglietta gialla; 350 i giovani delle Cresime, con maglietta rossa.

Ostia che domani, domenica 3 giugno, accoglierà papa Francesco in occasione della celebrazione del Corpus Domini (nella piazzetta antistante la parrocchia di Santa Monica, a partire dalle 18, diretta su Tv2000), l’abbiamo incontrata mercoledì sera su una spiaggetta dell’Idroscalo. Il rumore del mare, un cielo luminoso, una luna rossa uscita dall’orizzonte all’arrivo dell’ostensorio col Santissimo. Più di duecento persone, coi loro sacerdoti, per un momento di preghiera in preparazione all’incontro di domenica con Cristo e col suo Vicario. «Per essere capaci – sottolinea il vescovo di settore don Paolo Lojudice – di accorgerci, accogliere e riconoscere Cristo che è nell’Eucaristia ma anche nel povero, nell’ultimo» e «per essere uniti, un’unità che produce amore, l’unico modo per costruire il bene» e «perché anche questa piccola Ostia faccia emergere il suo volto migliore ». Non solo Spada e Fasciani, mafia e collusioni. E proprio 'Costruire il bene' sarà il tema della riflessione nel corso della processione di domenica. Quel bene che siamo andati a cercare nelle zone che saranno attraversate, cominciando dalle parrocchie, di Santa Monica e Nostra Signora di Bonaria, dalle scuole e dall’Idroscalo.

Santa Monica, 40mila abitanti, il 30% in case popolari anni 60, provenienti dalle baraccopoli romane. Ci accoglie il parroco don Giovanni Falbo, 72 anni, qui da 40, la 'memoria storica' di Ostia. «Facciamo tutto ma senza etichette. Tutte attività parrocchiali e diocesane, seguendo le tre branche pastorali: evangelizzazione, formazione e carità». Incontri nei palazzi «per portare la parola di Dio nelle case. Abbiamo avuto fino a 46 centri ma purtroppo ora sono solo dieci». Perché uno dei problemi della parrocchia è l’invecchiamento, dei sacerdoti e dei laici. Ma si va avanti lo stesso. Con la formazione degli adulti, la scuola di teologia, il gruppo biblico. E ancora il centro di ascolto e quello per ricerca lavoro, e il centro della Caritas riferimento di tutta Ostia. «L’ultimo anno abbiamo distribuito 190mila euro: bollette scadute, medicinali, affitto anche per le case popolari che non superano i 100 euro al mese».

E c’è chi non ce la fa. Poi ci sono le dipendenze, dall’azzardo all’alcool, alla droga. E strettamente legato l’usura, che viene seguita dal Centro di aiuto alla vita 'Volare'. «Gira molta droga, sia spaccio che consumo. A gestire l’affare sono gli Spada e i Fasciani, ma a spacciare sono le ultime ruote del carro». Don Giovanni analizza e spiega. «Quaranta anni fa era peggio, in certe zone non si poteva neanche entrare. Ora la criminalità è più organizzata ma anche più ristretta. Però Ostia non è solo questo, è fatta di volontariato, impegno sociale sia cattolico che laico». E ora l’arrivo di Francesco. «Abbiamo bisogno di lui, questa è periferia di Roma e periferia di Ostia, dove c’è più emarginazione».

Anche per don Carlo Turi, parroco di Nostra Signora di Bonaria, 15mila abitanti, «Ostia è semplicemente una periferia di Roma. Abbiamo il marchio di quei nomi, ma la stragrande maggioranza sono persone perbene». E allora, aggiunge, l’incontro col Papa «deve essere occasione per riconoscere il bene costruito e progettarne altro». E la parrocchia non è stata certo con le mani in mano. «Cerchiamo di essere punto di aggregazione, soprattutto con l’oratorio e da quest’anno con la scuola di calcetto, l’unica struttura sportiva della zona. C’era una pista di skate ma lo scorso anno è stata bruciata». Ed essere punto di aggregazione per i giovani è importantissimo. «Anche lo 'struscio' lo fanno in altri quartieri, perché qui c’è poco da strusciarsi. Non c’è nulla, la parrocchia e basta». Che ha anche un gruppo teatrale che rappresenta musical. Invece c’è tanto spaccio, «molto nelle scuole superiori».

Un impegno su tanti fronti. «La Caritas, ahimè, va a gonfie vele. Seguiamo quaranta famiglie, quasi tutte italiane, soprattutto per i viveri». Un’attività che, ci spiega don Carlo «coinvolge tutta la comunità parrocchiale». E ci fa vedere il tabellone affisso in chiesa con le richieste delle varie tipologie di viveri. Non meno coinvolgente l’attività per i disabili. «In occasione del 50mo della parrocchia, due anni fa come segno tangibile di sensibilizzazione è nato 'Cuore di cuoio', gruppo di 15 famiglie con ragazzi disabili. Producono oggetti in cuoio, un po’ per autosostenersi e un po’ per far crescere l’autostima». Poi ci porta a vedere lo spazio verde dove nascerà un orto che sarà coltivato da bambini autistici. Ci sono anche due ulivi, segno di pace per questo territorio così martoriato. Don Carlo non fa sconti. Ricorda che «vengono in parrocchia a chiedere aiuto anche i familiari di giocatori patologici. Ma vengono solo quando sono finiti in mano ai cravattari». E l’usura a Ostia è appannaggio dei ben noti clan. Anche loro portano i figli in parrocchia a fare catechismo. E chiedono i funerali. L’ultimo, di uno degli Spada, poco dopo quello famoso del boss Casamonica a Roma, fu blindatissimo, con «polizia che presidiava tutto – ricorda don Carlo –. Così si evitò la spettacolarizzazione e il profilo fu bassissimo». La stessa chiesa dove arriverà il Papa. «È sempre stato vicino alle periferie esistenziali, non lo dice solo, lo pratica». E qui, ripete il parroco, troverà «un bene costruito e da rafforzare. Troverà un’altra Ostia».

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