giovedì 29 ottobre 2020
Mancano strutture d’accoglienza per i senza dimora contagiati. Don Ambarus (Caritas): il piano freddo dovrà prevedere una struttura di isolamento fiduciario prima dell’ospitalità
Ostello di Roma: troppi ritardi, 67 i positivi

Siciliani

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Sono saliti a 67 i positivi tra gli 80 ospiti dell’Ostello per senza dimora della Caritas di Roma. È il più drammatico effetto dei ritardi delle istituzioni locali nel trovare strutture di accoglienza per i contagiati. Così malgrado l’impegno degli operatori della Caritas, con l’unico aiuto della Croce rossa, il virus ha dilagato, colpendo persone già fragili. Ora gran parte degli ospiti è stata trasferita, purtroppo tardi. Ma i problemi non finiscono. Soprattutto in vista dell’emergenza freddo. «Il piano freddo deve prevedere una struttura di isolamento fiduciario prima dell’accoglienza – avverte il direttore della Caritas, don Benoni Ambarus –. La Caritas ne ha una con 30 posti, ma gli altri no. Così nessuno potrà ospitare».

Proprio per questo don Ben ha chiesto un incontro al Comune per discutere di questa urgenza. E intanto ha incontrato il prefetto Matteo Piantedosi per illustrare il problema e aprire un’interlocuzione. «L’anno scorso come Caritas avevamo una struttura di 72 posti che quest’anno volevamo portare a 100, oltre ad altri 70 posti nelle parrocchie. Ma senza struttura d’isolamento salta tutto. Siamo già in ritardo». Come accaduto per l’Ostello. Ricordiamo che il 13 ottobre era stata annunciata pubblicamente, a seguito di alcuni casi di positivi, la sospensione del-l’attività ordinaria per garantire la sicu- rezza di ospiti, operatori e volontari. In quella data era stato diffuso un appello per una «sollecita presa in carico totale degli ospiti contagiati da parte delle Istituzioni». Già dal 5 ottobre era stato segnalato alla Asl il ricovero di un ospite.

Si era così attivato un primo screening, a partire dal 6 ottobre, degli 80 ospiti: 23 erano risultati positivi, oltre a 2 operatori; 5 erano stati ricoverati. Purtroppo il trasferimento delle persone positive è avvenuto con estrema lentezza (solo 4 il 13 ottobre) per indisponibilità di posti nelle strutture di isolamento. Nonostante gli sforzi di separazione delle persone in aree diverse del-l’Ostello, al secondo screeningdel 16 ottobre, altri 25 ospiti si sono positivizzati. Ma solo il 20 ottobre sono iniziati i trasferimenti presso 4 strutture e dal 21 al 23 ottobre sono state trasferite altre 25 persone a 'Casa tra noi', struttura appena aperta proprio per senza dimora. Questi ritardi hanno prodotto altri positivi al terzo screeningdel 26 ottobre: 19 ospiti dei 29 rimasti che attualmente sono in fase di trasferimento.

Si spera al più presto. Nessun operatore si è infettato nello stesso periodo. Il problema più urgente, oltre al tempestivo trasferimento dei positivi, è l’accoglienza delle persone che si sono nel frattempo negativizzate e che devono lasciare gli 'alberghi Covid', ma che non possono tornare in Ostello se restano le persone positive. Finiranno per strada? Amara la riflessione di don Ben. «Poteva essere evitato tutto questo? Assolutamente sì, portando subito via i positivi. Capisco le difficoltà per trovare le strutture, ma il ritardo c’è stato. Ora prima portano via tutti i positivi e prima potremo tornare ad accogliere». Prima che l’emergenza si aggravi col freddo.

Come richiesto da mesi da parte della Caritas di Roma e dalle varie associazioni che si occupano dell’accoglienza di persone fragili, oltre al tracciamento dei contatti stretti e ai test immediati, per questa popolazione è fondamentale il trasferimento tempestivo delle persone positive in strutture specifiche (come previsto per l’intera popolazione che non può gestire un isolamento domestico) per realizzare un efficace isolamento ed evitare, come purtroppo è successo, che si creino dei clusters 'iatrogeni'. Inoltre è ormai improcrastinabile l’attivazione di 'strutture ponte' per garantire nuove accoglienze in sicurezza, se vogliamo tutelare non solo queste persone particolarmente fragili, ma l’intera popolazione.

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