domenica 11 settembre 2022
Si tratta della terza missione per il capofamiglia. Le due precedenti erano servite a portare in Italia quattordici profughi di Kharkiv, Dnipro e Bucha
La carovana della pace in Ucraina Stopthewarnow

La carovana della pace in Ucraina Stopthewarnow - .

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Luigi, la moglie Cristina, le loro figlie Beatrice e Rebecca di 21 e 19 anni. All’ultima carovana dei pacifisti Stopthewarnow che si è spinta fino al cuore del conflitto ucraino ha preso parte anche un’intera famiglia, gli Uslenghi, volontari della San Vincenzo de’ Paoli arrivati dalla provincia di Milano. Il loro furgone rosso carico di aiuti umanitari, allegria e sorrisi magnetici risaltava nel gruppo di una cinquantina di persone che nei giorni scorsi ha raggiunto Odessa e Mykolaiv affrontando un viaggio rischioso e interminabile per incontrare la popolazione costretta a vivere sotto i bombardamenti.

«Siamo partiti alle quattro del mattino da Abbiategrasso e abbiamo impiegato due giorni interi di viaggio per arrivare in Ucraina. Il mezzo ci era stato prestato da don Massimo Mapelli, presidente di “Una casa anche per te”, un’associazione impegnata in progetti di recupero dei beni confiscati alla mafia. Grazie ai Lions e ad altre realtà e aziende locali avevamo raccolto così tanti aiuti che sono bastati anche a riempire un furgone della Focsiv proveniente da Brescia», spiega Luigi, confessandoci di non aver intrapreso un’impresa del genere a cuor leggero.

«È stato il mio terzo viaggio in Ucraina da aprile ma solo stavolta ho portato la mia famiglia al completo. Ero stato a Leopoli con la prima carovana della pace Stopthewarnow insieme a un gruppo di amici vincenziani, poi sono tornato a giugno con mia moglie e la figlia maggiore. La più piccola, Rebecca, era rimasta a casa per preparare l’esame di maturità ma stavolta è voluta venire con noi a tutti i costi».

La famiglia Uslenghi con i tre amici

La famiglia Uslenghi con i tre amici - .

I due precedenti viaggi erano serviti anche a portare in Italia quattordici profughi originari di Kharkiv, Dnipro e Bucha: donne e bambini, anziani e disabili che hanno trovato un alloggio temporaneo a casa di altri volontari, in provincia di Milano. Sono diventati una famiglia allargata e in agosto sono andati in vacanza tutti insieme in montagna. Persino gli ucraini li avevano sconsigliati di andare a Mykolaiv, perché la città si trova a pochi chilometri dal fronte e viene bombardata ogni giorno. Ma ormai Luigi, Cristina, Beatrice e Rebecca avevano deciso di partire, per testimoniare direttamente la loro volontà di pace e non restare indifferenti di fronte al dolore altrui.

«Che diritto abbiamo noi di vivere al sicuro mentre quelle persone, quei bambini, devono rischiare in ogni momento di essere ammazzati? », si domanda Luigi. Così gli Uslenghi hanno affrontato una lunga odissea attraverso l’Europa orientale che li ha visti alternarsi alla guida del furgone rosso per oltre 6.700 chilometri insieme a Gerardo, Daniele e Martina - altri tre amici partiti con loro. «C’era ovviamente un po’ di preoccupazione, da parte di tutti. La seconda notte in cui abbiamo dormito a Odessa alle tre di notte sono scattate sirene assordanti. La città è stata attaccata con due missili lanciati dalla Crimea. Uno è stato distrutto dalle forze di difesa antiaeree, l’altro ha colpito un’area aperta senza fare vittime».

Il vero momento di paura l’hanno vissuto però quando sono ripartiti da Mykolaiv mentre in lontananza si sentivano le bombe. «Temevamo che l’artiglieria russa potesse colpire il ponte che collega la città alla terraferma magari proprio mentre passavamo noi. Ho spinto il piede sull’acceleratore e infine ho tirato un sospiro di sollievo». Ma il loro impegno per l’Ucraina proseguirà anche nei prossimi mesi: «adesso aiuteremo i bambini ucraini nell’inserimento a scuola, poi proseguiremo la raccolta fondi per realizzare nuovi impianti idrici per la popolazione di Mykolaiv rimasta senz’acqua».

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