martedì 10 settembre 2013
​Stanziamenti così non si vedevano da tempo ma c'è ancora molto da fare. È rimasta nel cassetto la norma per risolvere la carenza di presidi in Lombardia. Stralciato all'ultimo minuto l'articolo che fissava un numero minimo per la formazione delle classi. Avrebbe penalizzato le paritarie.
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Il governo torna ad investire sulla scuola. E all’ultimo minuto evita una norma che avrebbe penalizzato gli istituti paritari. Sono gli aspetti principali di una giornata che ha visto il governo varare un decreto legge che «vuole rilanciare la scuola, l’università e la ricerca», tanto da far dire al ministro dell’Istruzione Maria Chiara Carrozza: «sono commossa e orgogliosa come ministro di aver riportato la scuola nell’agenda politica del Paese». Di certo il decreto prevede alcuni investimenti come non si vedeva da tempo, anche se qualche norma attesa è rimasta nel cassetto, come quella sulla soluzione della mancanza di presidi di ruolo in Lombardia (come sottolinea in una dura nota la Disal-presidi) scegliendo la via delle reggenze, o la parte relativa al potenziamento del raccordo scuola-impresa. Abrogato invece il contestato «bonus maturità», ma non è chiaro se immediatamente.Un capitolo a parte spetta al sistema paritario. All’ultimo minuto il Consiglio dei ministri ha stralciato l’articolo che fissava un numero minimo per la formazione di una classe (anche «articolate»). «Una norma che voleva colpire i diplomifici – spiega il sottosegretario all’Istruzione Gabriele Toccafondi, con delega alla parità –, ma che avrebbe indirettamente potuto danneggiare le paritarie». Si è dunque preferito seguire un’altra strada per fermare quegli istituti nati per «vendere il titolo di studio», aumentando «le ispezioni e le circolari in materia». Salta, almeno per ora, anche la norma destinata a fare chiarezza sul pagamento dell’Imu e della Tarsu da parte delle scuole paritarie, anche se un errore nel comunicato della presidenza del Consiglio ha fatto sperare diversamente. «Se ne riparla in fase di definizione della Service Tax», spiega ancora Toccafondi, che sottolinea comunque come il governo sia orientato a esentare dall’Imu le paritarie con gestione Onlus o non profit e a equiparare il pagamento della Tarsu ai criteri per le statali (6 euro ad alunno e non per metri quadrati come previsto). «L’articolo è stato stralciato – commenta –, ma il dibattito ha dato ampi frutti innanzitutto culturali, perché ha posto al centro non una contrapposizione tra pubblico e privato».Per la scuola statale sono dunque in arrivo investimenti, soprattutto rivolti a studenti, famiglie e docenti. Ecco arrivare 100 milioni di euro per aumentare il Fondo per le borse di studio agli universitari, e altri 15 per garantire ai capaci e meritevoli, ma privi di mezzi di accedere ai livelli più alti dell’istruzione. Sei milioni anche per le borse di studio agli studenti dell’Alta formazione artistica, musicale e coreutica. Stanziamenti anche per la lotta alla dispersione, fenomeno ancora esistente nella nostra scuola, soprattutto in alcune zone del Paese: nei prossimi due anni arriveranno 15 milioni di euro per potenziare un programma di didattica integrativa, con il prolungamento dell’orario scolastico. Altri 6,6 milioni di euro andranno all’orientamento scolastico nella secondaria, e 13,2 milioni (nel 2014 e 2015) per potenziare l’insegnamento della geografia generale ed economica. Buone notizie anche per le tasche delle famiglie: stanziati 8 milioni di euro per l’acquisto nelle secondarie di libri di testo e e-book, mentre il tetto di spesa nei libri sarà affidato direttamente al dirigente scolastico. Sul fronte dei docenti c’è l’annuncio di un piano triennale di immissioni in ruolo per 69mila docenti e 16mila Ata (il personale ausiliario, tecnico e amministrativo), oltre all’assunzione di 57 nuovi ispettori ministeriali, e oltre 26mila docenti di sostegno. Per la formazione dei docenti, il governo stanzia altri 10 milioni.Sul fronte delle reazioni, questa volta, sembrano prevalere quelle positive. «Si sta andando nella direzione giusta» commentano molti esponenti politici e sindacali, anche se non mancano alcune voci critiche, in particolare dell’opposizione. La parola passa ora al Parlamento chiamato ad analizzare e approvare il decreto, mentre la scuola, quella fatta di studenti e docenti, prosegue nella sua ripresa scaglionata per il nuovo anno scolastico. Oggi ritorno in classe per gli studenti del Piemonte.
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