venerdì 29 ottobre 2010
La Squadra Mobile di Reggio Calabria ha dato esecuzione, in Calabria e in altre regioni d'Italia, a numerose ordinanze di custodia cautelare in carcere a carico di appartenenti, capi e gregari, ai sodalizi criminali, tra loro consorziati.
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Due anni di estorsioni e danneggiamenti compiuti a Reggio Calabria sono stati ricostruiti dalla polizia di Stato che stamani ha compiuto una operazione contro alcune cosche della città. I 34 destinatari dell'ordinanza di custodia cautelare sono appartenenti, capi e gregari, ai sodalizi criminali, tra loro consorziati, Borghetto, Zindato e Caridi tutti aderenti al cartello Libri, operanti nei quartieri Ciccarello, Modena e San Giorgio, e di elementi di spicco delle cosche Serraino e Rosmini, anch'esse operanti nella medesima porzione di territorio collocato tra la zona centro e la zona sud della città di Reggio Calabria Nel corso delle indagini è emerso un vero e proprio controllo del territorio da parte degli uomini delle cosche che imponevano il pizzo a imprenditori e commercianti reggini. Per coloro che opponevano resistenza al pagamento delle estorsioni venivano organizzati danneggiamenti ad automobili oppure strutture commerciali. Gli investigatori hanno individuato anche il responsabile dell'omicidio di Giuseppe Lauteta compiuto nel gennaio 2006 a Reggio Calabria. Ci sono anche l'allenatore della squadra di calcio "Valle Grecanica", che milita nella serie D interregionale, Natale Iannì, e il direttore sportivo della stessa società, Cosimo Borghetto tra gli arrestati dell'operazione contro le cosche reggine della 'ndrangheta eseguita dalla Squadra mobile di reggio Calabria. In manette è anche finito l'ingegnere Domenico Cento, di 50 anni. È sfuggito alla cattura, invece, il boss Francesco Zindato, esponente di primo piano del cartello della cosca Libri. I particolari dell'operazione sono stati illustrati dal Procuratore della Repubblica di Reggio Calabria, Giuseppe Pignatone; dal questore, Carmelo Casabona, e dal dirigente della Squadra mobile, Renato Cortese. È stimato in 5,4 miliardi di euro, nel 2010, il business della 'ndrangheta in Calabria. Il dato emerge da un rapporto sugli ''affari sporchi" delle cosche condotto da Banca di credito cooperativo Mediocrati e Demoskopika. È la voce estorsioni e usura quella più consistente per i bilanci delle 'ndrine: 3 miliardi di euro. Oltre un terzo degli imprenditori intervistati per la realizzazione della ricerca (32,6%) ne percepisce una crescente diffusione mentre il 27,2%, preferisce non pronunciarsi. Gli appalti pubblici portano nelle casse delle organizzazioni risorse per 2,4 miliardi per appalti, subappalti, affidamenti e forniture di beni e servizi. «Basti citare - è scritto nell'indagine - i lavori di ammodernamento del tratto calabrese dell'autostrada Salerno-Reggio Calabria che ha visto la malavita locale procurarsi la complicità dei direttori dei cantieri appaltati e la collusione con funzionari in relazione alle autorizzazioni di subappalti e alle varianti in corso d'opera». Dalla ricerca viene fuori che un imprenditore intervistato su quattro, precisamente il 27,4%, dichiara di non sentirsi assolutamente al sicuro per l'elevata diffusione delle attività criminali nel contesto in cui opera. Se a questi aggiungiamo il 50% di quanti sentendosi abbastanza sicuri fanno comunque rilevare che le attività criminali sono evidenti pur se piuttosto rare, si arriva ad un totale di 76,5% persone che non si sente completamente al sicuro. Solo per il 15,3% del campione, l'area territoriale in cui opera risulta molto sicura lasciando sottendere di non avere mai sentito parlare di attacchi criminali contro le imprese. A livello settoriale, il senso di insicurezza risulta molto diffuso soprattutto tra gli imprenditori agricoli (38,5%) e tra quelli del settore edile (33,3%), e in misura minore tra le attività dei servizi (17,4%).
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