mercoledì 3 giugno 2015
​Parla il ministro della Difesa: ultime battute nella ricerca di un accordo con l'India, altrimenti dovremo percorrere la strada della controversia internazionale.
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Dopo quasi 70 anni e in un contesto internazionale radicalmente cambiato, qual è oggi il significato della Festa della Repubblica? Il 2 giugno è il compleanno della Repubblica – dice il ministro della Difesa Roberta Pinotti – e a testimoniarne l’importanza sono tutti gli italiani arrivati a Roma da tante Regioni del Paese. Per vedere la sfilata e per salutare il Presidente. È stato molto emozionante accompagnarlo sulla Lancia Flaminia per passare in rassegna tutti i corpi schierati, tra ali di cittadini che ci hanno mostrato tutto l’affetto e l’importanza riconosciuta al Capo dello Stato, simbolo dell’unità nazionale e della Repubblica. Penso che il 2 giugno sia ancora un momento importante di identità del Paese. Lo vedo in questo sentimento diffuso di appartenenza comunitaria. Ovviamente quest’anno è stato ricordato anche il centenario della Prima guerra mondiale, il sacrificio e la tragedia. Onorandone i caduti. C’è chi critica la scelta di festeggiare la Repubblica italiana con una parata ad alto tasso di presenza militare... A differenza di altri stati, in Italia scegliamo di fare una sfilata soprattutto con gli uomini e le donne. Non è una sfilata di mezzi bellici e di sistemi d’arma, come a Mosca. Nessuna esibizione 'muscolare', ma cittadini che sfilano non in quanto armati, ma perché, avendo giurato fedeltà alla Repubblica, decidono di servire lo Stato, con un servizio difficile e impegnativo. È stato molto significativo avere tutti gli appartenenti delle Forze Armate, i ragazzi delle accademie, ma anche i corpi dello Stato: la Polizia, i Vigili urbani, i Vigili del fuoco, la Protezione civile, i giovani del Servizio civile. Tutto ciò dà l’idea che c’è uno Stato e c’è chi sceglie di servirlo in armi, in altri corpi, o nel Servizio civile. Decide cioè di dedicare la propria vita al servizio della comunità. È questo il significato profondo e il modo bello in cui si può celebrare la festa della Repubblica. Il 2 giugno è il momento in cui le Forze armate rendono omaggio alla Repubblica. Quest’anno abbiamo visto novità importanti nella sfilata, gli atleti e i bambini. Lo abbiamo fortemente voluto. Hanno sfilato gli atleti delle Forze armate, sia i medagliati olimpici che gli atleti paralimpici, spesso donne e uomini feriti nelle missioni, che per superare i loro problemi hanno deciso di impegnarsi comunque nello sport. Hanno partecipato con successi clamorosi ai giochi paralimpici a Londra. E abbiamo fatto partecipare i bambini che hanno colorato di rosso e verde degli ombrelli bianchi: tricolori che proteggono e danno sicurezza alla Repubblica. Inoltre hanno sfilato solo donne e uomini e non mezzi. In un contesto internazionale mutato, le Forze armate hanno ormai un ruolo diverso da quello della difesa dei confini, con l’impegno nelle missioni internazionali. È ancora attuale l’articolo 11 sul ripudio della guerra come risoluzione di controversie internazionali? È assolutamente attuale. E lo rispettiamo tutte le volte che andiamo all’estero. All’interno di organizzazioni riconosciute come l’Onu, l’Ue, la Nato, e in un contesto di legittimità internazionale, le Forze armate intervengono per evitare morte e distruzione, abusi sui diritti delle persone. Lo abbiamo fatto in Libano, in Afghanistan e in altre nazioni. Sempre e costantemente dentro l’articolo 11. Questa sfilata è stata dedicata anche alle missioni internazionali. E l’Italia ha il comando di importanti missioni perché viene riconosciuta internazionalmente la nostra competenza e capacità di gestire il peace-keeping, in un’intesa profonda con le popolazioni locali, rispettandone valori e tradizioni. È stato forse un problema di regole di ingaggio poco chiare, a suo tempo, che ha portato allo stallo sul caso dei Marò, assegnati alla sicurezza di trasporti commerciali? Durante la sfilata non potevamo assolutamente non ricordarli e lo abbiamo fatto. Da quest’anno, il decreto missioni dispone che non ci saranno più teammi-litari sui mercantili. Il ministero dell’Interno ha emanato un regolamento che dà la possibilità di impiegare contractors non militari sulle navi, senza impegnare la bandiera italiana. Purtroppo il bisogno di protezione dei nostri mercantili esisteva, ora è un pericolo quasi annullato. Credo sia giusto che non siano più i militari a farlo. E qual è l’impegno del governo per riportare a casa i due fucilieri? Siamo impegnati non solo col ricordo, ma anche con l’impegno fattivo per riuscire a capire se è possibile un’intesa con l’India - siamo alle ultime battute nella ricerca  di un accordo - o se dobbiamo andare a una controversia internazionale. La vicenda è partita con delle difficoltà, rimetterla nella giusta direzione non è semplice. Voglio dire agli italiani che non dimentichiamo mai i nostri Marò. Cambiano i contesti internazionali ma cambiano gli italiani. Quanto le Forze armate possono essere strumento di integrazione per i 'nuovi italiani'? Già oggi ce ne sono, ne incontro molti. La condizione è la stessa che vige per altri concorsi della pubblica amministrazione: essere cittadini italiani. Non dove sei nato o di dove sono i tuoi genitori. Per averne di più, bisogna facilitare il percorso verso la cittadinanza.
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