domenica 16 giugno 2019
Parlano i genitori della bambina di 4 anni rimasta ferita un mese fa in una sparatoria a Napoli. «Era data quasi per spacciata ma l'incubo è finito»
Così la mamma e il papà della piccola Noemi hanno dato vita a un’associazione

Così la mamma e il papà della piccola Noemi hanno dato vita a un’associazione

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C’è una parola che ricorre nella conversazione che abbiamo avuto con i genitori di Noemi, la bambina di quattro anni colpita un mese fa da un proiettile nel corso di una sparatoria nel centro di Napoli. La parola è “miracolo”. A taluni potrà sembrare un’esagerazione, ma per Fabio e Tania – questi i nomi del papà e della mamma della piccola – la guarigione della bimba, data quasi per spacciata quando giunse all’ospedale Santobono di Napoli, si spiega così. Tanto che hanno chiamato “Miracolo Noemi” l’associazione cui hanno dato vita per diffondere la cultura della legalità e il sostegno all’infanzia.

Fabio e Tania, è tutto finito: Noemi finalmente è a casa. Non ci sembra vero. Appena arrivati a casa, ci siamo subito stesi sul letto per riposare un po’. Ma Noemi ci ha tenuti svegli perché subito ha iniziato a giocare nella sua stanza con i doni ricevuti dalle tante persone che si sono strette attorno a noi in questo mese. Rientrare nella nostra casa è stata una grande emozione che non sappiamo descrivere. Ormai vivevamo al Santobono. Dormivamo sempre accanto a Noemi, pranzavamo e cenavamo in un bar. Lì, in quell’ospedale, si è compiuto il miracolo di Noemi. Ci dissero che la situazione era tragica, che dovevamo solo pregare, e alla fine il miracolo si è realizzato.

Resta il fatto sconcertante che a Napoli si continua a sparare fra la folla. Sono centinaia le vittime innocenti della camorra, tra cui ben 25 bambini. È sconcertante perché non si può immaginare di camminare per strada e trovarsi davanti un uomo nero che spara all’impazzata. Poteva essere una strage, ma il miracolo ha iniziato presto a fare i suoi effetti. Poi lo Stato ha reagito subito e ha fermato in poche ore i colpevoli. Non eravamo noi al posto sbagliato. Era quel soggetto la persona sbagliata che era nel posto sbagliato. Ora deve pagare in maniera seria, in proporzione al grande dolore causato a Noemi e a tutti noi.

Durante la degenza in ospedale, tutta la città si è stretta intorno a Noemi e alla vostra famiglia. Cosa sentite di dire ora a tutti quelli che vi hanno fatto sentire la loro vicinanza? Possiamo dire che siamo stati una grande squadra. Ha vinto il bene sul male, in tutti i sensi. Vorremmo ringraziare tutti uno a uno. Quando Noemi starà meglio, sarebbe bello fare una grande festa insieme. Sarebbe un gesto simbolico di lotta alla criminalità e alla violenza.

Tanta gente ha pregato per Noemi. Veglie di preghiera si sono tenute sotto l’ospedale. Cosa ha significato per voi? Siamo certi che sia avvenuto qualcosa che va oltre la nostra comprensione. Appena Noemi è stata dichiarata fuori pericolo, siamo andati subito in Chiesa a ringraziare. Non vediamo l’ora di ringraziare anche il Santo Padre. Gli racconteremo anche dei segnali che ci hanno aiutato a non mollare.

Come altre persone che sono passate per esperienze simili, anche voi avete deciso di impegnarvi nella vita civile dando vita a un’associazione. Abbiamo il dovere morale di fare il triplo di quello che tante persone, molte delle quali sconosciute, hanno fatto spontaneamente per noi. Abbiamo organizzato questa cosa con l’aiuto dei nostri avvocati Sergio e Angelo Pisani e abbiamo voluto chiamarla, appunto, “Miracolo Noemi”. Sarà un regalo per tutti i bambini di Napoli.

Il cardinale Sepe promise che avrebbe portato la piccola da Papa Francesco. Il Santo Padre sarà a Napoli a fine mese. È previsto un incontro fra lui e la piccola? Noi lo speriamo. Non vediamo l’ora di incontrarlo, così lui potrà vedere il miracolo realizzato da Dio.

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