giovedì 7 luglio 2016
Alla compagna della vittima lo status di rifugiata. L'uomo ucciso a Fermo era fuggito da Boko Haram. Mattarella: addolorato.
INTERVISTA Don Albanesi: «Stessa mano delle bombe alle chiese» | SECONDO NOI Responsabili anche i maestri del coro xenofobo
Emmanuel, Alfano: «Aggravante razzismo»
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È stato fermato per omicidio Amedeo Mancini, l'aggressore di Emmanuel Chidi Namdi, il nigeriano pestato a morte il 5 luglio a Fermo. L'uomo fino ad oggi era indagato a piede libero. Per lui l'accusa è di "omicidio preterintenzionale con l'aggravante della finalità razziale". Lo ha detto il ministro dell'Interno Angelino Alfano oggi a Fermo. Emmanuel, 36 anni, aveva reagito a epiteti razzisti rivolti alla sua compagna. L'uomo, un richiedente asilo fuggito con la fidanzata 24enne dall'orrore di Boko Haram (in una drammatica traversata in cui la donna ha anche perso un bimbo) e ospitato da settembre scorso dal seminario vescovile della cittadina marchigiana, martedì sera stava passeggiando con la fidanzata in via XX settembre quando un fermano ha iniziato a provocare la coppia, chiamando "scimmia" lei e insultando pesantemente anche lui. Emmanuel ha reagito alle provocazioni, e l'italiano, 40enne noto ultrà della squadra locale, ha sradicato un palo segnaletico per usarlo a mo' di spranga, e ha colpito il nigeriano riducendolo in fin di vita. Dopo un giorno di agonia, attaccato al respiratore, ieri sera Emmanuel è morto.IL SINDACO: NON C'È SPAZIO PER RAZZISMO. "Da sindaco di una città accogliente e aperta da sempre all'integrazione, mi sembra di precipitare in un incubo con quanto accaduto", ha commentato il sindaco di Fermo Paolo Calcinaro. "È d'obbligo, ma non per questo taciuta, la ferma condanna non solo per quanto accaduto ma per quanto emerge dall'episodio, ovvero lo strisciante razzismo che non può e non deve trovare spazio nel modo più assoluto nella nostra città. La mia vicinanza va anche a don Vinicio Albanesi e a chi opera nelle strutture di accoglienza, per il loro lavoro quotidiano, perchè il germe del razzismo non può in alcun modo proliferare in questa comunità". SECONDO NOI Sono responsabili anche i maestri del coro xenofoboIL VIAGGIO DELLA COPPIA VERSO L'ITALIA. Emmanuel e la sua compagna Chinyery, di 24 anni, erano arrivato al seminario vescovile di Fermo, che accoglie profughi e migranti, lo scorso settembre. I due se ne erano andati dalla Nigeria dopo l'assalto di Boko Haram ad una delle chiese cristiane del posto: nell'esplosione erano morti i genitori dell'uomo e una figlioletta. Passando dalla Libia, erano sbarcati a Palermo. Un viaggio difficile ancora una volta costellato di lutti: in Libia erano stati aggrediti e picchiati da malviventi del posto e lei aveva subito un aborto durante la traversata. All'episodio di martedì hanno assistito la 24enne, che è stata anche malmenata e ha riportato escoriazioni alle braccia e a una gamba guaribile in sette giorni, e un altro uomo che era con l'ultrà fermano ed è entrato nella vicenda finora come testimone. La giovane studia medicina e chi la segue in Italia ha promesso che farà di tutto per farla diventare medico. Lei ed Emmanuel, in attesa di documenti, avevano di recente celebrato il rito della benedizione degli anelli.

DON ALBANESI: LEGAME CON ATTACCHI A CHIESE. Tra l'aggressione al nigeriano di 36 anni e gli ordigni trovati nei mesi scorsi davanti a parrocchie attive al fianco di immigrati "credo che qualche collegamento diretto o indiretto ci sia". È quanto afferma don Vinicio Albanesi, presidente della Comunità di Capodarco. "È un'aggressione razzista e sta crescendo un clima di aggressività e di razzismo", sottolinea. "Una provocazione gratuita, a freddo" ha ricostruito ieri in conferenza stampa don Albanesi. "Ci costituiremo parte civile, nella veste di realtà a cui i due ragazzi sono stati affidati". Ieri sera si è tenuta una veglia di preghiera. Don Albanesi avverte: "Non accettiamo vendette".​INTERVISTA Don Albanesi: «Stessa mano delle bombe alle chiese»

 

I MESSAGGI DI RENZI E LORENZIN. Ieri sera è arrivata a don Albanesi la telefonata del premier Matteo Renzi, che lo aveva conosciuto quando faceva parte degli scout. Stamani Renzi scrive su Twitter: "Il governo oggi a Fermo con don Vinicio e le istituzioni locali in memoria di Emmanuel. Contro l'odio, il razzismo e la violenza". Anche il ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, affida i suoi pensieri a un tweet: "#Emmanuel, ucciso dall'odio razzista, dona gli organi ai fratelli di ogni colore. Non ci sono se, ma e però che giustifichino tale violenza". Riguardo alla donazione degli organi in verità la buona intenzione non ha potuto andare a buon fine perché nessun familiare ha potuto dare l'autorizzazione: la famiglia di Emmanuel è stata decimata in Nigeria e la sua compagna, Chynery, non poteva farlo perché non aveva potuto sposarlo legalmente in quanto senza documenti quando sono arrivati in Italia.IL DISCORSO DI ALFANO. Stamani il ministro dell'Interno Angelino Alfano si è recato a Fermo, dove ha presieduto in Prefettura il comitato provinciale per l'Ordine e la Sicurezza pubblica. "Il gesto di convocare il Comitato provinciale ordine e sicurezza a Fermo - ha detto Alfano - ha il senso di una comunità nazionale che si unisce per la cosa più importante: sostenere ancora la libertà, la vita e l'antirazzismo". "Siamo qui per scongiurare un fenomeno di contagio a livello nazionale, per dire che gli italiani sono un grande popolo che si sta dimostrando campione del mondo dell'accoglienza. Ci sono troppe tentazioni in molti ambiti di seminare odio nei confronti degli immigrati che arrivano per cercare un rifugio. Diciamo oggi che il confine dei nostri valori ha un passaggio invalicabile che è l'antirazzismo e il contrasto a ogni violenza che possa essere alimentata dall'odio razziale", ha detto il ministro.ALLA DONNA STATUS DI RIFUGIATA. "La commissione competente ha concesso alla compagna del migrante ucciso a Fermo lo status di rifugiata" ha detto il ministro dopo il comitato per l'ordine e la sicurezza in Prefettura. Alfano ha ricordato che la donna aveva sostenuto l'esame per il riconoscimento dello status lo scorso maggio.PEREGO (MIGRANTES): EMMANUEL È VIVO. “Hanno ammazzato Emmanuel, Emmanuel è vivo”, scrive monsignor Perego, presidente della Fondazione Migrantes. "Alla notizia del brutale gesto, trasformato in omicidio di Emmanuel, giovane sposo nigeriano, richiedente asilo, cristiano, da parte di un coetaneo italiano, nelle strade di Fermo ho ripensato e parafrasato le parole di una famosa canzone di Francesco De Gregori. Le parole condannano un omicidio, frutto certamente di un clima intollerante, purtroppo diffuso non solo nelle Marche, ma anche in altre regioni d’Italia e d’Europa, che sta trasformando le discriminazioni e le conflittualità addirittura in atti di morte. Una morte assurda, ma preparata da questo clima sociale e politico che si nasconde dietro la mano omicida. Al tempo stesso, 'Emmanuel è vivo', nella sua famiglia, in sua moglie e nella sua figlia morta in grembo, negli altri giovani richiedenti asilo accolti nel seminario vescovile di Fermo, nei tanti giovani che sono arrivati o stanno arrivando in Italia e in fuga soprattutto dall’Africa violentata e offesa da terrorismo, guerre, sfruttamento. Tocca a noi ora responsabilmente aiutare a guardare a questi volti e a queste storie con occhi diversi, con parole diverse, con una cura diversa".ACNUR: DOLORE E SGOMENTO. L'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (Acnur) esprime profondo dolore e sgomento ed esprime "la propria sentita vicinanza e solidarietà alla moglie". "Quello che è successo è sconvolgente e scuote dal profondo il principio stesso di protezione internazionale che, al di là degli obblighi internazionali degli stati, dovrebbe essere radicato nelle coscienze di tutti noi come espressione di umanità ed empatia" ha commentato Stephane Jaquemet, delegato Acnur per il Sud Europa. "Trovare la morte in Italia, dopo aver subito violenze e abusi in Libia ed essere sopravvissuti al traversamento del Mediterraneo è gravissimo ed insopportabile", aggiunge.MATTARELLA: ADDOLORATO. E LA POLITICA SI INTERROGAIl Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, "addolorato dal gravissimo episodio di intolleranza razziale" che è costato la vita al rifugiato nigeriano, Ha chiesto al Prefetto di Fermo di esprimere allacompagna, signora Chinyery, la sua piena solidarietà e di prestarle ogni necessaria forma di assistenza. Anche la politica si interroga sul grave episodio. Lo sdegno è unanime: "È un episodio terribile che ci dà la misura di come non si è mai vaccinati, in nessun paese, da qualcosa che pensavamo di non vedere mai più", ha detto il ministro della Difesa, Roberta Pinotti, commentando l'omicidio del giovane migrante nigeriano a Fermo.  "Pensavamo che in Italia non potesse succedere qualcosa di così orribile come uccidere di botte qualcuno che difendeva la sua sposa. Ma non dobbiamo pensare che questo orrore che abbiamo visto sia finito, dobbiamo sempre rimanere vigili".
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