lunedì 2 febbraio 2009
Critiche le condizioni del clochard, che potrebbe non farcela. L'allarme del Colle: «Tendenze diffuse». Confessione choc dei tre giovani fermati: «Volevamo una forte emozione».
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Una notte da sballo. Una delle tante passate da un locale all'altro, a bere fino ad ubriacarsi. Ma l'alcol spesso non basta più: ed ecco l'ecstasy, o la cocaina. I carabinieri non volevano credere alla confessione dei tre ragazzi ''di buona famiglia'', di Nettuno, uno di 16 anni, che sabato notte hanno prima picchiato e poi cosparso di benzina un immigrato indiano di 35 anni riducendolo in fin di vita. «Cercavamo un barbone a cui fare uno scherzo, uno che dorme in strada, non per forza un romeno, un ragazzo di colore, solo uno a cui dare una lezione. Volevamo fare un gesto eclatante, provare una forte emozione per finire la serata»'. Queste le parole agghiaccianti pronunciate dal più piccolo dei tre, il minorenne interrogato nella caserma dei carabinieri di Nettuno che e' crollato e ha confessato.I militari sono arrivati in poche ore ad individuare il terzetto: gli altri due fermati - a tutti è stato contestato il tentato omicidio aggravato - hanno 28 e 19 anni. Il rogo umano è divampato quasi all'alba su una panchina di marmo della stazione ferroviaria di Nettuno: Sinhg Navte, 35 anni  dormiva lì ormai da molte notti. Aveva perso il lavoro e non aveva piu' i soldi per pagarsi un tetto. Secondo gli elementi raccolti dai carabinieri i tre avevano trascorso una notte ''brava'' tra alcol e droga al termine della quale hanno voluto fare, hanno detto durante l'interrogatorio, un gesto ''eclatante per provare una forte emozione''. Il ragazzo minorenne ed i suoi amici di 19 e 28 anni, incensurati, e con famiglie di lavoratori alle spalle, tornando a casa la scorsa notte sono passati davanti alla stazione di Nettuno. Qui, secondo la ricostruzione dei carabinieri, hanno insultato e aggredito il senzatetto che dormiva nell'atrio. Poi si sono allontanati. Sembrava finita lì ed invece, mentre erano al distributore a fare il pieno all'auto, hanno avuto l'idea di fare ''uno scherzo al barbone'', così come loro stessi hanno detto agli investigatori. Tornati nella stazione hanno dato fuoco all'immigrato e non riuscendo più a spegnere le fiamme sono scappati. Grave il clochard indiano, sarà operato venerdì e potrebbe non farcela. Il cittadino indiano, intanto, è stato ricoverato all'ospedale S. Eugenio di Roma. Le sue condizioni, in serata, sembravano migliorate. Sono invece più gravi del previsto: l'uomo, 35 anni, è infatti in pericolo di vita, e, secondo i medici, ha il 60 per cento di possibilità di non sopravvivenza. Venerdì mattina, ha spiegato il primario del centro ustioni dell'Ospedale Sant'Eugenio, Paolo Palombo, l'uomo sarà operato per un complesso trapianto di pelle: saranno sostituiti i tessuti già in necrosi con parti di tessuti provenienti sia da una banca della pelle sia dalle braccia dello sfortunato indiano. L'uomo è sofferente, ricoperto di medicazioni avanzate che gli impediscono molti movimenti, ma ha non è intubato e il respiro è libero. Alla luce delle sue gravi condizioni, l'indiano è monitorato e sotto stretta osservazione grazie alla presenza costante di due infermieri accanto al letto. È stato ripulito dalla vernice grigia che gli era stata spruzzata sulle mani e la faccia. L'uomo è sedato, e le sue condizioni non gli hanno consentito di ricevere la visita delle associazioni di indiani che gli hanno portato un saluto di solidarietà. Pochi minuti fa si è recato al Sant'Eugenio anche il presidente del Senato Renato Schifani. 
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