venerdì 26 maggio 2023
Decessi aumentati del 14,7% rispetti ai cinque anni precedenti. In crescita, in particolare, per malattie respiratorie, diabete e Alzheimer. In calo invece quelli per tumori
Terapia intensiva al Covid Hospital Fiera del Levante, Bari

Terapia intensiva al Covid Hospital Fiera del Levante, Bari - IMAGOECONOMICA

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In Italia nel 2020 il Covid-19 ha provocato 78.673 decessi, 56% di uomini e 44% di donne. Lo certifica l’Istituto nazionale di statistica (Istat) nel suo Report sulle cause di morte nell’anno 2020. Il totale dei morti in quell’anno ha raggiunto quota 746.234, con un aumento rispetto alla media del quinquennio precedente (2015-2019) di 108.496 unità pari al 14,7%. I decessi per Covid-19, segnala l’Istat, rappresentano quindi il 73% dell’aumento delle morti che si sono registrati nel 2020 rispetto alla media dei cinque anni precedenti.

I dati del rapporto Istat sono stati presentati oggi a Roma dai ricercatori Roberta Crialesi, Luisa Frova e Stefano Marchetti della Direzione centrale per le statistiche sociali e il welfare dell’Istat.

Dal rapporto relativo al 2020 risulta che la causa di morte più diffusa sono state le malattie circolatorie (227.350 casi), seguite dai tumori (177.858): il Covid-19 si colloca al terzo posto. Tuttavia il Sars-CoV-2 era presente, e quindi è stato considerato concausa della morte di altre 11.118 persone, portando il totale a 89.791.

Le informazioni sulle cause di morte si basano sulle schede Istat compilate dai medici curanti o necroscopi per tutti i decessi avvenuti in Italia, dove vengono riportate le condizioni che hanno avuto un ruolo nel determinare il decesso, sulla base di quanto noto al momento della compilazione, che deve avvenire entro 24 ore dalla morte. Altre informazioni registrate sono ora e luogo del decesso e le malattie che hanno contribuito alla morte.

Nel 2020, segnala l’Istat, si è registrato un aumento del tasso di mortalità (sempre rispetto al quinquennio precedente) per alcune altre malattie. In particolare sono cresciuti di decessi per altre malattie del sistema respiratorio (+24%) e per polmoniti e influenza (+13%) questi dati, segnala l’Istat, possono far pensare a una sottostima dei decessi da Covid-19 soprattutto per le difficoltà diagnostiche della prima fase della pandemia.

E l’aumento di mortalità anche per diabete (+12%), malattie dell’apparato genitourinario (+11%) e cardiopatie ipertensive «suggerisce un ruolo indiretto del Covid-19, che potrebbe aver determinato l’accelerazione di processi morbosi già in atto o difficoltà di accesso alle strutture del Sistema sanitario nazionale, sovraccariche soprattutto nelle fasi acute della pandemia». Il presidente della Società Italiana di Diabetologia, Angelo Avogaro ha fatto osservare che «l’emergenza Covid ha ostacolato l’accesso dei pazienti alle terapie più innovative per il diabete e impedito le normali visite di controllo, facendo esplodere tutte le complicanze legate alla malattia». Il crollo dei pazienti visitati nei Centri di diabetologia ha raggiunto «picchi del 40%».

Restano però da spiegare la riduzione del tasso di mortalità per altre malattie, in particolare i tumori (-4%), le malattie ischemiche del cuore (-8%), le malattie cerebrovascolari (-5%), le malattie croniche delle basse vie respiratorie (-4%), le malattie infettive (-8%). In calo anche le cause esterne (-3%), tra cui sono raggruppate cadute accidentali, incidenti di trasporto, annegamenti, suicidi, avvelenamenti accidentali e omicidi.

Nel nostro Paese la mortalità complesiva per Covid-19 è stata nel 2020 di «10,1 decessi per 10mila abitanti, inferiore a quella per il complesso dei tumori (23,9 decessi per 10mila abitanti) ma superiore a quella rilevata per altre importanti cause di morte quali le malattie ischemiche del cuore (8 per 10mila) oppure le malattie cerebrovascolari (7,1 per 10mila)».

Tuttavia l’alta variabilità della mortalità per Covid-19 nei diversi Paesi europei suscita più di un interrogativo. Si passa da 0,9 decessi per 10mila abitanti della Norvegia ai 18,1 del Belgio. L’Italia è sopra la media Ue (8,9), dove si trovano anche Ungheria, Svizzera e Croazia.

A livelli bassi sono anche Finlandia, Islanda e Danimarca (con valori intorno a 2), ma sono elevati invece in Spagna, Olanda e Polonia (intorno a 12).

«Queste differenze, oltre a riflettere la diffusione reale dell’epidemia nei vari Paesi, possono essere legate alla diversa capacità di diagnosticare la malattia e di stimare il fenomeno, soprattutto all’inizio della pandemia», sottolinea l’Istat. Ma non si può escludere che abbiano pesato anche diversi criteri adottati per indicare i morti "per" Covid-19. Un tema che ha fatto discutere anche infettivologi e virologi.

Infine secondo Luisa Frova, tra gli autori del rapporto dell’Istat, «con la ricerca diffusa oggi sfatiamo il mito delle morti in più da Covid, tanto diffuso negli ultimi anni in Italia».

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