giovedì 28 aprile 2016
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INVIATO A CARESANA ( VERCELLI) Domenica, San Giorgio ha tenuto gli occhi aperti e la corsa dei buoi si è conclusa senza razzie. Non fu così il 27 febbraio. Quella sera, attovagliato nella locanda di corso Italia c’era mezzo paese. E i ladri lo sapevano. «Hanno portato via soldi e oro, hanno devastato la casa. A distanza di mesi mia figlia di otto anni ha paura a giocare da sola nella sua cameretta» ci racconta, ancora scossa, Annamaria Garruto. La sua è una delle dieci villette che sono state visitate quella notte. Mentre i Carabinieri accorsi da Stroppiana raccoglievano la denuncia nella prima, i soliti ignoti stavano già lavorando nella terza. «Sono organizzati, vengono da fuori – dice il sindaco Claudio Tambornino – e se da qualche settimana i furti sono cessati la gente continua ugualmente ad aver paura: non mi sorprende che la proposta di rafforzare il diritto alla legittima difesa raccolga tante firme e spero che il Parlamento intervenga decisamente sul codice penale per difendere chi viene derubato». Tambornino è un sindaco leghista. Dà voce alla paura delle mille anime: «Non sappiamo chi siano i ladri – precisa – ma è un fatto che lo Stato non garantisce alla signora Annamaria e agli altri cittadini l’inviolabilità del domicilio riconosciuta dalla Costituzione. I Carabinieri sono pochi; fanno quel che possono; la Prefettura ci risponde serafica che il tasso dei furti non è aumentato – ma nelle statistiche non sono contemplati i casi di tentato furto e si scoprono i colpevoli solo in tre casi su cento – e a Caresana vengono svaligiate fino a 15 case per notte». Il primo cittadino chiede un intervento per evitare che la paura sfugga di mano. I vercellesi non sono teste calde, ma nel granaio piemontese che si estende dalle colline moreniche fino al Ticino molti paesi non hanno più un presidio delle forze dell’ordine. La geografia, poi, aiuta chi delinque: i paesi sono servi- ti da strade vicinali ampie e ben tenute, perché devono portare i trattori nei campi, l’ideale per allontanarsi in fretta, magari col favore della nebbia. Esattamente come nelle altre zone rurali del Nord. Nel Mantovano, nei mesi scorsi, si è registrata una recrudescenza dei furti ai danni delle aziende agricole. Pare che diverse cascine si siano svegliate senza luce perché di notte era stata smontata l’intera linea elettrica, allo scopo di rubare il rame. Coldiretti Lombardia, rilevando che da almeno un anno le razzie non si sono mai fermate, segnala «insieme ai trattori e al gasolio, il furto di forme di grana e di parmigiano, pluviali di rame e capi di bestiame, compresi i 200 maiali spariti da un allevamento di Quistello ». Anche in questo caso non si tratta di sbandati o di disperati. Come testimonia il presidente della bonomiana, Ettore Prandini, «a colpire sono bande ben organizzate, che spesso caricano i mezzi rubati su camion e li portano in altri paesi, come l’Ungheria e la Romania». Confagricoltura Lombardia paventa una reazione degli aggrediti e invita gli agricoltori a collaborare con le forze dell’ordine: «Siamo di fronte a professionisti e l’autodifesa non è mai efficace – ha spiegato recentemente il presidente Matteo Lasagna – anche se capisco la rabbia di chi vede sparire macchinari da trequattrocentomila euro in una notte, com’è avvenuto a Bagnolo, e sa quant’è difficile recuperare la refurtiva e farsi pagare i danni dalle assicurazioni. Bisogna trovare il modo di superare la situazione di solitudine in cui sono piombati, con il ridimensionamento delle forze di sicurezza, le comunità rurali». È il sentimento che cogliamo anche a Caresana. Non siamo di fronte a una deriva giustizialista, ma i legami comunitari fibrillano. I discendenti della gens carisia, che vivono sulle sponde della Sesia dall’anno 800 e ogni anno fanno correre i buoi sul decumano in memoria del voto fatto a San Giorgio per scacciare la peste, si sentono abbandonati e invocano l’aiuto dello Stato. Proprio da qui è partita la petizione 'Il domicilio è inviolabile' adottata da numerosi Comuni della Bassa vercellese. Chiedono al governo di modificare «tutte le disposizioni che, ad oggi, non permettono la certezza della pena (modifica art. 624 bis del c.p. – furti in abitazione); la tutela delle Forze dell’Ordine durante gli interventi di repressione dei reati (modifica art. 53 del c.p.); l’uso della legittima difesa a tutela della proprietà privata quale diritto inviolabile (modifica art. 52 c.p.)». Ma non ci si accontenta degli appelli. Ogni sera a Crescentino, un paesone di ottomila anime in cui t’imbatti quando abbandoni le risaie delle Grange e inizia e risalire le colline del Monferrato, l’assessore ai servizi sociali Giuseppe Arlotta e un gruppo di volontari si dedicano a quella che chiamano 'la passeggiata'. Armati di torce elettriche girano il paese e soprattutto le frazioni: «Non chiamiamole ronde – precisa Arlotta –, perché è una forma di partecipazione popolare alla difesa del paese, che lo Stato non riesce ad assicurare ». Fatto sta che da quando le non-ronde vigilano sulle notti dei crescentinesi i furti sono sensibilmente diminuiti (mentre sono aumentati nell’Astigiano). Il paese si candida anche a diventare uno dei Comuni più videosorvegliati d’Italia. Con il progetto 'Adotta una telecamera', i cittadini possono infatti collegare i propri occhi elettronici alla centrale del Municipio. Ovviamente, sottolinea il presidente del consiglio comunale Enrico Borgondo, «i filmati potranno essere visionati solo dall’autorità giudiziaria». L’iniziativa pubblica che ha destato più clamore è però la delibera con cui il Comune di Crescentino contribuisce con 500 euro alle spese legali di chi, avendo colto il ladro in casa propria ed avendo reagito al furto, sia stato accusato di eccesso di legittima difesa e poi assolto: «Sia chiaro che non paghiamo le spese legali di chi spara indiscriminatamente sui ladri – sottolinea il sindaco, Fabrizio Greppi, ben consapevole che la sua idea fa discutere – ma vogliamo lanciare un messaggio di vicinanza a quei cittadini le cui case vengono svaligiate da persone che, agli effetti pratici, hanno più diritti di loro. Io sono un vecchio liberale e un sindaco, quindi so che nello stato di diritto nessuno deve toccare Caino. Ma ad Abele chi ci pensa?» © RIPRODUZIONE RISERVATA
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