giovedì 16 giugno 2022
Secondo il consigliere del leader ucraino Mykhailo Podolyak, a Kiev servono anche 1.000 obici, 500 carri armati e 1.000 droni. Biden darà altri aiuti militari per un miliardo di dollari
Un cannone francese in azione nel Donbass. La Nato promette a Kiev sempre più armi pesanti per miliardi di dollari

Un cannone francese in azione nel Donbass. La Nato promette a Kiev sempre più armi pesanti per miliardi di dollari - Ansa/Afp

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La guerra è a un «momento critico», occorre inviare all’Ucraina molte più armi pesanti e a lungo raggio. La Nato intensifica il sostegno al Paese sotto attacco russo, con la consapevolezza, sottolinea il segretario generale Jens Stoltenberg, che «l’invasione russa dell’Ucraina è la più grande minaccia per l’alleanza euroatlantica in decenni».

La questione è stata ieri al centro della riunione dei ministri della Difesa della Nato a Bruxelles e, a margine, dal gruppo di contatto «Ramstein» per il coordinamento dei rifornimenti militari a Kiev. «L’Ucraina – dice ancora Stoltenberg – ha bisogno di armi pesanti e di equipaggiamenti di ricognizione. Mi aspetto che al summit Nato (a Madrid a fine mese, ndr) gli alleati accorderanno un pacchetto completo di assistenza all’Ucraina per passare dall’equipaggiamento dell’era sovietica all’era atlantica». Stoltenberg ha annunciato che il presidente ucraino è stato invitato a Madrid, dove interverrà in video. Secondo il consigliere del leader ucraino Mykhailo Podolyak, a Kiev servono, tra le armi pesanti, 1.000 obici, 500 carri armati e 1.000 droni.

Ieri il presidente Usa Joe Biden, dopo una telefonata a Zelensky, ha annunciato altri aiuti militari per un miliardo di dollari, che includono «ulteriori armamenti di artiglieria e di difesa costiera, nonché munizioni per l’artiglieria e sistemi missilistici avanzati». Secondo l’agenzia Reuters, si parla di Mlrs (il sistema lanciarazzi multiplo con gittata fino a 80 chilometri), missili anti-nave Harpoon, munizioni per obici M777, pezzi di ricambio, radio sicure, dispositivi di visione notturna e addestramento di militari. «Siamo qui per sostenere l’Ucraina – ha dichiarato a Bruxelles il segretario alla Difesa Usa Lloyd J.Austin – per darle ciò di cui ha bisogno per difendersi. Non possiamo permetterci di perdere slancio. Siamo a momento critico. La Russia ha cambiato strategia e non dobbiamo sottovalutare le sfide per l’Ucraina: dobbiamo intensificare gli aiuti a Kiev. L’invasione russa non è solo un pericolo per l’Ucraina ma una minaccia per la sicurezza europea».

«Tutto ciò che i vertici militari ucraini ci hanno chiesto, lo hanno ottenuto abbastanza rapidamente» ha commentato dopo la riunione del gruppo di contatto il capo di Stato maggiore Usa Mark Milley. «L’avanzata russa in Ucraina - ha aggiunto - si è trasformata in una “guerra di attrito” quasi come la Prima guerra mondiale. I numeri favoriscono i russi in termini di artiglieria ma i russi hanno avuto molti problemi logistici, di comunicazione e di leadership».

Anche altri alleati intensificano le consegne di armi. Ieri il ministro della Difesa britannico Ben Wallace ha annunciato che è «imminente» l’invio da parte di Londra di lanciarazzi a lunga gittata di tipo Glmrs, promessi già lo scorso 6 giugno. Tre sistemi di lanciarazzi multipli Mars II saranno inviati dalla Germania, la Grecia spedirà fino 30 unità di veicoli corazzati. Finora gli alleati occidentali hanno già fornito a Kiev armi per un valore di 8 miliardi di dollari e 66.000 tonnellate. «L’Italia – ha commentato il ministro della Difesa Lorenzo Guerini, che ha incontrato il collega ucraino Oleksii Reznikov – crede convintamente in questa azione corale» e «ribadisce con determinazione l’impegno a sostegno dell’Ucraina per la difesa della sua sovranità, e persegue incessantemente tutti gli sforzi per una soluzione diplomatica che porti alla pace».

Sullo sfondo, le difficoltà all’adesione di Finlandia e Svezia alla Nato. Il presidente turco Recep Tayyip Erdogan non si smuove: «La Turchia – ha dichiarato – non cambierà la sua posizione sulle richieste di adesione alla Nato di Svezia e Finlandia finché non adotteranno misure chiare, concrete e decisive nella loro lotta contro il terrorismo». «Abbiamo visto le preoccupazioni espresse dalla Turchia – ha commentato Stoltenberg – ci vorrà un po’ più tempo di quello che ci aspettavamo inizialmente».

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