sabato 8 gennaio 2011
Il presidente della Repubblica commenta la mancata estradizione del terrorista da parte del Brasile: incapacità della cultura e della politica italiana di trasmettere il significato vero degli anni del terrorismo. Mentre ha portato a esempio proprio la città di Forlì, che «mostra di avere coscienza delle proprie radici, del proprio contributo al moto unitario e sa far rivivere questa sua storia nel modo più efficace».
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Giorgio Napolitano ritiene che la mancata estradizione di Cesare Battisti sia dovuta anche all'incapacità della cultura e della politica italiana di trasmettere il significato vero degli anni del terrorismo in Italia. «Non siamo riusciti a far comprendere anche a Paesi amici vicini e lontani cosa hanno significato», ha detto in un intervento fuori programma nella sala preconsigliare del municipio di Ravenna.Napolitano ha preso spunto dal commosso ricordo di Arrigo Boldrini e Benigno Zaccagnini, commemorati da Sergio Zavoli come due grandi figli di Ravenna, due persone provenienti da culture e storie diverse fra i quali si era istaurata una grande amicizia umana e politica. Napolitano si è chiesto se non corriamo il rischio che si disperda la memoria e la consapevolezza dei rischi che corse l'Italia negli anni della lotta al nazifascismo e dall'attacco terroristico alla Repubblica. «Questo rischio esiste ed è grave. Vicende tristi dei giorni scorsi - ha detto - ci inducono a pensare che non siamo riusciti a far comprendere anche a Paesi amici vicini e lontani cosa abbia significato per noi quella vicenda del terrorismo e quale forza straordinaria sia servita per batterlo. Forse è mancato qualcosa nella nostra cultura e nella politica, qualcosa in grado di trasmettere alle nuove generazioni cosa accadde davvero in quegli anni tormentosi (il riferimento in particolare al sequestro di Aldo Moro, ndr) che Benigno Zaccagnini superò con straordinaria tempra, dolore e coraggio». Napolitano ha anche a invitato a riflettere sullo straordinario legame umano e politico che si stabilì con amicizia fra Arrigo Boldrini e Benigno Zaccagnini.L'ESEMPIO DI FORLI'Tutta l'Italia, da Milano a Verona a Venezia, abbia coscienza delle proprie radici unitarie. È il monito espresso oggi a Forlì dal presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, a margine dell'iniziativa che si è svolta al teatro Fabbri dal titolo Come fu che la Romagna divenne italiana. Il capo dello Stato prende a esempio proprio la città di Forlì per spiegare che essa «mostra di avere coscienza delle proprie radici, del proprio contributo al moto unitario e sa far rivivere questa sua storia nel modo più efficace».«Un esempio che - prosegue Napolitano - mi auguro venga seguito altrove in tutte quelle parti del Paese, da Milano a Venezia a Verona, affinchè sappiano come divennero italiane». L'appuntamento di questa mattina al teatro forlivese si è concentrato su una sorta di lettura storica del sindaco Roberto Balzani degli avvenimenti legati a Garibaldi e in particolare alla "grande fuga" e ai ricordi degli attori principali dell'epoca, da Massimo D'Azeglio a Piero Maroncelli, da Leonida Mantovani a Primo Uccellini, ad Aurelio Saffi, ex ministro dell'Interno.
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