lunedì 18 gennaio 2010
La vicenda di Bettino Craxi, tragica nel suo esito, non può essere ridotta alle responsbailità giudiziarie. Lo scrive il presidente della Repubblica  Giorgio Napolitano in una lettera alla moglie Anna in occasione del decimo anniversario della morte del leader socialista.
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Nella vicenda politica, ed umana,di Bettino Craxi il presidente della repubblica, Giorgio Napolitano, ravvisa "aspetti tragici della storia politica e istituzionale della nostra Repubblica, che impongono ricostruzioni non sommarie e unilaterali di almeno un quindicennio di vita pubblica italiana". Napolitano lo afferma in una lettera indirizzata alla vedova di Bettino Craxi, Anna Craxi, in occasione della ricorrenza del decimo anniversario del lader socialista."Non può dunque venir sacrificata al solo discorso sulle responsabilità dell'onorevole Craxi sanzionate per via giudiziaria la considerazione complessiva della sua figura di leader politico, e di uomo di governo impegnato nella guida dell'Esecutivo e nella rappresentanza dell'Italia sul terreno delle relazioni internazionali. Il nostro Stato democratico non può consentirsi - ammonisce Napolitano - distorsioni e rimozioni del genere". "L'onorevole Craxi, dimessosi da segretario del Psi, fu investito da molteplici contestazioni di reato. Senza mettere in questione l'esito dei procedimenti che lo riguardarono, è un fatto - sottolinea Napolitano - che il peso della responsabilità per i fenomeni degenerativi ammessi e denunciati in termini generali e politici dal leader socialista era caduto con durezza senza eguali sulla sua persona". "Nè si può peraltro dimenticare - aggiunge Napolitano - che la Corte dei Diritti dell'Uomo di Strasburgo, nell'esaminare il ricorso contro una delle sentenze definitive di condanna dell'onorevole Craxi, ritenne, con decisione del 2002, che, pur nel rispetto delle norme italiane allora vigenti, fosse stato violato il "diritto ad un processo equo" per uno degli aspetti indicati dalla Convenzione europea. Alle regole del giusto processo, l'Italia si adeguò, sul piano costituzionale, con la riforma dell'articolo 11 nel 1999. E quei principi rappresentano oggi un riferimento vincolante per la legislazione nazionale e per l'amministrazione della giustizia in Italia". Napolitano, poi, sottolinea che "si deve invece parlare di una persistente carenza di risposte sul tema del finanziamento della politica e della lotta contro la corruzione nella vita pubblica. Quel tema non poteva risolversi solo per effetto del cambiamento (determinatosi nel 1993-94) delle leggi elettorali e del sistema politico, e oggi, in un contesto politico-istituzionale caratterizzato dalla logica della democrazia dell'alternanza, si è ancora in attesa di riforme che soddisfino le esigenze a cui ci richiama la riflessione sulle vicende sfociate in un tragico esito per l'onorevole Bettino Craxi".Nella lettera Napolitano esamina ampiamente il quindicennio divita pubblica italiana che ha visto Craxi protagonista: "Non dimentico il rapporto che fin dagli anni '70 ebbi con lui per il ruolo che allora svolgevo nella vita politica e parlamentare. Si trattò di un rapporto franco e leale, nel dissenso e nel consenso che segnavano le nostre discussioni e le nostre relazioni anche sul piano istituzionale. E non dimentico quel che Bettino Craxi, giunto alla guida del Partito Socialista Italiano, rappresentò come protagonista del confronto nella sinistra italiana ed europea", esordisce Napolitano, dopo aver manifestato la sua "vicinanza personale" ad Anna Craxi ed ai suoi figli. "Ma non è su ciò che oggi posso e intendo tornare - prosegue Napolitano - Per la funzione che esercito al vertice dello Stato, mi pongo, cara Signora, dal solo punto di vista dell'interesse delle istituzioni repubblicane, che suggerisce di cogliere anche l'occasione di una ricorrenza carica, oltre che di dolorose memorie personali, di diversi e controversi significati storici, per favorire una più serena e condivisa considerazione del difficile cammino della democrazia italiana nel primo cinquantennio repubblicano". Napolitano, che al termine della lettera sottolinea, di Craxi, la "impronta non cancellabile che ha lasciato,in un complesso intreccio di luci e ombre, nella vita del nostro Stato democratico", rileva poi che parte del cammino dell'Italia nel primo cinquantennio repubblicano è stato "l'esplodere della crisi del sistema dei partiti che aveva retto fino ai primi anni '90 lo svolgimento della dialettica politica e di governo nel quadro della Costituzione. E ne è stato parte il susseguirsi, in un drammatico biennio, di indagini giudiziarie e di processi, che condussero, tra l'altro, all'incriminazione e ad una duplice condanna definitiva in sede penale dell'ononorevole Bettino Craxi, già Presidente del Consiglio dal 1983 al 1987". "Fino all'epilogo, il cui ricordo è ancora motivo di turbamento, della malattia e della morte in solitudine, lontano dall'Italia, dell'ex Presidente del Consiglio, dopo che egli decise di lasciare il paese mentre erano ancora in pieno svolgimento i procedimenti giudiziari nei suoi confronti", aggiuge Napolitano,inserendo qui l'osservazione che "si è trattato, credo di dover dire, di aspetti tragici della storia politica e istituzionale della nostra Repubblica, che impongono ricostruzioni non sommarie e unilaterali dialmeno un quindicennio di vita pubblica italiana. Non può dunque venir sacrificata al solo discorso sulle responsabilità dell'onorevole Craxi sanzionate per via giudiziaria la considerazione complessiva della sua figura di leader politico, e di uomo di governo impegnato nella guida dell'Esecutivo e nella rappresentanza dell'Italia sul terreno delle relazioni internazionali. Il nostro Stato democratico non può consentirsi distorsioni e rimozioni del genere"."Considero perciò positivo il fatto - prosegue Napolitano - che da diversi anni attraverso importanti dibattiti, convegni di studio e pubblicazioni, si siano affrontate, tracciando il bilancio dell'opera di Craxi, non solo le tematiche di carattere più strettamente politico, relative alle strategie della sinistra, alle dinamiche dei rapporti tra i partiti maggiori e alle prospettive di governo, ma anche le tematiche relative agli indirizzi dell'attività di Craxi Presidente del Consiglio. Di tale attività mi limito a considerare - evidenzia Napolitano - solo un aspetto, per mettere in evidenza come sia da acquisire al patrimonio della collocazione e funzione internazionale dell'Italia la conduzione della politica estera ed europea del governo Craxi: perchè ne venne un apporto incontestabile ai fini di una visione e di un'azione che possano risultare largamente condivise nel Parlamento e nel paese proiettandosi nel mondo d'oggi, pur tanto mutato rispetto a quello di alcuni decenni fa".
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