martedì 31 maggio 2022
Ad accompagnarli don Vittorio Giglio dell'arcidiocesi di Siena che ospita la famiglia dal gennaio scorso. Il piccolo è nato senza arti, il padre è stato mutilato da una bomba in Siria
L'arrivo di Mustafa e la sua famiglia in Italia

L'arrivo di Mustafa e la sua famiglia in Italia - Ansa

COMMENTA E CONDIVIDI

Munzir e Mustafa El Nassyr, padre e figlio siriani senza arti a causa della guerra e protagonisti dello scatto Hardship of Life, che ha fatto il giro del mondo, saranno domani a Budrio (Bologna) per visitare il paese che li ospiterà durante il lungo periodo che trascorreranno al Centro Protesi Inail.

Il piccolo di 6 anni è nato senza braccia e senza gambe a causa di un attacco chimico durante la gravidanza. Il papà, 35 anni, ha invece perso una gamba in seguito a un bombardamento in Siria. Sono arrivati in Italia il 21 gennaio e ospitati a Siena.

Ad accompagnarli ci sarà don Vittorio Giglio, direttore dell'Ufficio comunicazioni sociali dell'arcidiocesi di Siena-Colle di Val D'Elsa-Montalcino, che insieme alla Caritas diocesana si sta occupando - dal gennaio di quest'anno - di assistere la famiglia.

La tappa principale della visita sarà quella dell'incontro con il primo cittadino di Budrio, Maurizio Mazzanti, e con tutti i referenti sul posto che si occuperanno della famiglia.

La presenza della famiglia El Nezzel a Budrio è il primo passo per il suo trasferimento da Siena nella cittadina alle porte di Bologna dove potranno iniziare anche un percorso di integrazione lavorativo e scolastico per i bambini. Tutto questo grazie alla grande disponibilità e collaborazione del Comune di Budrio e della Città metropolitana di Bologna.

Al Centro Protesi Inail di Vigorso di Budrio - appena possibile - inizierà il percorso verso una nuova vita per Munzir e Mustafa, padre e figlio mutilati dalle bombe in Siria. Saranno, dunque, accolti a Budrio dove poi inizierà il loro viaggio verso una nuova normalità.

"Questa prima visita - spiega don Vittorio Giglio - è il primo passo per il trasferimento dalla nostra città a Budrio. Lo stiamo facendo ora perché il Covid non ha risparmiato la famiglia siriana e questo ha logicamente rallentato tutto. Questi mesi a Siena sono serviti comunque per approfondire il loro stato di salute grazie alla collaborazione professionale e straordinaria dell'Azienda Ospedaliera-Universitaria Senese che non ci ha fatto mai mancare il sostegno.

Un ringraziamento particolare al professor Antonio Davide Barretta, direttore generale dell'AOU Senese e a tutto personale. Grazie agli operatori della Caritas diocesana - aggiunge - abbiamo utilizzato questi mesi per iniziare un lavoro di inculturazione della famiglia con il loro nuovo mondo «italiano», che sono sicuro proseguirà a Budrio".

© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: