venerdì 28 aprile 2023
Lo sfratto, atteso per ieri, è stato rimandato di 40 giorni
Moschea di Firenze, mini-rinvio Si cerca una difficile soluzione
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Alla fine lo sfratto non c’è stato. Dopo oltre un’ora di trattative con l’ufficiale giudiziario è arrivata una nuova proroga, stavolta fino all’8 giugno. Un termine talmente ravvicinato da lasciare la comunità islamica fiorentina con l’amaro in bocca. Intorno alle undici di ieri mattina l’imam Izzedin Elzir è uscito dal centro culturale di piazza dei Ciompi per comunicare alla stampa l’esito della trattativa. È apparso irritato e privo della sua consueta flemma.

«A giugno non ce ne andremo e saremo qui a pregare come sempre» ha annunciato, spiegando che la comunità puntava a un rinvio più lungo, almeno sei mesi, per avere il tempo di spostarsi altrove. «La data del primo novembre era una proposta di buona volontà – ha aggiunto -, ma adesso non c’è più. Resteremo qui finché non troveremo un’alternativa».

La sensazione è che difficilmente il rinvio dell’esecuzione stabilito ieri – dopo una prima proroga decisa nel dicembre scorso - basterà per sbloccare un’impasse che si protrae dal 2021, da quando cioè la società Finvi srl, proprietaria dell’immobile, ottenne dal tribunale lo sfratto dei locali che da quasi vent’anni ospitano la moschea di Firenze. Le operazioni di notifica degli atti si sono comunque svolte in un clima di assoluta tranquillità e in assenza delle forze dell’ordine.

Dopo settimane di trattative andate a vuoto, ieri mattina l’ufficiale giudiziario si è presentato come previsto intorno alle 9 insieme ai rappresentanti della proprietà e ha trovato ad aspettarlo una cinquantina di fedeli. Con loro c’erano gli assessori comunali Sara Funaro e Andrea Giorgio e alcuni cittadini venuti a portare la loro solidarietà, fra cui il direttore del Centro diocesano per il dialogo interreligioso monsignor Alfredo Iacopozzi, il presidente della comunità ebraica fiorentina Enrico Fink e il pastore valdese Francesco Marfè. «Credo che questa situazione si protragga ormai da troppo tempo.

Oggi più che mai dobbiamo trovare una soluzione accettabile, dignitosa ed esteticamente valida» ha detto Iacopozzi. Sulla vicenda si era espresso due giorni fa anche il cardinale Giuseppe Betori, arcivescovo di Firenze, durante un incontro pubblico in Palazzo Vecchio. «Le difficoltà della comunità islamica a trovare un luogo di culto per il futuro ci fa soffrire tutti» aveva affermato Betori, ricordando che «un paio d’anni fa avevamo firmato un accordo con l’imam e con il rettore dell’Università di Firenze per la cessione di un terreno sul quale costruire la moschea. Poi la cosa non è andata avanti, anche per una scelta etica interessante della comunità islamica, quella di non avvalersi di finanziamenti che non fossero sicuri nella provenienza, e che vincolassero la nomina dell’imam».

Il centro culturale islamico di piazza dei Ciompi, a due passi da piazza Santa Croce, è comunemente chiamato “moschea” anche se è solo un ampio garage in cui i musulmani fiorentini si ritrovano a pregare dal 2005. La comunità conta ormai oltre 30mila fedeli ed è da tempo alla ricerca di una nuova sede da poter acquistare con le proprie risorse, ma finora si è scontrata con vincoli di destinazione d’uso e ostacoli di natura urbanistica che le hanno sempre impedito di trovare una soluzione adeguata. L’8 giugno ci sarà il terzo accesso dell’ufficiale giudiziario. È difficile che quaranta giorni possano bastare per risolvere una vicenda che sta mettendo in imbarazzo la città.

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