mercoledì 11 marzo 2020
Un amico e collega ricorda il presidente dell'Ordine dei medici di Varese, Roberto Stella, morto a 67 anni causa del virus. "Martire e maestro, eri capace di commuoverti"
Il dottor Roberto Stella

Il dottor Roberto Stella - Da Facebook

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Il presidente dell'Ordine dei medici di Varese e responsabile area strategica formazione della Fnomceo, Roberto Stella, 67 anni, è morto questa mattina dopo avere contratto il coronavirus. Lo riferisce il presidente nazionale degli Ordini dei Medici (Fnomceo), Filippo Anelli, dopo il precipitare di una malattia respiratoria dovuta al nuovo coronavirus. "Oggi è un giorno estremamente triste. Il Coronavirus - anche se la causa dovrà essere stabilita dall'Istituto superiore di sanità, pare essere questa - si è portato via in pochi giorni un amico, un collega, un presidente sempre pronto a spendersi per gli altri, senza risparmiarsi. Per i suoi pazienti, per tutti i medici e gli odontoiatri dei quali curava la formazione, in particolare quella Ecm. Purtroppo oggi è arrivata la notizia che temevamo e che nessuno avrebbe voluto sentire: Roberto Stella, da qualche giorno ricoverato in rianimazione, non ce l'ha fatta". Qui di seguito il ricordo di Alessandro Colombo, collega e amico di Stella.


Sette anni fa ascoltavamo commossi un grande medico, che raccontava la sua malattia ai nostri allievi. Roberto Stella, tra le lacrime, mi disse: "A 60 piango. Perché voglio diventare così".

Quel giorno siamo diventati amici. Avevo di fronte un maestro. Era già uno importante, con cariche regionali e nazionali. Ma era soprattutto un medico di famiglia vero. Insieme abbiamo diretto la Scuola di medicina generale della Lombardia fino a giovedì sera; al telefono, a ora tarda, stavamo decidendo e riorganizzando la scuola in questo marasma. Era stanchissimo.

Roberto è un martire. Ha professato fino alla morte. Qualche giorno fa mi disse: "Abbiamo finito le mascherine. Ma non ci fermiamo. Stiamo attenti e andiamo avanti".

Un uomo così è di tutti, perché si è dato a tutti. Era più che un eroe, era un uomo che sapeva piangere. Che si commuoveva di fronte al bello e al vero. Voleva cambiare. Cambiare sé e aiutare le persone a farlo. Un maestro.

È così facile, quando hai potere, muoversi per altri fini! Con lui era meno facile. Sapeva cos’è il potere e lo gestiva bene, tra Milano, Varese e Roma. Ma alla fine aveva sete del profondo. Leggeva come un matto. Non si accontentava della superficie; come Giorgio Gaber, cui assomigliava così tanto da prenderlo in giro. E suonava perfino la chitarra!

Ho lavorato con lui giorni e notti a programmare, gestire, migliorare, sistemare i corsi per i giovani medici. Per rendere migliore il sistema sanitario. Anche con proposte “eversive”, che oggi l’emergenza sta dimostrando praticabili, Solo e sempre per i “ragazzi”. Noi due sapevamo che non c’erano altri fini, se non sostenere la grande vocazione dei medici.

Ma io lo imparavo da lui. Così, insieme, eravamo più forti delle resistenze che incontravamo. Anche delle nostre. Si discuteva, si rideva e si litigava. Ma la commozione era l’ultima parola. E in questi mesi tanti suoi colleghi medici e del sistema lombardo erano coinvolti, e aiutavano la scuola a volare alto.

Siamo in battaglia. E hanno ucciso il comandante. Abbiamo paura. Ma lui, commosso, avrebbe detto di andare avanti, di non fermarsi. Un passo dopo l’altro. Come gli alpini, cui Roberto apparteneva. A noi tocca onorare il capitano: fare quello che dobbiamo fare, stando a casa, tranquilli, fermi. Possibilmente sostenendo chi è al fronte, come possiamo. Non foss’altro con le preghiere.

I “suoi” tirocinanti oggi sono al fronte. Stamattina, proprio mentre Roberto moriva e non lo sapevano, hanno proposto temi di lavoro straordinari. Ci stanno già lavorando. È un inizio nuovo, il maestro ha seminato tanto, ha seminato bene.

Direttore dell’Accademia di formazione per il servizio sociosanitaro lombardo – PoliS Lombardia

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