giovedì 23 febbraio 2012
«Per aver scritto con profonda sensibilità una pagina memorabile di rigore professione». Con questa motivazione a Claudio Monici, inviato di Avvenire, è stato assegnato ieri sera a Palazzo Marino “Il Premiolino”, il premio giornalistico più antico d’Italia.
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​«Per aver scritto con profonda sensibilità una pagina memorabile di rigore professione». Con questa motivazione a Claudio Monici, inviato di Avvenire, è stato assegnato ieri sera a Palazzo Marino “Il Premiolino”, il premio giornalistico più antico d’Italia. Monici – presente il nostro direttore Marco Tarquinio – è stato insignito assieme ai colleghi Domenico Quirico della Stampa, Elisabetta Rosaspina e Giuseppe Sarcina del Corriere della Sera per aver «affrontato con coraggio un feroce sequestro in Libia». Per la sezione quotidiani, premiati anche Marco Lillo de Il Fatto Quotidiano e Sergio Rizzo del Corriere della Sera.Monici, classe 1958, ha cominciato la sua carriera ad Avvenire come cronista. Il suo esordio come inviato fu nell’Afghanistan occupato dai russi dove riuscì a entrare clandestinamente e dove, per tre mesi, si mosse al seguito dei mujaeddin, uno dei pochi occidentali presenti nel territorio. Solo il primo dei fronti caldi su cui Monici si è trovato a lavorare: i suoi servizi hanno raccontato le guerre che hanno insanguinato l’Africa, la Jugoslavia, la Bosnia, la Cecenia, l’Iraq. E non solo. Appassionato di storie e di umanità ha tratteggiato le vicende travagliate dei clandestini a Lampedusa, è sceso a 2.700 metri di profondità insieme ai minatori che estraggono l’oro in Sudafrica, è scampato alla fucilazione nell’ex Zaire.
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