giovedì 19 luglio 2012
L'allarme dei Comuni che, in questi mesi, hanno offerto assistenza ai ragazzini in fuga dal Nord Africa. Zanonato (delegato Immigrazione): "i Comuni non vengono risarciti dei soldi che spendono". Il sindaco di Riace in sciopero della fame per protesta.​
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​Un appello al governo affinché “dia risposte urgenti e puntuali per continuare a garantire la migliore accoglienza e protezione ai minori stranieri non accompagnati, arrivati in Italia durante l'emergenza Nord Africa". E perché, soprattutto, "rispetti gli impegni assunti con le amministrazioni locali che, solo per senso del dovere, hanno garantito i servizi, malgrado i forti ritardi del governo nell'erogazione dei fondi anticipati dai Comuni". A lanciarlo è il sindaco di Padova e delegato Anci all'immigrazione, Flavio Zanonato, al termine della commissione Immigrazione che si e' svolta oggi nella sede nazionale dell'Anci.“Stiamo vivendo una situazione paradossale: i Comuni che si erano impegnati a tradurre in pratica politiche governative assumendosi in carico i minori stranieri e svolgendo la loro parte nel'emergenza Nord Africa, non vengono risarciti dei soldi che spendono”, osserva Zanonato.“Il governo, nonostante gli impegni assunti durante un tavolo svoltosi lo scorso maggio, non ha ancora erogato i fondi che stiamo attendendo. In questa situazione- prosegue il delegato Anci- non siamo più in grado di garantire questo tipo di servizio, come è stato denunciato da numerosi sindaci italiani, a cominciare da quello di Roma”Proprio per denunciare questa situazione, il primo cittadino di Riace (Reggio Calabria) ha iniziato uno sciopero della fame: “Da un anno – denuncia Domenico Lucano - non riceviamo più contributi dalla Protezione civile e la situazione è insostenibile. Ci stanno prendendo in giro”.  Attualmente a Riace, risiedono150 rifugiati tra cui 30 bambini. “Viviamo un'emergenza nell'emergenza. La situazione adesso è diventata davvero difficile: abbiamo perfino case rimaste senza corrente elettrica – denuncia il sindaco-. Anche gli esercenti non sono più in condizione di venirci incontro. Solo la farmacia accetta i nostri bonus per il latte, destinati ad una bimba di sei mesi figlia di una coppia di rifugiati”.
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