martedì 21 gennaio 2020
Dopo l'annuncio del divieto alle fermate dei mezzi pubblici, arriva anche «il divieto di fumo allo stadio» che confluirà nel piano Aria. Le critiche della Regione: concentrarsi su caldaie a gasolio
Ecco come Milano vuol diventare una città smoke free

Ansa

COMMENTA E CONDIVIDI

Un calcio al fumo. A partire dallo stadio. Milano smoke free, il sindaco Beppe Sala rilancia. Dopo aver fissato l’obiettivo – vietare il fumo all’aperto entro il 2030 – il primo cittadino tiene alto il pressing e ipotizza un altro luogo dove introdurre al più presto lo stop alle sigarette: lo stadio, che si aggiunge così alle fermate di tram e autobus e alle code all’esterno dei locali pubblici, che ha già dichiarato di voler interdire al fumo. Lo scenario: il Piano Aria che dovrà essere approvato nelle prossime settimane dal Consiglio comunale e che servirà per le ordinanze sulle singole misure. Una partita, la lotta allo smog, che Sala gioca su più tavoli: si pensi all’impegno pubblicamente preso perché entro la fine del suo mandato tutti gli edifici del Comune abbiano abbandonato il gasolio o, almeno, avviato la riconversione. Molteplici sono, d’altronde, le cause dell’inquinamento atmosferico e le minacce ai polmoni dei milanesi.

Sala: visione e passi.
«Penso si debba arrivare in un periodo non lunghissimo allo stadio smoking free», ha detto ieri Sala a margine di un convegno sulla riqualificazione degli scali ferroviari. «Se sono in un luogo aperto e mi fumi di fianco, sono libero di spostarmi. Ma se sono alla fermata dell’autobus o allo stadio non ho questa libertà». Il divieto di fumo dunque è «una restituzione di diritti a coloro ai quali il fumo come minimo dà fastidio, probabilmente fa anche male e non hanno la possibilità di evitarlo». Su queste misure – Sala pensa anche allo stop ai fuochi d’artificio – e più in generale sul Piano Aria: «Sono questioni su cui, al di là delle mie opinioni, è importante coinvolgere la giunta e il Consiglio comunale – ha concluso il sindaco. Bisogna prendere il 2030 come visione, ed è giusto che la politica ce l’abbia. Ma non possiamo parlare del 2030 e non fare qualcosa subito. Le nostre strade sono piene di mozziconi».

Le altre voci. Al pressing di Sala per una città smoke free c’è chi partecipa, chi fa catenaccio, chi cerca il contropiede. E chi chiama il fuorigioco, denunciando le uscite del sindaco come mera provocazione e promessa elettorale. «Tutto ciò che serve come microtassello per migliorare la qualità dell’aria è sempre utile. Nessuno ha la bacchetta magica e nessuna misura da sola risolve, ma tutte insieme possono affrontare e risolvere il problema», ha dichiarato il ministro dell’Ambiente Sergio Costa, ieri a Milano (si veda il servizio a destra) dove ha incontrato l’assessore regionale all’Ambiente Raffaele Cattaneo. Il quale, dal canto suo, ha sottolineato come «la percentuale di emissioni che deriva dal fumo di sigaretta sia dell’1,9%, quindi tutto serve, ma forse è importante concentrarsi sul 42% di emissioni che derivano dal riscaldamento civile», con «misure strutturali» e «meno immaginifiche» ma «più efficaci». Di lotta allo smog che richiede «una soluzione strutturale», d’altronde, ha parlato lo stesso ministro Costa. E il presidente della Regione, Attilio Fontana? «Non so, è un’idea anche quella», ha detto dello stadio smoke free. «Sono favorevole al divieto di fumo in assoluto, perché è una sciagura dal punto di vista personale e produce danni incredibili», ha aggiunto, invitando però a concentrarsi sulle troppe caldaie a gasolio. Simone Sollazzo, consigliere comunale M5s, chiede di «evitare strumentalizzazioni e polemiche» invocando «un confronto tra maggioranza e opposizioni che partorisca una proposta comune».

La mappa delle aree che sono già smoking free in città. La lotta al fumo di sigaretta all’aperto non è una novità, per Milano. È dal 2012 che non si può più fumare nei parchi pubblici e nelle aree dove sono collocati giochi per bambini o attrezzature sportive. La città «smoking free» fa passi avanti nelle aree aperte degli ospedali. E nei luoghi della formazione e della cultura. È il caso dell’Università degli Studi di Milano, dove, in virtù del regolamento approvato lo scorso dicembre, le sigarette elettroniche sono vietate anche negli spazi estermi – come chiostri, logge, punti prossimi a porte e finestre. Ma entro aprile il divieto varrà per tutti i tipi di sigarette. Ai fumatori saranno destinate alcune aree riservate, con sedute e cestini, ora in fase di allestimento. Soluzione analoga all’Università Bicocca, dove sono state create "isole" per fumatori lontane dagli ingressi dell’ateneo. In questo modo chi entra ed esce dagli edifici dell’università non rischia di finire tra i fumatori passivi, come succede tradizionalmente quando agli "attivi" è permesso di fumare appena fuori le porte, dove normalmente sono collocati cestini posacenere. Un’"isola" per fumatori l’aveva, in cortile, anche il liceo linguistco «Manzoni». Ma è stata abolita. E ora l’istituto è del tutto «smoke free». Ed è «smoke free» anche la piazzetta tra le vie Federico Confalonieri e Gaetano De Castilla, sulla quale si affacciano il Bosco Verticale e la sede di Google Italia. Pur aperta al pubblico, è proprietà privata.

© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI