sabato 12 novembre 2022
Il responsabile Anci, Biffoni: sono esseri umani, non possiamo tirarci indietro, no alla demagogia. Ricci: serve un segnale da Forza Italia. Il silenzio dei Comuni di centrodestra
La nave Ocean Viking arriva a Tolone, in Francia, con il suo carico di migranti

La nave Ocean Viking arriva a Tolone, in Francia, con il suo carico di migranti - Ansa

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Il governo italiano alza le mani in materia di immigrazione e i sindaci reagiscono. «Davvero Giorgia Meloni ha detto che l’Italia non è più in grado di occuparsi di migranti?» sospira Matteo Ricci, sindaco Pd di Pesaro da sempre in prima linea sui temi dell’accoglienza. «Mi verrebbe da dire che noi primi cittadini ce ne occupiamo tutti i giorni e che non possiamo arretrare di fronte a una questione chiave come questa».

Anni e anni di accoglienza di giovani stranieri nei Comuni, grandi e piccoli, non possono essere liquidati come se nulla fosse: dal modello Sprar alla rete Sai, sono cambiate le sigle ma non l’idea di fondo di garantire percorsi di integrazione a chi ne ha diritto. E sono stati proprio i sindaci a tirare le fila del discorso, mettendo spesso intorno a un tavolo prefetti e società civile. Ora l’annunciato disimpegno, che lo si voglia o no, rappresenta una novità. L’immigrazione sembra essere diventata tema esclusivamente di ordine pubblico, come lo fu ai tempi dei decreti Salvini.

Quali strumenti servono

E’ vero che Meloni ha completato il suo ragionamento dicendo «abbiamo un mandato per occuparci dei migranti in modo diverso», ma quale sarà, al netto dello scontro d’inizio legislatura con la Francia, la modalità prescelta? E che effetti avrà sul territorio? «Se l‘idea espressa dalla premier è un’ammissione di debolezza sul sistema di gestione dei flussi - ragiona Matteo Biffoni, primo cittadino di Prato e responsabile Anci per l‘immigrazione - possiamo intanto cercare di capire dov’è il problema. Si fa fatica? E’ vero, penso ai percorsi non facili che riguardano tanti minori non accompagnati. Però parliamo di esseri umani, non possiamo tirarci indietro. Semmai dobbiamo riflettere sugli strumenti, che sono invecchiati». Il riferimento è al Testo unico dell’immigrazione, «una macchina che ha fatto troppi chilometri» osserva Biffoni.

La soluzione ci sarebbe ed è quella già praticata in passato di partire da un principio di realtà: gli immigrati nel nostro Paese già ci sono. «Non è un’emergenza, quella che stiamo affrontando. E’ un fenomeno strutturale, che c’era prima di chi governa adesso e ci sarà verosimilmente anche dopo. Non è il momento di ricette semplici» continua il sindaco di Prato.

Detto in altri termini: può servire tornare a parlare di decreto flussi, di canali legali di ingresso, di fabbisogno di manodopera straniera. Per le nostre imprese e per il mercato del lavoro. «Da noi si spettacolarizzano gli arrivi con i barconi, in altri Paesi i profughi arrivano in altro modo. Poi scopriamo che, di fronte a tante sparate mediatiche, nessuno si cura dei numeri. E così finisce che la Germania, non l’Italia, ha il maggior numero di richieste d’asilo di tutta Europa» spiega il responsabile Anci.

I migranti sono esseri umani, sempre

I migranti sono esseri umani, sempre - Reuters

Le ragioni del consenso facile

Allo stesso modo, occorrerebbe riconoscere che intanto l’accoglienza a piccoli gruppi distribuiti sul territorio ha funzionato, grazie al coinvolgimento di parrocchie, enti locali e Terzo settore, mentre la gestione centralizzata demandata alle grandi strutture sotto controllo prefettizio ha mostrato crepe e ha finito per generare altra irregolarità.

«Ho invece la sensazione che il tema venga utilizzato alla stregua di un’arma di distrazione di massa - riprende Ricci -. E’ un messaggio facile quello sull’immigrazione ingovernabile, che ha come destinatario perfetto chi ha votato Fratelli d‘Italia e il centrodestra».

Si dichiara ingestibile il fenomeno, si invocano risposte altrui, ci si sottrae a possibili responsabilità. «Guardi che l’esecutivo non ha nessun interesse a risolvere il tema, perché alla maggioranza conviene alimentare uno stato di incertezza nell’opinione pubblica. Così si creano le condizioni per mantenere il consenso».

Il viaggio d’Italia alla ricerca di sindaci pronti a mettersi in gioco si ferma quando si prova a coinvolgere primi cittadini di Lega o Fratelli d’Italia. Tutti sembrano allineati e coperti. «In realtà, da un governo di destra è lecito attendersi risposte di destra» ammette Ricci, «anche se certo da un partito come Forza Italia, immagino verrà chiesto all’esecutivo un approccio più pragmatico, capace di risolvere i problemi. Ma vedrà, per ora nessuno tra i miei colleghi sindaci di centrodestra vorrà sbilanciarsi...».

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