mercoledì 27 giugno 2018
Il premier maltese annuncia: i migranti a bordo della Lifeline saranno ricollocati, dopo le cure sanitarie, in otto Paesi dell'Ue che hanno dato loro disponibilità
La Lifeline approda a Malta, migranti distribuiti in 8 Paesi
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Dopo 8 giorni in mare aperto trova un porto di attracco la nave Lifeline con a bordo 224 migranti salvati il 21 giugno davanti alle coste libiche. Tra loro, "molti hanno bisogno di cure mediche intensive" aveva denunciato la Ong nella notte sollecitando un intervento delle autorità al fine di ottenere il via libera per entrare in porto.

Il governo della Valletta dopo aver atteso tutte le rassicurazioni dagli altri Stati europei sulla redistribuzione dei migranti, ha dato alla nave della Ong tedesca dapprima il permesso di entrare nelle acque maltesi per poi confermare l'attracco su suolo maltese nel pomeriggio di oggi.

Ci sono volute altre 24 ore di diplomazia a livello europeo per trovare un porto sicuro per la nave Lifeline e per permettere alle 224 persone rimaste bloccate a bordo dal 21 giugno scorso di essere medicate: la svolta è arrivata con una conferenza stampa convocata a La Vallette dal premier Joseph Muscat che ha ringraziato i Paesi dell'Ue che hanno dato loro disponibilità ad accogliere i migranti soccorsi dalla Lifeline. In particolare Malta, Italia, Belgio, Olanda, Lussemburgo, Portogallo, Francia, Irlanda e Germania (che ha posto come condizione per l'accoglienza dei migranti il sequestro della nave Lifeline).

La confermato dell'inchiesta sulla nave Lifeline. La nave della Ong tedesca verrà trattenuta per avviare un'indagine sul comportamento di questi giorni, in particolare perché "il capitano dell'imbarcazione ha disobbedito alle regole internazionali" e ora "lo Stato di cui batteva bandiera l'imbarcazione (l'Olanda ndr) ha confermato che non è nei suoi registri". "Finché l'indagine non sarà finita resterà sotto sequestro", ha detto Muscat. "È un caso particolare" e "non si tratta di una questione fra due Stati membri" perché "il capitano dell'imbarcazione ha disobbedito alle regole internazionali".

Dalla nave della Ong tedesca nelle prime ore del mattino dopo che l'accordo europeo sembrava essere stato raggiunto solo sulla carta, era arrivata la richiesta di essere "autorizzati almeno a entrare nelle acque maltesi, per trovare riparo dalle onde alte e dal vento". "Chiediamo - aveva scritto la Ong tedesca su Twitter - se siamo autorizzati a proteggerci almeno dalle alte onde e dal forte vento al largo della costa maltese. Molti a bordo stanno soffrendo di mal di mare". Erano poi volate le accuse verso la Germania per aver bloccato l'accordo europeo: "È il ministro dell'Interno tedesco Horst Seehofer ad avere impedito finora alla Germania di partecipare all'accordo e accogliere una quota dei profughi della nave Lifeline. Tutti gli altri politici avrebbero la volontà di risolvere il problema", ha spiegato da Dresda Axel Steier, portavoce di Lifeline all'agenzia Ansa. Non sono mancate le reazioni politiche interne in Germania: mentre il portavoce della cancelliera Merkel ha parlato di "colloqui in corso" per la soluzione del caso, il partito socialdemocratico (SPD) contesta il governo tedesco per la linea rigida tenuta sui respingimenti tenuta dal ministro Seehofer (leader dei cristiano sociali bavaresi CSU) e minaccia nuove elezioni. Anche il partito dei Cristiano-democratici di Angela Merkel ha definito la situazione "molto seria".

La nave Lifeline in alto mare e l'accordo europeo che ancora non c'è

"La nave Lifeline, con 224 migranti a bordo, attraccherà a Malta". Era stato questo l'annuncio - a cui non è stato dato ancora seguito - del 26 giugno del presidente del consiglio Giuseppe Conte, che martedì alle 13.45, dopo un colloquio telefonico con il presidente maltese Joseph Muscat, aveva spiegato: «Abbiamo concordato che l'imbarcazione sarà sottoposta a indagine per accertarne l'effettiva nazionalità e il rispetto delle regole del diritto internazionale da parte dell'equipaggio».

"Coerentemente con il principio cardine della nostra proposta sull'immigrazione - secondo cui chi sbarca sulle coste italiane, spagnole, greche o maltesi, sbarca in Europa -, l'Italia farà la sua parte e accoglierà una quota dei migranti che sono a bordo della Lifeline, con l'auspicio che anche gli altri Paesi europei facciano lo stesso come in parte già preannunciato", aveva aggiunto Conte.

La trattativa si era poi concentrata sulla ripartizione dei migranti: i Paesi che si erano detti disponibili sono Italia, la stessa Malta, Francia e Portogallo, mentre Germania, Olanda e Spagna ancora erano incerte. La Valletta ha detto che farà attraccare la nave solo se si troverà prima un accordo per l'accoglienza delle persone.

Malta aveva annunciato l'apertura di "un'inchiesta sul capitano della Lifeline che ha ignorato le istruzioni delle autorità italiane date in accordo alle leggi internazionali" e per "verificare quali azioni si possano intraprendere" nei confronti della nave della Ong tedesca. Ed allo stesso tempo - si leggeva il 26 giugno in un comunicato del gabinetto del premier Joseph Muscat - esorta "gli Stati volenterosi a proseguire la condivisione di responsabilità per evitare un'escalation della crisi umanitaria".

Malta inoltre aveva rivendicato di aver "condotto nelle ultime 48 ore uno sforzo diplomatico per trovare una soluzione al caso della nave Lifeline, provocato dalle azioni del suo comandante che ignorato le istruzioni dategli dalle autorità italiane secondo le regole internazionali".

Dal 21 giugno ecco cos'è stata l'odissea della Lifeline

Sulla nave della Ong tedesca si è consumato in questi giorni un drammatico braccio di ferro: l'imbarcazione è rimasta bloccata nel mar Mediterraneo di fronte alle coste maltesi dallo scorso 21 giugno. L'ultima richiesta di approdo in un porto sicuro - dopo i rifiuti di Malta e Italia della settimana scorsa - era stata fatta alla Francia. Il portavoce del governo francese, Benjamin Griveaux, parlando all'emittente radiofonica Rtl aveva fatto sapere nelle ultimissime ore che poteva "emergere una soluzione europea con un possibile sbarco a Malta". Griveaux aveva spiegato che lo sbarco sarebbe stato il frutto di una conversazione di lunedì tra il presidente Macron e il premier maltese Joseph Muscat.

Non solo: si è anche saputo che lo stesso Macron ha visto in gran segreto lunedì sera, alla vigilia della visita in Vaticano, il premier Giuseppe Conte "su sua richiesta".

"Chiederemo alla Francia di darci il benvenuto. Se non avremo una risposta, lasceremo Malta per andare al Nord... in Spagna o in Francia", aveva annunciato lunedì pomeriggio Alex Steier, portavoce della ong tedesca Missione Lifeline, sulla cui nave rimangono 224 persone a bordo.

Tra loro ci sono anche 42 donne. E poi diversi bambini: una, di tre anni, gioca da cinque giorni sul ponte della nave. Le telecamere di Sky TG24 sono riuscite a salire a bordo della nave dell'ong tedesca Lifeline e hanno documentato una situazione sempre più critica con il passare delle ore. Dopo i dinieghi di Italia e Marta, la nave è bloccata da giorni nel Mediterraneo di fronte alle coste de La Valletta con centinaia di migranti e chiede di essere accolta in Francia.

Nonostante il peggioramento delle condizioni del mare e la scarsità di provviste, la situazione a bordo rimane sotto controllo. Il capitano della Lifeline, Claus-Peter Reisch, intervistato da Sky TG24, ha spiegato quali sono le condizioni dei migranti sulla nave dell'ong tedesca: "Le persone sono molto collaborative, ci aiutano anche nella pulizia dei gabinetti e del ponte. Al momento la situazione è tranquilla: abbiamo acqua e cibo. Le persone provano un senso di sicurezza su questa nave", ha affermato Reisch.

"Inizialmente volevamo andare in direzione della Francia - aveva spiegato meglio lunedì sera a tarda ora il portavoce della Ong, Axel Steier, che si trova a Dresda, in Germania, e non a bordo ha spiegato ai giornalisti francesi - ma a causa delle condizioni meteo non è possibile attualmente. E noi non volevamo entrare in un porto ma restare nelle acque internazionali". L'opzione Francia "resta possibile, ma non sarà né per oggi, né domani, né dopodomani", ha aggiunto. Parlando con i media francesi, Steier ha aggiunto che l'opzione di farsi accogliere in Francia nei prossimi giorni resta "possibile": "il problema - ha aggiunto - è che abbiamo 224 persone a bordo di un'imbarcazione di 30 metri, vicinissima a un paese sviluppato, e che l'Europa sta a guardare questa gente che deperisce".


La nave Alexander Maersk attracca a Pozzallo

Stanchi ma felici, alle 24:48 è iniziato il trasferimento in banchina dei 108 migranti a bordo della nave cargo danese Alexander Maersk. Le persone sono uscite uno alla volta dal ventre della enorme nave, come partoriti. Sono stremati dall'attesa e dell'incertezza. Una sorta di fessura si apertà dal centro della nave, sopra una murata altissima. Una scaletta con cinque pioli li ha accompagnato verso l'ultima discesa a terra. Il corridoio che circonda la nave e poi una ripida scala che costeggia la fiancata.

Le condizioni di salute delle persone a bordo sono buone, come ha confermato il medico marittimo Vincenzo Morello, salito a bordo prima dell'attracco in porto per accertare eventuali emergenze sanitarie.
I 108 migranti, prima di essere trasferiti sul cargo danese, erano stati tratti in salvo dalla Lifeline, la nave della Ong tedesca al largo di Malta.

L'approdo della Alexander Maersk ha permesso anche il ricongiungimento di una famiglia sudanese che si era dovuta separare dopo l'evacuazione sanitaria dalla nave avvenuta sabato mattina, con una ragazzina di 8 anni fortemente disidratata ricoverata in ospedale per una gastroenterite. Insieme a lei erano scesi dalla nave la madre e la sorellina di due anni mentre a bordo erano rimasti il padre e un fratello di 4 anni.

Una volta completate le manovre di attracco, sono arrivate due autocisterne per rifornire la nave; mentre dopo la discesa i migranti sono stati trasferiti in pullman all'hotspot di Pozzallo.

Dal ministero dell'Interno era arrivata a tarda ora di lunedì l'autorizzazione all'attracco a Pozzallo del cargo Alexander Maersk, fermo da venerdì davanti al porto con 110 migranti a bordo. Lo aveva reso noto il sindaco di Pozzallo, Roberto Ammatuna, che in una nota ha scritto: "Non posso non manifestare la mia soddisfazione per la positiva conclusione della vicenda, perché si è avverato l'auspicio contenuto nel mio appello. Era una decisione attesa non solo da parte mia ma anche da tutta la città che ha vissuto con apprensione l'evolversi della situazione. Ringrazio il ministro Salvini - prosegue il primo cittadino di Pozzallo - per aver accettato la richiesta umanitaria che ho inoltrato e sono sicuro che la decisione assunta sia quella giusta".

Il sindaco di Pozzallo già nel pomeriggio aveva chiesto di poter accogliere queste persone: "Chiedo che soltanto per motivi umanitari si consenta l'attracco nella struttura portuale della nave cargo che non ha le caratteristiche adatte ad ospitare un così alto numero di persone che sono rimaste all'addiaccio sotto la pioggia torrenziale di queste ore".

La denuncia: sulla nave Maersk «privati della libertà personale»

Il mercantile Alexander Maersk, battente bandiera danese, era stato rifornita di viveri e di beni di prima necessità già sabato 23 giugno, quando sono state fatte approdare a terra una donna incinta e alcune bambine.

"Si trovano di fatto private della libertà personale" i migranti a bordo della nave container Alexander Maersk. È per questo che il Garante nazionale dei diritti delle persone detenute o private della libertà personale, Mauro Palma, aveva scritto nel pomeriggio di lunedì in una lettera al Comandante generale della Guardia Costiera, Ammiraglio Giovanni Pettorino. Nella lettera si chiedevano "urgenti informazioni sugli ordini impartiti relativamente alla impossibilità di approdo della nave container". Nella serata poi è arrivata l'attesa autorizzazione dal ministero dell'Interno.

>>> Qual è il problema con la nave Lifeline e con la nave cargo Maersk? <<<

L'appello di Medici Senza Frontiere: le persone in mare sono in ostaggio delle agende politiche europee

"Dopo la dolorosa odissea della Aquarius, costretta una settimana fa a raggiungere Valencia per sbarcare 630 persone soccorse nel Mediterraneo, siamo preoccupati per una nuova paralisi negoziale tra le autorità italiane e alcuni altri governi europei che rifiutano in queste ore di assegnare un porto sicuro di sbarco alla nave Lifeline e al cargo commerciale Maersk", aveva dichiarato lunedì 25 giugno in una nota Claudia Lodesani, presidente di Medici Senza Frontiere.

Dura e netta la posizione di MSF: "339 persone soccorse in mare sono attualmente tenute in ostaggio dalle agende politiche europee. È tempo che i governi europei mettano al primo posto la vita delle persone, offrendo tutto il supporto necessario alle operazioni di salvataggio operate dalle navi private - di Ong o commerciali - e istituendo un meccanismo proattivo e dedicato di ricerca e soccorso nel Mediterraneo centrale".

"Considerato lo stallo del negoziato tra i governi sugli aspetti legali e politici, per ragioni strettamente umanitarie, Msf sollecita le autorità italiane ad assegnare con urgenza un porto sicuro alle due navi per offrire alle persone soccorse le cure e l'assistenza di cui hanno bisogno".

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