venerdì 22 giugno 2018
L'Italia aveva chiesto a La Valletta di far attraccare la nave della Ong tedesca con 224 migranti soccorsi al largo della Libia. Un nuovo caso Aquarius? Lifeline: “Battiamo bandiera olandese"
L'imbarcazione Lifeline (Ansa)

L'imbarcazione Lifeline (Ansa)

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"Malta non ha coordinato le operazioni di soccorso, né siamo l'autorità competente a farlo". Così un portavoce del governo maltese - citato dal Times of Malta - replica all'Italia dopo che il Comando della capitaneria di porto italiana ha chiesto ufficialmente a Malta di far attraccare Lifeline, la nave gestita dalla Ong tedesca che trasporta i 224 migranti raccolti giovedì al largo della Libia. il portavoce ha specificato: "L'operazione è stata inizialmente gestita dal Centro di Roma, con l'autorità libica che si assumeva la responsabilità del soccorso". Tuttavia il portavoce sostiene che "Malta continuerà ad agire sempre secondo le leggi e le convenzioni applicabili".

Nel frattempo, il governo spagnolo ha offerto aiuto a quello maltese, dicendosi pronto ad accogliere la Lifeline. "Siamo stati in contatto con Malta per offrire sostegno se servisse aiuto umanitario alla nave nelle prossime ore", ha detto una portavoce del governo di Madrid.

Un caso mai chiuso quello della Lifeline. "La nave della Ong tedesca è ora nelle acque di Malta, col suo carico di 224 immigrati. Per sicurezza di equipaggio e passeggeri abbiamo chiesto che Malta apra i porti. Chiaro che poi quella nave dovrà essere sequestrata, ed il suo equipaggio fermato" aveva scritto così nelle prime ore del mattino su Twitter il ministro degli Interni Salvini. "La nostra nave batte bandiera olandese", aveva fatto sapere sempre via Twitter la Lifeline, mostrando una conferma di registrazione che lo indica. Nel documento Amsterdam è il porto di casa e il 19 settembre 2017 la data di registrazione con scadenza 19 settembre 2019. La Ong tedesca ribadisce inoltre che l'intervento di giovedì è avvenuto in acque internazionali.

Allo scontro tra governo e Ong si affiancava poi Malta, tirata dentro dal ministro dell'Interno: con il giornale Malta Today che, riportando fonti del governo maltese, scriveva che "malgrado la retorica di Salvini, né la Lifeline né il coordinamento di Roma" a Malta non è ancora arrivata "una richiesta formale di accogliere la nave". E verso le 13 si è mossa, quindi, la Capitaneria di porto italiana che ha chiesto ufficialmente al governo de La Valletta di far attraccare la Lifeline in uno dei suoi porti. E ultima mossa sullo scacchiere politico, la portavoce del governo spagnolo Ibabel Celaà ha fatto sapere che il ministero degli Esteri spagnolo è in contatto con Malta, Italia e Francia sulla vicenda della nave Lifeline.

Qual è il problema con la nave Lifeline?

Quello della Lifeline sarà un nuovo caso Aquarius? Difficile dirlo, quel che è certo è che la vicenda va avanti da giovedì 21 giugno soprattutto a colpi di polemiche politiche e annunci che si susseguono sui social. La nave della Ong tedesca (già entrata in polemica col ministro dell'Interno Matteo Salvini sabato scorso su Twitter, dandogli del «fascista») che giovedì mattina è intervenuta al largo delle coste libiche per soccorrere numerosi migranti a bordo di gommoni in panne. L'imbarcazione, che ha chiesto l'aiuto di alcuni mercantili e della Guardia costiera libica ha salvato caricando a bordo 224 migranti e ha chiesto un porto sicuro dove attraccare all'Italia. Dopo un lungo braccio di ferro - a colpi di social - in tarda serata alla nave Lifeline è stato intimato l'atto di sequestro da parte delle autorità italiane.

Tutto è iniziato con lo stesso copione della nave Aquarius, gestita dalle ong Sos Méditerranée e Msf: anche per Lifeline è arrivato un veto posto dal ministro dell'Interno Matteo Salvini, che ha ribadito la chiusura dei porti per le navi delle Ong che battono bandiera straniera: «Vadano in Olanda». Il leader della Lega ha ribadito la linea dura: «Le navi ong di questi pseudovolontari non metteranno più piede nei porti italiani», ha attaccato. La flotta italiana gestita direttamente dal governo, composta da navi militari e Guardia Costiera, continuerà a pattugliare il Mar Mediterraneo e salvare vite, ma a condizioni diverse dal passato. «Staranno più vicine alle coste italiane - ha spiegato Salvini -. Non possono fare più da sole. Ci sono altri che devono intervenire: la Tunisia, Malta, Francia, Spagna».

Più articolato, ma altrettanto duro, era stato l'intervento del ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Danilo Toninelli che sempre su Facebook ha scritto: «È notizia di queste ore che la nave della Ong Lifeline sta agendo in acque libiche fuori da ogni regola, fuori dal diritto internazionale. Hanno imbarcato circa 250 naufraghi senza avere i mezzi tecnici per poter garantire l'incolumità degli stessi naufraghi e dell'equipaggio. Non stanno collaborando con la guardia costiera libica che, dalle prime informazioni acquisite, stava intervenendo per salvare i migranti e riportarli su suolo libico. Operazione di sua stretta competenza, trattandosi di eventi accaduti in mare libico».

La Lifeline ha quindi soccorso le 224 persone al largo delle coste libiche, secondo Toninelli rifiutando di aspettare che le prendesse in carico la guardia costiera libica, che partecipa alle operazioni in collaborazione con il governo italiano per fermare le partenze di barconi dalla Libia. Axel Steier, portavoce di Lifeline, ha confermato questa versione all'agenzia Reuters, spiegando però che i migranti erano in pericolo e non c’era tempo di aspettare. Steier ha aggiunto che i migranti sarebbero stati comunque in pericolo se fossero stati trasportati in Libia, dove ci sono centri di detenzione nei quali vengono spesso violati i diritti umani dei migranti. Ha poi negato le accuse di Toninelli secondo la quale Lifeline agisce «al di fuori delle leggi internazionali».

Il braccio di ferro non si è fermato con Toninelli che ha dato mandato alla Guardia costiera di aprire un'indagine per verificare la corrispondenza effettiva tra la bandiera della nave e la sua registrazione nel Paese. E giovedì pomeriggio è arrivata la risposta da Amsterdam su Twitter che ha dichiarato che la Lifeline batte illegittimamente bandiera olandese e che la nave non risulta sul registro ufficiale olandese. La Lifeline, contattata da Reuters, aveva dichiarato già sabato 16 giugno di navigare sotto bandiera olandese ma di non essere tenuta a essere sul registro ufficiale trattandosi di un'imbarcazione minore.

I toni politici dello scontro non sono mai scesi, nemmeno dopo La Lifeline con a bordo 224 persone nel pomeriggio aveva chiesto che le venisse assegnato un porto sicuro in cui attraccare, sostenendo - in un comunicato - di essere l’unica nave attrezzata nel tratto di mare in cui sono avvenuti i soccorsi, a differenza della cosiddetta guardia costiera libica. Il ministro Salvini ha replicato definendo la nave Lifeline una "nave pirata" e quindi da sequestrare: "Il governo olandese ci ha detto che non è registrata, quindi è una nave fantasma, pirata. Il mio obiettivo è mettere in salvo quelle 200 persone, possibilmente non Italia, ma per esempio a Malta, poi la nave la portiamo in Italia e la mettiamo sotto sequestro per favoreggiamento dell'immigrazione clandestina".

Lo stesso provvedimento di sequestro della nave dovrebbe colpire anche la nave Seefuchs, pure in questo caso per un'indagine sulla bandiera olandese che dà la nazionalità - almeno formalmente - alla nave. "È da irresponsabili, non da filantropi, incentivare la partenza dei barconi della morte", ha sottolineato Toninelli, ribadendo poi che la soluzione resta fermare le partenze dei barconi con degli hotspot in Africa. E di questa possibilità si parlerà, nei prossimi giorni, ai vertici europei in programma a Bruxelles.

L'Acnur: «Negli ultimi 2 giorni 120 persone morte in mare»

Negli ultimi due giorni intanto sono 120 le persone morte annegate al largo delle coste libiche. Lo ha reso noto l'Alto commissariato dell'Onu per i rifugiati (Acnur). «Siamo molto rattristati dalla notizia di 120 persone annegate in mare al largo della costa della Libia negli ultimi 2 giorni. Chiediamo percorsi giuridici per fornire alternative a queste pericolose traversate per le persone bisognose di protezione internazionale in Libia», ha scritto l'Unhcr Libya sul proprio account Twitter.

E stamane un gruppo di 301 migranti africani, tra cui «46 bambini», è stato soccorso dalla Guardia costiera libica a bordo di due grandi gommoni in panne a ovest di Tripoli. Lo segnala un comunicato della Marina libica pubblicato su Facebook. Tra i migranti, di 12 diverse nazionalità africane, vi sono anche tre donne. L'operazione, compiuta dalla motovedetta Ras Jedir a nord di Gasr Garabulli, è iniziata alle 2 di notte ed è durata «diverse ore».

Da Dresda al Mediterraneo, la storia di Lifeline

All'inizio, ottobre 2015, fu la rotta balcanica e gli aiuti portati con il convoglio Dresda-Balcani da un gruppo di giovani, il nocciolo duro a Dresda, che non volevano più stare a guardare. Il mese dopo tre furgoni partirono per Preševo, Serbia, insieme a una squadra internazionale per assistere migliaia di rifugiati in attesa di registrazione. A dicembre l'attività si spostò in Grecia, Idomeni, e di seguito a Chios. Poi, con la chiusura della rotta balcanica e la ripresa delle traversate nel Mediterraneo, la decisione di passare ad agire in mare: ad aprile 2016 iniziò la ricerca di un'imbarcazione ad Amburgo, Sassnitz, Rotterdam.

«Abbiamo perlustrato l'intero mercato navale europeo, otto visite senza successo», fino a che «un'altra Ong ci ha offerto in vendita la sua nave di soccorso», una nave «quasi completamente attrezzata» anche se qua e là da riparare. Da settembre 2016 questa nave diventò l'imbarcazione di Lifeline, organizzazione fondata tre mesi prima, a maggio 2016, che iniziò a operare nel 2017. È così che sul proprio sito si descrive e racconta la sua storia la ong finita nel mirino del governo.

La nave in questione, già Sea Watch 2, ex Clupea, 32 metri di lunghezza, 8 di larghezza, bandiera olandese, fu completata nel 1968 nel cantiere navale Hall, Russell & Company ad Aberdeen. In origine era un peschereccio, nel 2015 la acquistò la Ong Sea Watch e la trasferì ad Amburgo, ribattezzata Sea Watch 2 il 18 marzo 2016, fu poi trasferita a Malta per essere operativa del Mediterraneo. Nel 2016 l'acquisto per 200.000 euro, stando alle informazioni reperibili online, da parte di Mission Lifeline, che la ribattezzò con suo nome.

Mission Lifeline è una ong tedesca. «Salva le persone nel Mediterraneo con noi!» è l'invito che compare vicino ai dati bancari di un istituto di Dresda presso cui fare donazioni a favore dell'organizzazione, con l'indicazione che il versamento è deducibile dalle tasse. Sul sito un contatore registra il livello dei versamenti: ora il target è 48mila euro e le donazioni hanno raggiunto circa 42mila euro.

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