lunedì 2 ottobre 2023
Il 3 ottobre 2013 morirono 368 persone. Oggi le commemorazioni, con studenti e rifugiati. Polemiche per l'assenza del governo. L'ex sindaca Nicolini: ha vinto l'indifferenza
La porta di Lampedusa

La porta di Lampedusa - Ansa

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In tanti sono arrivati, questa mattina, alla Porta d'Europa, il luogo simbolo dell'isola di Lampedusa, nel decennale del drammatico naufragio che costò la vita a 368 persone. Ci sono centinaia di studenti giunti da tutta Italia e da vari Paesi, che ieri hanno dialogato con i sopravvissuti di quella tragedia. Molti di loro portano dei cartelli con impressi i numeri delle vittime del mare per ciascun giorno: 28mila circa in 10 anni secondo quanto affermano le organizzazioni internazionali. "Basta morti invisibili", si legge nello striscione che ha aperto il corteo. "Dieci anni di indifferenza", è scritto in alcuni striscioni. Due bambine hanno attraversato la Porta affacciata sul Mediterraneo e sull'Africa, con dei fiori in mano da gettare in acqua per le loro sorelline: sono le figlie di un medico sopravvissuto al naufragio avvenuto una settimana dopo quel 3 ottobre del 2013 e nel quale perse le sue quattro figlie. "Dopo dieci anni non è cambiato nulla ed è calata una coltre di indifferenza. Lo dimostra anche la circostanza che oggi, per la prima volta, a questa Giornata nazionale della memoria, non ci sia nessuno del governo" ha affermato l'ex sindaca di Lampedusa, Giusi Nicolini, alla guida del centro isolano nei giorni del naufragio.

Erano le 3.15 di notte, il 3 ottobre di dieci anni fa, quando a poche miglia dalla costa dell’Isola dei Conigli un’imbarcazione con 500 persone a bordo prese fuoco e si capovolse, inabissandosi con bambini, donne, uomini, mettendo la parola fine alla traversata nel Mediterraneo e alla loro speranza di una vita migliore. La tragedia più grave della storia del nostro mare contò alla fine 368 vittime. In seguito al naufragio di Lampedusa, il governo italiano, guidato dall’allora presidente del consiglio Enrico Letta, decise di rafforzare il pattugliamento del Canale di Sicilia autorizzando l'Operazione Mare nostrum, una missione militare ed umanitaria la cui finalità è di prestare soccorso alle persone prima che possano ripetersi altri tragici eventi nel Mediterraneo.

L’operazione Mare Nostrum dura però solo un anno. L’allora ex ministro degli Interni, Angelino Alfano, incassa quello che è a suo dire un successo: l’operazione Mare Nostrum cessa di vivere, per lasciare posto a un’operazione europea, Frontex plus a partire da Novembre 2014. Col passare degli anni, però e il cambio al vertice dei governi che affacciano sul Mediterraneo, l’attività di ricerca e soccorso si traduce principalmente in controllo delle frontiere esterne. Non esiste cioè un sistema (alla pari delle navi Ong che operano nel Mediterraneo) uno strumento comune per salvare vite umane. Spetta alla buona volontà della Guardia costiera di turno. E intanto le attività delle navi in capo alle organizzazioni non governative vengono criminalizzate e di volta in volta stoppate. L'Italia e l'Europa tornano a costruire “il grande muro” nel Mediterraneo per respingere i migranti, fino al naufragio di Steccato di Cutro. Dopo dieci anni, il 15 aprile 2023, la seconda altra grande tragedia di Cutro con quasi 100 persone morte.

Le iniziative di commemorazione. Il Centro Astalli: «Le politiche vanno in direzione preoccupante»

«A 10 anni dal tragico naufragio di Lampedusa in cui persero la vita 368 persone, il Centro Astalli in occasione della Giornata nazionale in memoria delle vittime dell'immigrazione si ritrova nel "Giardino della Memoria e dell'Accoglienza", istituito nel 2018 a Piazza Gian Lorenzo Bernini, nel Rione San Saba, a Roma, per continuare a fare memoria» si legge in una nota dell'associazione. «La giornata del 3 ottobre, istituita dalla legge 45/2016, ha lo scopo di ricordare e commemorare tutte le vittime dell'immigrazione e promuovere iniziative di sensibilizzazione e solidarietà». A Roma l'appuntamento è presso il giardino di Piazza Gian Lorenzo Bernini alle ore 11.30. Per l'occasione, che vedrà la partecipazione di scuole del quartiere e cittadinanza, alcuni rifugiati accolti al Centro Astalli si racconteranno attraverso il metodo dei “libri viventi” per l'iniziativa “Ti racconto una storia, ti racconto di me”.
Padre Camillo Ripamonti, presidente Centro Astalli, spiega le ragioni dell'iniziativa: «In questa giornata facciamo memoria di uomini, donne e bambini costretti alla fuga da guerre, persecuzioni e crisi umanitarie, da carestie, cause ambientali e ingiustizie sociali. Facciamo memoria di chi non ce l'ha fatta a compiere il proprio viaggio che si è interrotto tragicamente, in assenza di vie legali». E ancora: «Ricordiamo anche chi si impegna ogni giorno a metterli in salvo, chi li accoglie e chi li aiuta in un'azione di solidarietà che mai va criminalizzata. Molte delle politiche messe in atto da quel tragico 3 ottobre ad oggi vanno in una direzione estremamente preoccupante e non di rado in aperta violazione dei diritti umani e delle principali convenzioni in materia di asilo. Ricordare le vittime vuole dire prima di tutto rispettare la dignità e i diritti dei vivi».

La Comunità di Sant'Egidio: «Seguire il modello dei corridoi umanitari»

Le tragedie in mare, con migliaia di morti e dispersi, non sono finite. La Comunità di Sant'Egidio, insieme a tanti migranti e rifugiati, ricorderà le vittime con una veglia di preghiera nella basilica di Santa Maria in Trastevere stasera alle 20. «In questa Giornata della Memoria e dell'Accoglienza, rilanciamo l'appello all'Europa - sottolinea Sant'Egidio - di sostenere l'Italia nelle operazioni di salvataggio in mare, unico modo per evitare altre tragedie dell'immigrazione, e ricordiamo che esistono alternative ai trafficanti di esseri umani. Sono i corridoi umanitari, realizzati da Sant'Egidio insieme ad altre associazioni in collaborazione dei ministeri dell'Interno e degli Esteri, ma anche in Francia e Belgio: finora hanno permesso l'arrivo in Europa in sicurezza, per chi arriva e per chi accoglie, a più di 6.500 persone. Seguendo questo modello, che favorisce l'integrazione, è urgente sviluppare altre vie legali di ingresso per motivi di lavoro, che risponderebbero alla ormai cronica carenza di lavoratori in diversi settori, a causa del calo demografico».






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