sabato 18 marzo 2023
Allarme di Msf: profughi respinti dall’Algeria in Niger, lasciati senza assistenza. Su Tunisi si muove l’Europa, l’ipotesi di ampliare le vie legali d’ingresso
Centinaia di persone sedute, in fila, nel deserto di Assamaka, in Niger

Centinaia di persone sedute, in fila, nel deserto di Assamaka, in Niger - Msf

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Sono migliaia i dannati del “Point zero” nel Sahara e sono ormai allo stremo. Quasi 5mila migranti sono stati respinti dai primi di gennaio dall’Algeria in Niger, in base a un accordo del 2014. Abbandonati nel deserto. Donne, bambini, minori, uomini, sia nigerini che di diversi Paesi dell'Africa subsahariana occidentale - accomunati dalla medesima grande povertà - sono bloccati ad Assamaka, la Lampedusa del Sahara nigerino, in condizioni di estrema insicurezza, senza accesso ad assistenza sanitaria, protezione, riparo e beni di prima necessità. Un'emergenza mai vista in nove anni di respingimenti. È l'allarme lanciato ieri da Medici Senza Frontiere che chiede alla Comunità economica degli stati dell'Africa occidentale (Ecowas) di fornire protezione immediata.

Come hanno spesso denunciato i “whistleblower“ (quelli che “fischiano”, che suonano l’allarme, ndr) di Alarm phone Sahara, l’organizzazione che sorveglia le rotte migratorie del deserto utilizzando come sentinelle chi percorre le piste di sabbia da secoli, le deportazioni di africani irregolari dall’Algeria continuano in maniera violenta e su larga scala, provocando a volte la morte di immigrati scaricati in piena notte nel nulla, incapaci di orientarsi verso Assamaka, la prima città nigerina dove si trova l'ambulatorio di Msf e un centro di transito dell'Oim. Molti spariscono.


Alarm phone Sahara: tanti poi scompaiono nel nulla. Su Tunisi si muove l’Europa, l’ipotesi di ampliare le vie legali d’ingresso

Le sentinelle hanno dichiarato ad esempio che, dei 1.124 deportati al “Point zero” la notte del 29 ottobre 2022, solo 818 sono stati registrati ad Assamaka. Resta un mistero la sorte delle 306 persone mancanti all'appello. Ed è rimasta senza nome la persona morta nel deserto durante la deportazione del 3 novembre.

Nel 2022 sono stati respinti in tutto 24.250 migranti dall'Algeria secondo Alarm phone Sahara che , sommati a quelli dei primi mesi del 2023, fanno quasi 30 mila persone. L'Algeria, grazie alle risorse energetiche, è diventata da anni una calamita di flussi. Ma chi non è in regola viene rastrellato durante i raid della polizia nei luoghi di lavoro, nelle abitazioni o in strada e poi derubato, maltrattato e stipato in camion che trasportano i malcapitati al “Point Zero”, dal quale devono poi raggiungere Assamaka a piedi percorrendo una ventina chilometri. «La gravità degli abusi è indiscutibile. Le testimonianze dei nostri pazienti e le loro condizioni fisiche e mentali dimostrano l’inferno passato durante l'espulsione», ha denunciato Jamal Mrrouch, capo missione di Medici Senza Frontiere in Niger.

Il Centro di salute integrata supportato da Msf ad Assamaka è sovraffollato, con migliaia di persone che cercano riparo nella struttura per sfuggire agli oltre 40 gradi delle ore diurne e al freddo serale. Dormono ammassati in ogni angolo, comprese le zone di scarico, rischiando malattie e infezioni cutanee e mangiando cibo pieno di sabbia.

«Una situazione senza precedenti che richiede una risposta umanitaria urgente della Comunità economica degli stati dell'Africa occidentale, da dove proviene la maggior parte di queste persone - conclude Mrrouch -. È nostro dovere portare l’attenzione su questa grave mancanza di assistenza e sui rischi per la salute dei migranti, compresi i bambini, abbandonati nel deserto di Assamaka».

Intanto in Tunisia l’Ue ha deciso di “raddoppiare gli sforzi” per contrastare l’immigrazione illegale esplosa nel 2023, tanto da portare la Tunisia a rimpiazzare la Libia come Paese di prima partenza (il 60% degli arrivi in Italia proviene da lì). Lo sostiene un report del Servizio di Azione Esterna dell'Ue rilanciato dall'Ansa, che finirà sul tavolo dei ministri degli Esteri al consiglio di lunedì. Il documento propone una missione contro i trafficanti, l'aumento della cooperazione per la gestione delle frontiere, per i rimpatri volontari, per migliorare le capacità nelle operazioni di ricerca e salvataggio (Sar) nonché l’ampliamento delle vie d’ingresso legali. Il documento menziona con « preoccupazione » la retorica del presidente Saïed contro i migranti. Quattro organizzazioni per i diritti umani - Amnesty International , Euromed Rights, Human rights watch e Icj Mena - hanno chiesto ai ministri degli Esteri dei 27 di fare pressione sul governo tunisino per invertire la rotta antidemocratica che ha portato all'arresto di oppositori e giornalisti incentivando le partenze.

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