giovedì 31 agosto 2017
Dall'asilo all'Itis. Gli amici votano ma lui non può
«Mi arrabbio se sento parlar male dell’Italia»
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Il diciannovenne Ismail Amrani vive a Gottolengo, in provincia di Brescia, da quando aveva 5 anni. Con il ricongiungimento familiare, lui, la sorella e la mamma raggiunsero il padre, operaio emigrato dal Marocco negli anni Novanta. Qui ha frequentato l’ultimo anno di asilo, le elementari, le medie e l’Itis informatico. «Ora – dice – cerco lavoro». Anche questo, in fondo, è un tratto che lo accomuna a tanti coetanei autoctoni. Ismail è dunque uno dei ragazzi che lo ius culturae riconoscerebbe come italiano. La nuova legge renderebbe cittadino chi, figlio di genitori regolarmente presenti, uno dei quali con permesso di lungo periodo, ha frequentato un intero ciclo scolastico. Con le parole di Ismail, «ci sentiremmo riconosciuti parte del Paese a cui, da quando ci ricordiamo, ci sentiamo di appartenere».
Il ragazzo fa degli esempi: «Mi accorgo di essere italiano quando il mio pensiero è in italiano, nonostante conosca bene l’arabo. Me ne accorgo quando inizia l’Inno di Mameli e sono orgoglioso, oppure quando abbiamo vinto i Mondiali e sono esploso di gioia». E ancora: «Mi sento italiano quando mi arrabbio perché si parla male dell’Italia, mi infervoro contro i tagli alle pensioni, o mi rendo conto che a differenza dei miei amici non posso votare». Il Marocco «non va dimenticato», è il paese dei nonni (ormai solo paterni, quelli materni sono emigrati in Italia sette anni fa) e delle origini. Ma il giovane si sente legato anche alle tradizioni bresciane, come la "Sagra della patata e dei Sapori della Provincia di Brescia", a cui Ismail non manca mai.

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