martedì 26 settembre 2023
Le «incursioni» del capo della Lega agitano palazzo Chigi. Fratelli d'Italia boccia con durezza l'ipotesi condono. Salvini agita il fantasma del rimpasto
Meloni-Salvini, il grande gelo
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«Un condono edilizio? Per quanto leggo non so se è questa l'idea del ministro Salvini... Certo, quando si parla di queste cose bisognerebbe farlo in maniera dettagliata... Ma se non c'é nemmeno un testo di cosa dovremmo parlare?». Bastano poche parole di Tommaso Foti, presidente dei deputati di Fratelli d'Italia e ascoltato consigliere di Giorgia Meloni per capire. C'è sospetto verso l'attivismo del capo della Lega. C'è fastidio - raccontano ai piani alti di Palazzo Chigi - verso le sue «ripetute incursioni». E il no del capogruppo di Fratelli d'Italia non è solo un no a una possibile misura. È un no a un modo di fare. Insomma Foti boccia l'idea di condono nel merito ma quella bocciatura ha l'impressione di essere anche alla strategia di Salvini. «Mi sembra difficile anche solo poter quantificare l'introito di una operazione che non ha nemmeno un testo di riferimento. Ma se parliamo di una piccola sanatoria per delle finestre più larghe di cinque centimetri, temo che il gettito sia tale che non risolva i problemi di bilancio», dice secco Foti che prende anche le distanze dall'idea di condono fiscale: «Parlare di condoni è sbagliato, la sinistra mistifica. Quando ci sono omessi pagamenti, gli importi delle sanzioni sono spesso talmente eccessivi da produrre effetti negativi sul fisco stesso e fanno risultare lo Stato una specie di usuraio. Quindi gli interventi decisi fino a oggi sono stati per limitare queste distorsioni sull'omesso pagamento». Tutto chiaro? Se non bastasse parla anche Andrea Delmastro Delle Vedove, sottosegretario al ministero della Giustizia e anche lui fidato collaboratore di Giorgia Meloni. «Non siamo innamorati dei condoni: quando la proposta verrà formalizzata, si potrà verificare. Un conto sono le infrazioni di minore entità, di tipo amministrativo, perché non c'è volontà di accanimento su questioni marginali. Altra cosa è premiare chi non rispetta le regole. Non fa parte di quello che vogliamo fare», chiarisce.

C'è un clima pesante dentro il governo. Salvini davanti ai taccuini ripete che la sintonia è totale è che il governo durerà l'intera legislatura ma ogni giorno pare cercare un tema per mettere in difficoltà il governo e per erodere voti a Fratelli d'Italia. I sondaggi (sia quelli nelle mani di Salvini che quelli a disposizione di Meloni) raccontano che la Lega avrebbe recuperato due punti negli ultimi due mesi. Punti presi a Fratelli d'Italia. C'è una sorta di guerriglia che scuote l'esecutivo. E che ora punta dritto su alcuni ministri. Nel mirino del Carroccio ci sarebbero due nomi. Il primo è quello di Daniela Santanchè, ministro del Turismo oggi indebolita dalle inchieste e fin dall’inizio del mandato non tra le più amate dalla Lega. Il secondo è quello del ministro dell'Interno Matteo Piantedosi. Il rapporto con Salvini un tempo solidissimo e oggi sempre più traballante. E il capo della Lega non perde occasione (nelle conversazioni più private ma anche in qualche uscita pubblica) per criticare la gestione dell’immigrazione. A Palazzo Chigi crescono rabbia e diffidenza. E l'ultimo affondo del presidente dei deputati della Lega Riccardo Molinari amplifica i sospetti. C'è una parola che suona come un campanello d'allarme: rimpasto. «Non è un’esigenza ma non sarebbe neppure una tragedia. Siamo molto soddisfatti, come Lega, dei nostri ministri. Non so se gli alleati lo siano dei loro». È un colpo basso se si pensa che la Lega dovrebbe essere il principale partner di governo di Fratelli d’Italia. Non proprio un esempio di gioco di squadra. Meloni per ora tace. Ma chi la conosce da sempre sa che non lascerà che Salvini si muova indisturbato con un solo vero obiettivo: aspettare il voto europeo del 2024 per un'operazione di travaso di voti dai serbatoi di fratelli d'Italia a quelli della Lega. Sono ore complicate. Meloni parla ripetutamente con i suoi due uomini a palazzo Chigi, i sottosegretari Alfredo Mantovano e Giovanbattista Fazzolari, per mettere a punta una strategia. Ma chi pensa che la mossa possa essere rovesciare il tavolo e andare al voto sbaglia. Oggi Meloni vuole governare e blindare l'esecutivo almeno fino alle europee. Salvini permettendo.


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