venerdì 13 giugno 2025
Governo sorpreso, poi la premier sente Trump e Netanyahu (e lo pressa su Gaza). Nella nota di Palazzo Chigi non si cita Tel Aviv. Il ministro degli Esteri ha colloqui con Israele e Iran.
La linea dell'esecutivo: non esasperare l'aggressività verso Teheran
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Il fatto che il Governo italiano sia rimasto sorpreso dall’attacco israeliano lo si comprende da un dato concreto: alla riunione-chiave della giornata, quella convocata dalla premier con i ministri competenti e l’intelligence, erano tutti videocollegati, e la stessa premier Giorgia Meloni era connessa da casa. Vi era dunque davvero la convinzione, tra l’altro espressa da Antonio Tajani giovedì sera (e che gli è costata critiche e polemiche), che l’azione non fosse imminente.

I colloqui della premier con Trump, Von der Leyen, Merz e i leader arabi. Poi al telefono con Netanyahu

Il Governo di Roma ha dovuto dunque recuperare nel corso della giornata una serie di interlocuzioni che altre cancellerie avevano avuto già nella notte. La premier ha sentito nel primo pomeriggio il presidente americano Donald Trump, la presidente della Commissione Ursula von der Leyen e il cancelliere tedesco Friederich Merz. Agli alleati la presidente del Consiglio ha anticipato quanto poi concordato durante la call di governo: l’Italia vuole mantenere, in questo fronte che si riapre pericolosamente, un ruolo di mediazione. A testimoniarlo in modo particolare la doppia telefonata che il vicepremier e ministro degli Esteri italiano ha avuto con l’israeliano Sa’ar e l’iraniano Araghchi. Colloqui di cui lo stesso Tajani ha informato i colleghi di Francia, Gran Bretagna e Germania. Ai ministri degli Esteri dei principali Paesi alleati Tajani ha riferito delle due conversazioni, e in particolare «dei suoi inviti all’israeliano a fermare immediatamente gli attacchi militari a Gaza, per raggiungere un cessate il fuoco, liberare gli ostaggi e assistere la popolazione civile». Anche la premier, dopo il giro di orizzonte con Washington, Bruxelles e Berlino, ha avviato contatti con i capi di Stato e di governo dei Paesi mediorientali vicini a quelli coinvolti nella crisi: il primo ministro dell’Arabia Saudita Mohamed bin Salman, re Abdallah II di Giordania, il sultano dell’Oman Tariq Al Said, l'emiratino bin Zayed Al Nahyan. A conclusione di questo giro diplomatico, la presidente del Consiglio, sebbene preceduta da diversi altri leader europei, ha avuto una conversazione diretta con Benjamin Netanyahu. «Nel corso del colloquio - spiega Palazzo Chigi - il presidente del Consiglio ha condiviso la necessità di assicurare che l’Iran non possa in alcun caso dotarsi dell’arma nucleare, auspicando al contempo che gli sforzi condotti dagli Stati Uniti per giungere ad un accordo possano ancora avere successo. Il presidente Meloni ha infine ancora una volta ribadito l’urgenza di garantire l’accesso dell’assistenza umanitaria alla popolazione civile di Gaza».

La videoconferenza del governo

La videoconferenza del Governo arriva a metà di questa azione diplomatica. E produce una nota che salta all’occhio per un aspetto: pur essendo corposa, non cita mai Israele. Forse un modo per differenziarsi da Germania e Francia, che hanno mostrato una discreta “comprensione” dell’azione di Israele, al netto della richiesta di «de-escalation». E anche un tentativo di ritagliare per Roma - che ha ospitato gli ultimi colloqui sul nucleare - una posizione più autonoma, alla luce anche del fatto che, ancora una volta, il primo vero coordinamento europeo c’è stato con una telefonata tra Germania, Francia e Gb, senza Italia.

La nota, dunque. «Nel corso della riunione - scrive Palazzo Chigi - si sono registrati con preoccupazione i rapporti dell'Aiea che hanno trovato l'Iran in violazione dei suoi obblighi secondo il Trattato sulla Non Proliferazione delle Armi nucleari. In questo quadro è stato riaffermato il pieno sostegno ai negoziati tra Stati Uniti e Iran per un accordo sul programma nucleare iraniano, e sottolineato come una soluzione diplomatica debba restare l'obiettivo prioritario». Il governo italiano continuerà dunque a «lavorare con tutti i partner per promuovere una de-escalation e per garantire al meglio la sicurezza dei cittadini e dei militari italiani presenti nella regione. Il coordinamento -conclude il comunicato- è convocato in forma permanente».

Uscendo dalla formalità, è emersa una linea condivisa da Meloni e Tajani: non occorre esasperare l’aggressività contro l’Iran e bisogna proseguire nel dialogo con le parti. Un monitoraggio continuerà non solo sul fronte della sicurezza interna, ma anche su un eventale aumento dei flussi di migranti dalla Libia per via delle ulteriori tensioni in Medioriente.

Lo scontro con le opposizioni: la crisi oggi arriva alle Camere

Come detto, il fatto che l’Italia sia rimasta sorpresa dall’attacco di Israele è oggetto di polemica politica. Le opposizioni, in particolare Renzi, ironizzano sulla “previsione” sbagliata di Tajani, che replica piccato, ricordando di aver passato la notte a monitorare la situazione e di essere a lavoro dall’alba. «Le opposizioni si sveglino presto», contrattacca.

Ma a prescindere dai botta e risposta, l’azione delle opposizioni è finalizzato soprattutto a portare subito il governo in Aula a riferire. Sebbene le premesse non siano di unità tra maggioranza e opposizione. Anzi, il primo commento di Elly Schlein è duro: «Abbiamo chiesto al Governo di riferire in Aula al Paese e che faccia qualcosa di concreto per fermare l’escalation. Meloni non si schiacci su Trump e si attivi per una iniziativa concreta dell’Italia. Fino a qui non li abbiamo visti condannare le azioni di Netanyahu nemmeno su Gaza. Va evitata a tutti i costi una ulteriore escalation con una voce dell’Italia e con una voce forte dell’Europa», dice la segretaria dem.

Anche per l’attacco all’Iran, dunque, il centrosinistra sospetta di un “timore” dell’esecutivo verso Israele e parla di una «irrilevanza» italiana, anche se il rapporto dell’Aiea desta oggettiva preoccupazione anche tra i banchi dell’opposizione.
Il risultato di questa dialettica è che oggi le Camere riaprono: alle 11 Tajani riferirà alle Commissioni competenti.

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