domenica 29 agosto 2010
Il leader di Cl traccia un bilancio del Meeting che si è appena concluso: «Si rassegni chi sostiene che siamo divisi tra progressisti e conservatori. I movimenti danno fastidio solo perché coerenti a certi valori».
  • Cercando cose grandi per il bene di tutti di Davide Rondoni
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    Il Meeting è finito, il "cuore che desidera cose grandi" è soddisfatto?Il tema del desiderio di cose grandi come vera natura dell’uomo – ci risponde al termine del Meeting di Rimini Giorgio Vittadini, che guida la Fondazione per la Sussidiarietà ed è uno dei leader di Cl – ha informato tutto. Dall’incontro con don Stefano Alberto e il cardinale Scola a quello tra il metropolita Filaret e il cardinal Erdo, agli innumerevoli dibattiti con islamici, ebrei, protestanti, e poi indiani, ugandesi, egiziani... Anche questo è stato un Meeting di caratura mondiale; scelta voluta, perché Cl è un movimento sempre più internazionale. Ora si continua al Cairo, in ottobre, dove un gruppo di giudici costituzionali ci ha invitato a organizzare un’edizione di due giorni. Il desiderio costruisce ponti.Quelli tra i movimenti ecclesiali reggono?Si rassegni chi sostiene che siamo divisi, come dicono, tra progressisti e conservatori: siamo unitissimi. L’unità si fa con i movimenti, non con le riviste: qui ho incrociato esponenti di Sant’Egidio, Acli, Mcl, Azione cattolica. Certo, all’esterno fa comodo dividere il mondo cattolico perché esprimiamo valori che danno fastidio, siamo coerenti su temi che, sia a destra che a sinistra, dividono. Al di là dei diversi carismi, abbiamo un plafond comune persino più forte degli anni della Prima Repubblica, anche se contro di noi è in atto una strategia "divide et impera" affinché certe questioni non finiscano in agenda.Cosa pensa delle pressioni per una "riforma" della Chiesa? Il Concilio Vaticano II è una cosa grande che dobbiamo ancora attuare fino in fondo. Non abbiamo bisogno di riforme ma di vivere l’esperienza di vita nuova che ci ha indicato il Papa nel 1982 a Rimini. La fede tornerà a essere un giudizio sul mondo, un fattore di novità e di sviluppo: la fede è un fattore di razionalità, sviluppo e pace; il suo messaggio va ben al di là i confini del mondo cattolico.Tra pochi mesi a Reggio Calabria si terranno le Settimane Sociali. Su quali punti sarà evidente quest’unità?Sull’emergenza educativa, su un welfare che non divida ricchi e poveri, su un federalismo che non spacchi l’Italia e sulla necessità di una risposta alla crisi in termini di sviluppo. Questo è stato il Meeting dell’economia, eppure il tema della sussidiarietà è rimasto in penombra...Non l’abbiamo dichiarato preventivamente, ma in tutti gli incontri la sussidiarietà è emersa come l’esito del desiderio. Barroso, Formigoni, Marchionne, Marcegaglia: il desiderio di costruire la società dal basso è emerso eccome, come l’alternativa vera alla crisi. Non dimentichiamo che con Maroni abbiamo parlato di realtà che integrano, con la Carfagna e Alemanno di quoziente familiare...Ne avete parlato anche con Tremonti e Sacconi, ma non si passa dalle parole ai fatti. Qualche delusione su questo punto?Meglio che i ministri vengano qui a dire dei sì e poi si continui a lavorare per realizzare le cose, piuttosto che non ne parlino affatto. Al Meeting la politica si confronta con problemi reali – non dimentichiamo la discussione tra Alfano e Violante sulla riforma della giustizia – e questo spiega anche certe lentezze, ma non c’è nessuna delusione. L’importante è incontrarsi.Avete incontrato anche Bersani, ma non l’avete invitato. Non è più un amico del Meeting?Macché, con Bersani c’è un rapporto di lunga data, grazie all’iniziativa dell’Intergruppo parlamentare per la sussidiarietà. È venuto a visitare il Meeting e io ne sono stato molto contento perché è un’esperienza che vale davvero la pena di vedere e perché è importante che il dialogo vada sempre avanti. Se fosse venuto anche Berlusconi penserei allo stesso modo.È vero che non lo avete voluto?Nessuna preclusione. Noi abbiamo fatto un meeting con un programma di un certo tipo e in questo contesto abbiamo pensato che né Bersani né Berlusconi avrebbero potuto avere una collocazione adeguata.Berlusconi può essere stato "dissuaso" dalle critiche contro la classe politica con cui si è aperto il Meeting...Ho detto ai giornali cose che dico sempre: io sono contro la cooptazione e sono a favore della scelta dei politici dal basso, credo nel ruolo del Parlamento, che la politica non si fa con un solo leader, né Berlusconi né un altro. In politica servono persone che lavorano sui problemi reali, mentre ora ci si illude di risolvere tutto con la Finanziaria. La "vecchia" classe politica nasceva dal territorio e lo rappresentava davvero, ma dopo il 1992 abbiamo commesso l’errore di considerare questi legami solo clientelismo e delinquenza. Ora si teorizza che ci debba essere solo l’individuo e lo Stato, senza nessun corpo intermedio. Conviene a pochi, lo paghiamo tutti. Berlusconi, come tutta la classe politica attuale, ha i limiti di questa concezione. Ricordiamolo, questo sistema elettorale è figlio di un accordo tra destra e sinistra.Comunione e Liberazione è anche una galassia di associazioni, gruppi, imprese, interessi. Cosa chiedete al governo?Di cambiare le leggi in termini sussidiari. La politica deve intermediare meno, quindi meno spesa pubblica, più voucher, più doti scolastiche, ecc. Soprattutto chiediamo una riforma fiscale: il 5 per mille è un esempio di come si può intervenire sul welfare e il quoziente famigliare permetterebbe di aiutare le famiglie più dell’ennesima legge di spesa. Certo, gli strumenti che già ci sono devono funzionare. I ritardi con cui viene versato al terzo settore il 5 per mille devono finire, altrimenti è una presa in giro.
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